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“Cogito, ergo Sport” | La “Generazione dei Fenomeni”

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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. (Gabriel Garcia Marquez).
Lo sport è un pezzo di vita, un pezzo di storia: lo si può vivere o ricordare, lo si può rivivere raccontandolo. “Cogito ergo Sport”, penso dunque faccio sport, una nuova rubrica che racconta miti e leggende del mondo dello sport, evidenziando l’inscindibile legame tra la mente e il corpo.

 

C’è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela. E il vero uomo sa come distinguerli”.
Cogliete l’attimo, da Mimnermo a Orazio, da Lorenzo De’ Medici a Walt Whitman, cogliete la rosa quando è il momento…
Una ricezione perfetta, un segno d’intesa, il corpo si tende, il braccio è in arrivo, prima ancora della vista della palla. La chiamano fast, veloce, primo tempo: è la totale fiducia nel tocco perfetto del compagno, nel tempismo esatto di due diversi ruoli in totale sintonia. Probabilmente uno degli schemi più rapidi nella pratica, alzata e schiacciata quasi indistinte, eppure un calcolo, una sicurezza, un affiatamento, una velocità che sembrano irrealizzabili in un colpo solo. L’attimo fuggente: lo scatto verso la rete coglie di sorpresa gli avversari, li disorienta, e proprio quando questi tentano di assestare i binari e ricompattarsi il treno li travolge, a velocità inumana, precedendo la loro barriera.
Brasile, 1990. Era la Generazione dei Fenomeni, quella dell’Oro mondiale a colpi di “botta e risposta” contro la Cuba di Joel Despaigne. Ma c’è chi è ancora fermo a quel 14-13 della semifinale Italia-Brasile, un’atmosfera di 25 mila tifosi, sudando per quell’ultimo, estremo punto contro i padroni di casa. Nessuno avrebbe immaginato il coraggio di un atto estremo, l’istinto che sbaraglia la logica, l’audacia di un tentativo che, se fallisce, diventa imprudenza, se ha successo passa alla storia come eroismo. Contro ogni aspettativa il regista Tofoli trasforma la perfetta ricezione in un primo tempo a servizio di Crazy Lucchetta, che fa di quel punto l’accesso in finale per la Squadra del Secolo. Una veloce nella fase più importante della partita, se non la più importante della carriera, lo schema d’attacco più rischioso nell’istante decisivo. Cogliere l’attimo significa essere imprudenti nel momento di massima prudenza, raccogliere settimane di intensa fatica, allenamenti, sudore e sacrifici condensandoli in un carpe diem; significa giocarsi tutto nel secondo a disposizione, cogliere la rosa quando è il momento, né un istante prima, né uno dopo.
Ogni fast è un carpe diem, l’attimo che se ne va inosservato se lo si lascia scivolare, l’attimo che si trasforma in portento se lo si sfrutta: il giusto tempo al tempo giusto.
C’è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela e questo, non a caso, è il primo tempo.

Rubrica a cura di Chiara Mastrosani

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