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Sci Nordico

Combinata nordica, un’annata storta

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Con i Mondiali alle spalle, mancano solo due tappe alla conclusione della stagione di combinata nordica: nel prossimo weekend i combinatisti saranno di scena a Lahti, in Finlandia, in quello successivo a Oslo.

Difficile, dunque, che cambino all’improvviso i valori in campo, e dunque che giri una stagione azzurra certamente non positiva. La costante che ha caratterizzato l’annata dei nostri ragazzi è l’enorme difficoltà dal trampolino: quante volte il pur discutibile Provisional Competition Round ha costituito una tagliola insormontabile per gli italiani? Quante volte eccellenti prestazioni-quasi sempre da top ten-sugli sci stretti non hanno portato a ottimi risultati, proprio per il grande gap accumulato in fase di salto? Se n’è avuta una dimostrazione anche ai Mondiali di casa, in Val di Fiemme, visto che in tutte le gare gli azzurri si sono ritrovati ad inseguire; basti pensare, ad esempio, che Lukas Runggaldier ha strappato il miglior tempo nei 10 km di fondo della Gundersen dal piccolo trampolino, ma partiva dalla cinquantesima misura del salto e dunque non è riuscito a risalire oltre la ventiseiesima posizione finale. Nella gara a squadre e nel team sprint sono giunti due settimi posti tutto sommato buoni, considerando la stagione avara di soddisfazioni, ma ancora una volta risultati ancora migliori (persino la zona podio, a pensarci bene) non sono stati raggiungibili proprio per le gravi difficoltà della prova del mattino.

Intendiamoci, non è cosa da poco essere così scarsamente efficaci in uno dei due fondamentali di questo sport. Il salto è una disciplina davvero di massima precisione, basta un dettaglio fuori posto a fare la differenza tra una buona misura e una deludente. Basta non essersi adattati bene a tute particolarmente aderenti, ad esempio, che nella prima parte di stagione non sono piaciute nemmeno ai nostri atleti del salto speciale. Oppure basta sbagliare qualcosa sul piano della posizione per perdere in aerodinamicità e quindi in efficacia. Quale che sia la causa, i nostri ragazzi staccano spesso con velocità molto basse e di conseguenza raggiungono misure inferiori rispetto agli altri contendenti: è chiaro che si prospetta una primavera di riflessioni all’interno dello staff tecnico e della FISI per capire cosa ha generato questo grave problema. C’è da dire, comunque, che i ragazzi sono sempre sembrati pienamente consapevoli di queste problematiche e davvero dispiaciuti per le prestazioni poco soddisfacenti, senza quindi accontentarsi di piazzamenti di rincalzo che non rendono giustizia al loro valore.

In ultimo, anche qualche scelta organizzativa degli allenatori non ha convinto fino in fondo. Pur comprendendo la sacrosanta logica di affinare la preparazione in vista dei Mondiali di casa, che senso ha avuto sobbarcarsi la lunga trasferta di Sochi (tenendo presente che l’anello del fondo delle Olimpiadi cambierà rispetto a quello attuale), rinunciando a quella di Klingenthal, dove, con l’eccezione di Moan, erano assenti i norvegesi? In quell’occasione si sarebbero potuti fare punti importanti, migliorando anche il morale che, ovviamente, non poteva essere altissimo in quei momenti.

Non ci stupiremmo, dunque, se la FISI prendesse importanti decisioni a fine stagione. Indiscrezioni pubblicate dalla Gazzetta dello Sport nei giorni scorsi parlavano di una possibile partenza di Sepp Chenetti, responsabile di quella parte di fondo che è l’unica cosa da salvare nell’annata storta della combinata nordica azzurra, probabilmente deluso dai risultati complessivi. Sperando che l’esperto coach fassano rimanga in sella, il presidente federale Flavio Roda avrà comunque molte gatte da pelare e dovrà forse ripensare la gestione tecnica dell’intero comparto.

foto di FEDERICO MODICA per itanordic.com

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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