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Coppa del Mondo sciabola femminile: la Giovine Italia è seconda a Bologna

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La seconda finale consecutiva, il secondo argento, una squadra giovanissima che è già tra le più forti del mondo. Le ragazze della sciabola continuano a stupire e a stupirsi, guidate da una Irene Vecchi in formato veterana (a 23 anni), ma capaci di a scattare sui muscoli delle proprie gambe e menare stoccate a qualunque avversaria.

A Bologna Rossella Gregorio, Martina Petraglia e Lucrezia Sinigaglia hanno confermato che la scelta di allargare la squadra alle più giovani, fatta da Giovanni Sirovich tenendo fuori due campionesse come Gioia Marzocca e Ilaria Bianco, funziona alla grande. Le tre giovani ragazze hanno colpito ancora una volta per carattere e cattiveria agonistica, centrando il secondo podio in tre gare di Coppa del Mondo.

Solo l’Ucraina di sua maestà Olga Kharlan (strepitosa nella prova a squadre al contrario di quanto fatto vedere nell’individuale, è stata capace di battere le azzurre col punteggio di 45-41. Tutto troppo facile negli ottavi e nei quarti. Il Messico e la Gran Bretagna, approdata a sorpresa tra le otto dopo aver eliminato la Cina, sono stati liquidati con lo stesso identico punteggio finale: 45-22, poco più di un riscaldamento in vista degli impegni più difficili.

In semifinale l’Italia ha trovato la Francia, capace di qualificarsi grazie a una rimonta straordinaria sulla Russia. E per poco le transalpine non sono riuscite a fare altrettanto con le azzurre, nettamente avanti per gran parte del match prima che un passaggio a vuoto di Rossella Gregorio le riportasse avanti proprio alla vigilia dell’ultimo assalto. Ma la sciabolatrice salernitana è stata bravissima a riprendersi nel finale e piazzare le stoccate che hanno permesso a Irene Vecchi di salire in pedana sotto di una sola lunghezza. Certo, Irene ci ha messo del suo per rendere ancora più emozionante il finale, consentendo alla Berder di portarsi avanti sul 43-40. Poi la rimonta della livornese, fino alla stoccata del 45-44. «Mi stava venendo un infarto», ha raccontato la sciabolatrice azzurra, «pensavo a mettere l’ultima stoccata e alle mie compagne che mi correvano incontro».

Copione rispettato alla perfezione, mentre un altro thriller si consumava poche pedane più in là, dove Olga Kharlan compiva un autentico capolavoro, rimontando dal 42-37 contro Mariel Zagunis e portando l’Ucraina in finale, con gli Stati Uniti relegati al match per il bronzo, vinto contro la Francia. Stoccate meravigliose quelle della Kharlan, l’ultima delle quali è semplicemente indescrivibile a parole. Un fenomeno vero.

Anche per questo il 45-41 con cui le nostre hanno perso la finale è un ottimo segnale. Perché quel l’incontro si poteva vincere, i mezzi ci sono, la fiducia pure, e solo qualche piccolo errore ha negato l’oro alle azzurre. «Una rondine non fa primavera», aveva detto Giovanni Sirovich dopo il secondo posto di Gand, ora però le rondini sono due. E come se non bastasse, la primavera è alle porte.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

foto di Augusto Bizzi

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