Sci di fondo
Dietmar Noeckler a 360°: “Miglioro anno dopo anno”
Stiamo imparando a conoscerlo ormai, questo ragazzo di Brunico. Un talento che, gara dopo gara, emerge sempre di più, mantenendo le aspettative di qualche anno fa. Per Dietmar Noeckler, 25 anni da compiere il 29 settembre, infatti, quella che si avvia verso la conclusione è stata la stagione della svolta, culminata (per il momento) con l’eccellente 6° posto di Lahti, ma che lo vede protagonista costantemente già dal Tour de Ski. Insomma, Didi in futuro potrà togliersi diverse soddisfazioni. Olimpiazzurra l’ha intervistato in esclusiva.
Hai finalmente dimostrato il tuo vero potenziale in questa stagione, rendendoti protagonista di importanti prestazioni. Cos’è cambiato rispetto agli scorsi anni, visto che in molti attendevano un tuo exploit già da qualche tempo?
Negli ultimi anni mi sono sempre allenato molto bene, ma i risultati non erano sempre buoni. Sto migliorando anno dopo anno e spero di continuare cosi. Questa primavera mi sono trovato in squadra B con gli allenatori Cioffi e Grandelis e devo ringraziare loro perché abbiamo fatto un bel lavoro durante l’estate e sopratutto in autunno. Per me è molto importante che l’allenatore riesca a darmi tante motivazioni, ho subito capito che loro credevano molto nelle mie capacità e che pretendevano da me risultati molto buoni. Questo mi ha dato molta fiducia. Sicuramente non sono un atleta sempre facile da gestire però anche quando c’era qualche problema abbiamo sempre trovato una soluzione buona per tutti. Poi devo ringraziare anche i tecnici delle Fiamme Oro che ormai da anni sono sempre pronti a darmi dei consigli sopratutto nei momenti più difficili.
La tecnica classica, il tuo terreno di caccia. Cosa spinge un fondista ad andare meglio in una tecnica piuttosto che in un’altra?
In tecnica classica riesco a esprimermi meglio che in tecnica libera. Per quanto mi riguarda, penso sia un fatto muscolare. In classico faccio meno fatica, mentre in pattinaggio mi stanco più facilmente le gambe, ma spero di migliorare passo dopo passo.
Pochi giorni fa, a Lahti, il primo ingresso nella top ten e, soprattutto, tanto tempo trascorso sulla poltrona del leader. Eri consapevole della grande gara svolta?
A Lahti ho fatto una bellissima gara. Sentivo già dall inizio di stare bene e anche i materiali, che sono molto importanti, erano ottimi. Non pensavo di arrivare 6°, ma la cosa più importante è avere le sensazioni buone in gare. Salire sul trono è stata un’esperienza bellissima e spero di riuscirci ancora.
Al Tour de Ski sei “esploso” in una gundersen e ti sei confermato in due mass start, in Val di Fiemme e a La Clusaz. Ora, il miglior piazzamento in carriera in una gara con partenza ad intervalli. Talentuoso e completo, insomma.
Il Tour era un mio obiettivo di stagione, c’erano tante gare in classico e avevo tanta voglia di fare bene. Poi è girato tutto a mio favore, avevo un ottima condizione e ottimi materiali e sono riuscito a far vedere che posso andare bene. Sono abbastanza completo, faccio gare sprint, anche se negli ultimi anni è diventato difficilissimo qualificarsi per le finali e vado bene anche nelle distance.
Facciamo un passo indietro e torniamo a Lago di Tesero, in atmosfera Mondiale. Superlativo in staffetta, così come nella 50km. Come giudichi la tua prima rassegna iridata?
Il Mondiale è stata un esperienza bellissima. Correre in casa davanti a quel magnifico pubblico era bellissimo. Penso che la Val di fiemme si sia rappresentata alla grande.
Ti senti un po’ l’erede di Giorgio Di Centa? Quel piazzamento davanti a lui nella 50km a qualcuno è sembrato un passaggio di consegne…
Non mi sento sicuramente l’erede di Giorgio. Lui è un atleta fantastico e da ammirare, oltre ad aver vinto tantissimo è ancora là a 40 anni che lotta con i migliori del mondo.
Capitolo staffetta: il quarto posto mondiale è sicuramente un boccone amaro da digerire. Tra un anno, alle Olimpiadi, l’occasione più ghiotta per rifarsi. Ci pensi all’appuntamento di Sochi, magari anche in chiave 15km?
Sì che ci penso, ma manca ancora tanto e ogni stagione si riparte da zero. Io spero di potermi riconfermare ad un alto livello e di migliorare sempre.
La staffetta era una gara bellissima, ovvio che il podio sarebbe stato una cosa fantastica, abbiamo dato tutti il massimo e abbiamo fatto un’ottima gara di squadra. Purtroppo alla fine siamo arrivati quarti, per le Olimpiadi spero anzitutto di qualificarmi ancora per la staffetta e poi si vedrà cosa viene fuori.
In cosa punti a migliorarti per il futuro?
Tutti lavorano per migliorare, io devo migliorare in tutti gli aspetti, dall’allenamento, all’atteggiamento, alimentazione etc..
Tu, Pellegrino, Pellegrin, Agreiter, De Martin e molti altri. Giovani e costantemente in crescita. Lo sci di fondo italiano sembra poter risalire proprio grazie a voi, dopo anni pieni di ombre.
Noi tutti abbiamo bisogno di tempo, dobbiamo migliorare passo dopo passo e speriamo sicuramente di far risalire l’Italia.
Come ti spieghi, invece, l’incredibile buco generazionale dell’Italia fra gli anni ’83-’87?
Non so perché c’é stato questo buco generazionale, magari agli atleti non è stato data la giusta fiducia o le possibilità neccessarie. É stato sicuramente difficile per i giovani inserirsi in Coppa del Mondo, dove gli italiani portavano a casa ottimi risultati ogni settimana. Ma ci sono ancora atleti forti di quella generazione che danno il massimo ogni anno e qualcuno potrebbe ancora far vedere risultati importanti.
Cambieresti qualcosa nello sci di fondo moderno?
Lo sci di fondo è stato modernizzato negli ultimi dieci anni, sopratutto con le sprint che danno molto spettacolo. A me piacciono tutte le gare, forse toglierei lo skiathlon e ritornerei a fare le gare gundersen.
Qualche consiglio da dare ai giovani che aspirano a diventare atleti professionisti?
I giovani devono crederci, impegnarsi nell’allenamento, godersi questo sport e poi chiunque troverà delle bellissime soddisfazioni!
Hai un fondista di riferimento in particolare?
Non ho nessun fondista di riferimento particolare, ma stimo molto Cologna.
Il sogno nel cassetto?
Il sogno sarebbe sicuramente una medaglia in un’Olimpiade.
Foto: Pentaphoto
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com