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Elisa Camporese: “Non mi aspettavo un’annata così splendida con il Tavagnacco”

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Elisa Camporese, 29 anni, grande forza fisica e qualità, unite ad una facilità di corsa impressionante, la fanno essere una delle centrocampiste più forti in Italia, punto di forza della Nazionale. Quest’anno insieme al suo Tavagnacco sta rincorrendo il sogno scudetto. Ha giocato, tra le varie squadre, anche con la Torres e il Bardolino Verona. Questa l’intervista esclusiva che ha lasciato ai microfoni di Olimpiazzurra.

Ciao Elisa, come è nata la tua passione per questo sport? Cosa consiglieresti alle giovani ragazzine che vorrebbero intraprendere la tua carriera?

“La mia passione nasce con me, il 16 marzo del 1984. Non ho altri ricordi da piccola se non con il pallone tra i piedi. Immagino fosse destino. Ogni giorno, subito dopo il “dovere scolastico”, uscivo a giocare a calcio con gli amici o sola non importava, l’importante era avere una palla con me. Rimanevo ore sotto la finestra di casa finché mia madre non mi avvertiva che era ora di cenare. Il consiglio che mi sento di dare è credere in se stesse e nelle proprie potenzialità. Non dimenticandosi mai che per migliorare bisogna essere sempre costanti in quello che si desidera fare”.

Chi sono i tuoi idoli? A che giocatore/giocatrice ti ispiri?

“Da tifosa rossonera posso dire che il giocatore più amato e da cui ho appreso tanto è Kaka’. Mi piace anche Marchisio, è un talento puro e un leader indiscusso seppur così giovane. Tra le calciatrici il mio idolo è Rita Guarino. Non ho mai visto tanta qualità e quantità insieme, soprattutto in un attaccante”.

Quest’anno il tuo Tavagnacco sta lottando con la Torres per la conquista dello scudetto: ti aspettavi una stagione a questi livelli?

“Sinceramente no. La squadra è partita numericamente e, posso dirlo, qualitativamente, con un livello inferiore rispetto alla scorsa stagione. Ad agosto eravamo consapevoli che solo con un campionato “perfetto” avremmo potuto essere comunque protagoniste. Se guardo indietro, affermo che siamo state brave, nonostante abbiamo perso Bonetti e Zandomenichi per due grossi infortuni (legamenti crociati ndr) e Mauro, falcidiata da continue lesioni muscolari, quindi sempre a mezzo servizio. Le giovani hanno dato una grande mano, a conferma dell’ottima condotta della società anche a livello giovanile. Le più esperte stanno dando l’esperienza in più che serve in situazioni di difficoltà. La favorita rimane la Torres, senza ombra di dubbio, noi come primo obiettivo abbiamo la Champions, ma poi mai dire mai…”.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

“Continuandomi ad allenarmi costantemente per aiutare il Tavagnacco a raggiungere tutti i traguardi ancora possibili e farmi trovare in forma per il ritiro pre-Europeo”.

Che tipo di calciatrice sei, quale gioco prediligi?

“Sono una calciatrice che corre. Cerco di giocare per la squadra, muovendomi con e senza palla perché, con gli anni, ho capito quanto sia importante un piccolo movimento per liberare una mia compagna. Inoltre, mi è sempre piaciuto fare assist e quindi sono sempre molto concentrata nell’ultimo passaggio”.

Elisa Camporese che tipo di ragazza è fuori dal campo?

“Adoro stare in compagnia e, abitando da un anno da sola, organizzo spesso cene o pranzi, abbinando la passione per la cucina. Mi piace leggere e ascoltare musica. Insomma,mi sento a mio agio sia in mezzo agli amici ma anche in silenzio da sola, dipende dai momenti”.

Nella Cyprus Cup le cose non sono andate come si sperava, secondo te cosa non ha funzionato?

“Purtroppo, durante la Cyprus Cup abbiamo constatato che se non siamo al nostro 100% come collettivo, facciamo fatica a reggere i ritmi internazionali, che sono molto più elevati di quelli del campionato italiano. Ormai la maggior parte delle federazioni europee ha investito su programmazioni serie e si iniziano a vedere i frutti. Noi rimaniamo ancorate in coda”.

Parliamo di Nazionale: gli Europei si stanno avvicinando, in che condizioni è l’Italia e fin dove può arrivare?

“Saranno i soliti discorsi ma a mio parere valgono: l’Italia è una nazionale di indubbi valori sia a livello di singolo che di collettivo. È capace di stupire sia in positivo sia in negativo. Noi arriviamo in Svezia con l’umiltà di dire che ce la possiamo giocare con tutte e poi il tempo dirà la sua”.

In Italia il calcio femminile non è al livello di Francia, Inghilterra e altri Nazioni simili, secondo te cosa bisognerebbe fare per provare ad arrivare o almeno avvicinarsi a quei livelli?

“Facile:investire soldi, credere in noi. Programmare dal basso ma usare come veicolo la Nazionale Maggiore, unico reale traino per una promozione commerciale del calcio femminile in Italia”.

Guardandoti in giro, chi potrebbe diventare la tua erede?

“Non saprei sinceramente, non perché non veda validi giocatori sui campi, ma perché spero di avere ancora tanto da dare. Insomma, non ho ancora quella sensibilità visiva che mi permetta di distinguere una mia erede. Sicuramente, in fascia, la giocatrice che sta facendo meglio in campionato è Barbara Bonansea”.

Tra le varie squadre dove hai militato ci sono il Bardolino Verona e la Torres: che ricordi hai di quelle esperienze?

“Bellissimi ricordi in entrambi i casi. Con periodi difficili indubbiamente, ma comprensibili per quanto ci stavamo giocando. A fine annata, quando si vince tutte insieme, si dimenticano subito tutti gli ostacoli affrontati durante i mesi precedenti”.

michelepio.pompilio@olimpiazzurra.com

foto tratta U.P.C. Graphistudio Tavagnacco

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