Scherma
Fioretto femminile, anche Tauber è azzurra
Ancora loro, per la terza volta in stagione, la quinta consecutiva dal 2012, davanti a tutte. Non è un caso se le chiamano il Dream Team, se anche senza Valentina Vezzali e Ilaria Salvatori sono le migliori al mondo, se in un anno solare hanno perso una sola gara.
Cambiano i commissari tecnici e i maestri, ma il fioretto femminile continua a parlare italiano. Se ne faranno una ragione dalle parti di Mosca, dove hanno dovuto digerire un’altra sconfitta maturata nella prova di Coppa del Mondo a squadre di Tauber, il giorno dopo aver esultato per il successo di Inna Deriglazova, capace, in una sola giornata, di battere quattro italiane di fila (Carolina Erba nelle 16, Olga Rachele Calissi nelle 8, Arianna Errigo in semifinale ed Elisa Di Francisca in finale).
Stefano Cerioni sta ridando fiducia a una squadra che era uscita a pezzi da Londra 2012, ma i miracoli non li può fare. Alle azzurre guidate da Andrea Cipressa è bastato è bastato un assalto di Arianna Errigo, il quinto della serie di finale, per ribaltare l’inerzia del match e portarselo a casa. Un pesante 12-3 rifilato a Viktoria Kozyreva, che poco prima aveva avuto il coraggio di urlare in faccia a Elisa Di Francisca dopo averle rifilato una stoccata, e ricevendone in cambio un “bacio in fronte” decisamente poco amichevole.
Quello che da sempre è un classico del fioretto e della scherma intera, si è infarcito di nuovi significati proprio in questa stagione, e il nervosismo che si respira ogni volta che le due squadre si affrontano lo dimostra. È come se le azzurre volessero dimostrare a Cerioni e Bortolaso di aver fatto la scelta sbagliata preferendo i rubli russi ai trofei conquistati in patria, e per ora, bisogna dirlo, ci stanno riuscendo.
È finita 45-32, ma è stata una finale tirata, nella quale le russe sono state avanti anche di quattro stoccate. I match precedenti erano stati la solita passeggiata di salute per Elisa e Arianna, accompagnate da Benedetta Durando e Alice Volpi. Semifinale vinta con la Francia 45-30, quarti dominati con lo stesso punteggio sul Giappone, ottavi vinti 45-28 contro il Messico. Perché questo è un gruppo che alle avversarie lascia davvero poco, pochissimo.
Spada femminile, un quarto posto che dà fiducia
Non possono ancora esultare le spadiste, che tornano dalla prova di Barcellona ancora una volta senza medaglie. La squadra guidata dal ct Cuomo è l’unica a non aver ancora portato sul podio un’atleta dall’inizio della stagione, ma in Catalogna qualche progresso lo si è visto.
Dopo la finale a otto raggiunta da Rossella Fiamingo nella prova individuale, nella gara a squadre le azzurre si sono fermate ai piedi del podio dopo aver perso la finale per il bronzo 45-36 contro l’Ucraina.
Precedentemente, il quartetto composto da Rossella Fiamingo, Brenda Briasco, Francesca Quondamcarlo e Francesca Boscarelli, era stato battuto in semifinale dalla Russia con identico punteggio. Buono invece il risultato ottenuto nei quarti, con un convincente 42-36 sulla Romania, mentre negli ottavi c’era stata una vittoria sofferta per 34-33 contro la più modesta Polonia.
A stupire, bisogna dirlo, è soprattutto l’esclusione dalla squadra di Bianca Del Carretto, che pur non attraversando il migliore momento della sua carriera è atleta d’esperienza e dal palmares ben nutrito, e che nella prova individuale aveva ben tirato, conquistando sei successi su sei assalti nel girone e uscendo dal tabellone delle 32 per una sola stoccata. Per tornare grande, la spada femminile deve ritrovare anche lei.
Sciabola, Occhiuzzi a un passo dal podio
Ci è arrivato vicinissimo, e se l’è visto sfuggire sul più bello, quando sembrava averlo ripreso con la forza della tecnica e della tenacia. A Budapest, Diego Occhiuzzi ha conquistato la quarta finale a otto in altrettante prove di Coppa del Mondo disputate nel 2013, ma per una sola stoccata non è riuscito a salire sul podio.
Lo sciabolatore napoletano ha confermato il suo strepitoso momento dopo l’argento olimpico di Londra, un risultato che ha dato il via a una seconda carriera cominciata a 31 anni, dopo tanti rospi ingoiati e tante difficoltà superate. Adesso, in attesa di Aldo Montano, è lui il numero 1 della sciabola azzurra, è lui quello che se la può giocare contro qualunque avversario, e sarà uno spettacolo poterlo ammirare in un faccia a faccia col campione livornese, il cui ritorno è atteso per fine mese a Mosca.
Occhiuzzi ha perso 15-14 contro il coreano Kim Kye Hwan, dopo essere riuscito a rimettere in piedi un assalto che sembrava sfuggirgli dalle mani. Sotto di quattro stoccate sul 10-6, l’azzurro ha infilato una seria di stoccate che l’hanno portato sulla situazione di vantaggio per 14-12, ma è lì che ha subito un parziale di 0-3 dall’avversario che l’ha tenuto fuori dalla semifinale.
Risultato prestigioso anche per Enrico Berré, entrato negli otto per la prima volta in carriera prendendosi come souvenir lo scalpo di un certo Alexey Yakimenko, numero 3 del mondo sconfitto 15-7 nei 16. Berré si è poi fermato prima dell’accesso in semifinale sconfitto dallo spagnolo Casares per 15-14, una sola stoccata. Niente male per un classe ’92. L’ennesimo esempio di come il movimento della sciabola maschile sia in grande salute, fatto confermato peraltro anche dalla prova di Riccardo Nuccio, terzo a Padova, sconfitto 15-13 nei 32 da Gu, un avversario fortissimo (bronzo ai mondiali di Catania) che Nuccio aveva battuto proprio al Luxardo. Inatteso stop nel tabellone dei 64 per Luigi Samele, sconfitto dall’ungherese Szatmari col punteggio di 15-14.
gabriele.lippi@olimpiazzurra.com
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