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Ginnastica Artistica, la vecchia magia dei 10 perfetti

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Dieci perfetto. Bastano queste due parole. Un mito nella ginnastica artistica. La prestazione senza sbavature, quella inimitabile, precisa dal primo all’ultimo istante. L’esercizio da standing ovation, che stupisce i giudici, quello che consegna un ginnasta all’immaginario collettivo. Il punteggio massimo raggiungibile da una ginnasta. Un criterio di valutazione che ha segnato la storia di questa disciplina, messo in soffitta solo nel 2006, quando la Federazione Internazionale celebrò il suo 125esimo anniversario e volle festeggiare con un nuovo sistema di punteggio (quello attuale, D Score + E Score). In questa storia c’entra anche Vanessa Ferrari, prima campionessa del Mondo ad esser premiata col nuovo codice.

 

Questa è la storia di immense icone delle discipline, di leggende che sono entrate nei cuori degli appassionati e da lì non se ne sarebbero mai più andate. Ripercorriamole con un bellissimo montaggio ad opera di Ester Vicentelli (ci limitiamo al settore femminile): cliccate qui per vederlo.

La prima volta (si fa per dire, poi vedremo perché) non si scorda mai. La conoscono tutti, in ogni angolo del Pianeta, anche senza essersi mai avvicinati all’artistica. Nadia Comaneci. Solo lei poteva sfatare un tabù. La Reginetta che, il 18 luglio 1976, decise di rivelarsi. Sul palcoscenico più importante nessuno la trattenne e le parallele asimmetriche dei Giochi Olimpici di Montreal si inchinarono ai piedi della rumena. Appena quattordicenne (ai tempi quello era il limite d’età) realizzò il primo dieci perfetto: sugli staggi è imprendibili, combinazioni mai viste, prese, voli, rilasci e un repertorio da lasciare a bocca aperta. Fu un’impresa che la rumena realizzò altre sei volte in quell’edizione a cinque cerchi mettendosi al collo l’oro alle parallele, alla trave e nel concorso generale, l’argento a squadre, il bronzo al corpo libero.

Sì, manca il volteggio. La Comaneci, però, si tolse una soddisfazione al vecchio cavallo. Che passa spesso inosservata. In realtà è proprio su quell’attrezzo che l’eroina realizzò il primo dieci perfetto della storia. Non sarà importante quanto quello olimpico, ma quello ottenuto all’American Cup del marzo di quell’anno è una vera e propria chicca.

 

Una delle sue più grandi rivali la imitò, ma su altri attrezzi. L’indimenticabile sovietica Nellie Kim. Lei è stata la prima al corpo libero proprio a Montreal 1976 quando si mise al collo l’oro, condendolo con i titoli a squadre e al volteggio (fu 10 anche lì).

Poi, abbattuto un muro, è stato facile per le eredi andare a prendersi la gloria. Tra le tante spiccano Yelena Davidova; la grande Mary Lou Retton, la prima statunitense a conquistare un oro olimpico nel concorso generale (Los Angeles 1984), che fece registrare il 10 al corpo libero e al volteggio proprio in quell’edizione a cinque cerchi. Non finirà lì perché oltreoceano ci fu gloria anche per le parallele di Ma Yahong, per le rumene Simona Pauca (vincitrice della trave) ed Ecaterina Szabo.

 

Passando per gli storici atterraggi in volo della Omeliantchik e per l’indimenticata trave della Silivas ai Mondiali del 1985.

Ma anche Elena Shushunova ai Giochi di Seoul 1988 che rivedevano finalmente insieme URSS e USA; Svetlana Bonginskaya. Prima dei gloriosi Mondiali del 1989 con cinque ginnaste ad entrare nella storia: il volteggio e i 10cm della Dudnik, il cavallo della Lashanova, le asimmetriche e il corpo libero della Silivas, il quadrato della Bontas.

 

Fu alle Olimpiadi di Barcellona 1992 che si chiuse un’epoca. Nessuno si sarebbe mai aspettato che il dieci perfetto di Lavinia Milosovici al corpo libero sarebbe stato l’ultimo della storia, di un punteggio che i puristi rimpiangono, che gli appassionati hanno nel cuore. Dieci: come il massimo voto a scuola, da bambini, da adolescenti, quel bisogno antropologico e ancestrale della perfezione assoluta.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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