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‘Italia, come stai?’: lotta, è buio pesto; buoni segnali dallo speed skating

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13 partecipanti al via, 2 sole vittorie raccolte. E’ il magrissimo bottino della nazionale italiana di lotta agli Europei di Tbilisi. In parole povere, una partecipazione decoubertiniana o poco più. Non c’è limite al peggio, verrebbe da dire. La situazione, nel complesso, appare in netto regresso ormai da diversi tempo.

Sino a qualche anno fa il Bel Paese si difendeva con alcune individualità che reggevano degnamente il campo a livello internazionale, su tutte l’italo-francese Francine De Paola ed il pugliese Andrea Minguzzi, capace di raggiungere la vetta dell’Olimpo nel 2008. Insomma, qualche medaglia arrivava, con il risultato sostanziale di nascondere il vuoto assoluto o quasi che si ergeva alle spalle dei campioni citati. La sola qualificazione di Daigoro Timoncini ai Giochi di Londra 2012 testimonia al meglio una realtà in cui l’Italia non riesce più neppure a ricoprire un ruolo discreto sui palcoscenici che contano.

Un ricambio generazionale è stato apportato, ma le nuove leve non sembrano ancora pronte per l’atteso salto di qualità. E’ indubbio come il settore viva una crisi di vocazioni di difficile risoluzione. La lotta, purtroppo, gode di scarsissimo appeal nei confronti delle nuove generazioni, essendo uno sport che richiede sacrifici e dedizione in cambio dell’anonimato che solo alcune realtà editoriali nuove stanno cercando di debellare. Con pochi praticanti, dunque, risulta arduo sfornare campioni. Quello che si chiede, però, è l’incremento della competitività complessiva del movimento. Serve uno sforzo economico da parte della Federazione, organizzando lunghi collegiali all’estero (magari in Russia o Iran) per far sì che i nostri atleti entrino a contatto con le migliori scuole del settore e possano allenarsi per alcuni periodi con i fuoriclasse di questo sport. A volte è necessario avere l’umiltà di prendere esempio da chi è migliore di noi.

Dai Mondiali di speed skating è giunta la piacevole sorpresa del sesto posto di Mirko Nenzi nei 1000 metri. Un risultato insperato, che apre insondabili prospettive olimpiche per il 23enne veneto da tempo indicato come atleta di valore. Una prestazione che chiude degnamente una stagione in cui l’Italia ha intrapreso il lento processo di rinascita seguito al vuoto incolmabile lasciato da Enrico Fabris. Qualcosa si muove. Detto di un Nenzi atteso alla consacrazione proprio nel corso della stagione olimpica, sarà nel quadriennio di Pyeongchang che il Bel Paese potrà cullare ambizioni importanti a livello mondiale. Andrea Giovannini, campione del mondo juniores, ha già dimostrato di che pasta è fatto, denotando un grande motore e delle qualità che potrebbero farne il polivalente del futuro. Accanto a lui fanno ben sperare anche i segnali di crescita di Andrea Stefani e Nicola Tumolero.

In campo femminile la Federazione dovrà risolvere una volta per tutte il rebus Francesca Lollobrigida, investendo sulla 22enne romana con un progetto a lungo termine. Stiamo parlando indubbiamente di uno dei talenti più puri dai tempi di Chiara Simionato, capace di riportare l’Italia sul podio in Coppa del Mondo con il secondo posto nella mass start di Inzell (specialità che potrebbe divenire olimpica proprio dal 2018). Interessanti anche i riscontri mostrati anche dalle giovani Yvonne Daldossi, Francesca Bettrone e Paola Simionato, capaci di migliorare costantemente i propri personal best nel corso della stagione.

Come nel caso della lotta, anche per il pattinaggio velocità esiste il tangibile problema del numero di praticanti. La differenza, tuttavia, è che in questo secondo caso si respira l’aroma di un futuro migliore.

federico.militello@olimpiazzurra.com

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