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Ciclismo
Malori e Boaro, cronomen in progress
Le difficoltà dei corridori italiani nelle prove a cronometro non sono una cosa nuova. Tanti “grandi giri” sono andati in mano straniera, nel corso degli anni, proprio per l’incapacità dei nostri di essere competitivi quando l’unico avversario è il cronometro; più di una volta, per trovare il primo azzurro classificato in questa particolare prova, bisogna scendere oltre la quindicesima o la ventesima posizione della classifica.
Eppure, nel weekend due ragazzi hanno dato dei segnali molto importanti in tal senso, come se l’Italia si stesse ridestando anche in questo settore. Adriano Malori ha vinto la crono di Crevalcore della Settimana Coppi e Bartali; Manuele Boaro è invece giunto secondo nella tappa a tic-tac del Critérium International. Due risultati di assoluto valore, soprattutto se si considerano gli avversari: Malori ha messo in fila una buona serie di atleti russi, storicamente molto forti in questa disciplina, oltre ad un sorprendente Moreno Moser; Boaro ha chiuso a 1” da Richie Porte, stesso tempo di Van Garderen e nettamente meglio di specialisti come Froome, Klöden e Rogers.
Si tratta di due ragazzi giovani e in grande progresso: il parmense Malori, in forza alla Lampre-Merida, ha compiuto 25 anni a gennaio. Vanta tre medaglie europee nelle categorie giovanili a cronometro, oltre al titolo nazionale élite conquistato nel 2011, al suo secondo anno tra i professionisti. E’ un cronoman puro, capace dunque, nelle corse in linea, di stare al vento per decine e decine di chilometri, come ha dimostrato anche con qualche coraggiosa fuga al Tour de France. Manuele Boaro, classe 1987, milita invece nella Saxo Bank di Alberto Contador. Non ha ancora conquistato il primo successo nella massima categoria, ma ha più volte sfiorato questo momento, e comunque è una presenza fissa nella top ten delle gare contro il tempo.
Malori e Boaro, dunque, stanno colmando quel lungo gap generazionale che l’Italia subisce a livello di cronoman, visto che dopo l’eterno Marco Pinotti non sono emersi altri specialisti di rilievo. Sarebbe interessante, poi, se questi atleti si dedicassero con più frequenza anche alla pista, dove risulterebbero particolarmente adeguati nella disciplina dell’inseguimento: chissà che la nuova gestione di Max Sciandri, la quale dovrebbe proprio sventolare il vessillo dell’integrazione tra i due settori, non porti interessanti novità anche sotto questo punto di vista.
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com