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Sci Alpino

Nazionale maschile: gioie in discesa, problemi in slalom

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La stagione di sci alpino appena andata in archivio è, nel complesso, positiva per la nazionale italiana maschile. Due medaglie mondiali, sei vittorie, tredici podi complessivi rappresentano un bottino più che soddisfacente per i ragazzi di Claudio Ravetto.

Le note più belle arrivano, senza dubbio, dalle discipline veloci: Christof Innerhofer e Dominik Paris hanno vinto rispettivamente tre e due discese a testa, Matteo Marsaglia ha fatto suo il supergigante di Beaver Creek. Tutte le grandi classiche, dalla Stelvio alla Streif, passando per la Lauberhorn, sono state appannaggio dei nostri atleti: e vittorie del genere valgono più di una medaglia, che poi è comunque arrivata grazie al solito Paris in libera (Innerhofer, invece, non ha vissuto un Mondiale esaltante). Il già citato Marsaglia è migliorato tantissimo, inquadrandosi in una nuova dimensione che lo proietta tra i migliori supergigantisti al mondo: ha chiuso infatti al secondo posto la coppetta di specialità. Il romano deve sicuramente fare qualche ulteriore passo in avanti sul piano della scorrevolezza, per poter essere competitivo anche in discesa. Werner Heel, dopo la stagione più nera della carriera, ha avuto il coraggio di ripartire da zero, cambiando materiali e mettendosi al lavoro con umiltà: i risultati lo hanno premiato, restituendolo ad altissimi livelli. Siegmar Klotz, gradualmente, sta emergendo in discesa, superg e supercombinata: potenzialmente, vale la top ten in tutte e tre le discipline. Silvano Varettoni, pur non essendo inserito nelle squadre nazionali, ha vissuto l’annata più bella, con due piazzamenti nella top ten e la conquista del posto fisso per la prossima stagione in supergigante (oltre, presumibilmente, al ritorno in nazionale): è il giusto premio per un ragazzo che ha vissuto tante sventure, senza mai farsi abbattere. L’unica nota negativa della squadra di Rulfi e Ghidoni è Peter Fill, “appannato” per il secondo anno consecutivo, senza infamia e senza lode, su posizioni a lui poco consone: speriamo, ovviamente, di riavere il vero Peter per la stagione olimpica.

Per quanto riguarda le prove tecniche, gli aspetti veramente positivi rispondono a due nomi. Il primo è, ovviamente, quello di Manfred Moelgg, che in molte occasioni ha salvato da solo il bilancio di gare che sarebbero state altrimenti fallimentari: stiamo parlando del miglior interprete di slalom e gigante italiano degli ultimi dieci anni per completezza, concretezza e regolarità, oltre che per la capacità di rialzarsi e di tornare stabilmente in zona podio dopo un’annata molto complicata. L’altro è quello di Roberto Nani, un giovane che ha tutte le potenzialità per eguagliare Manfred: alterna brillantemente slalom e gigante, quest’anno è riuscito ad abbassare i numeri di partenza e ad inserirsi stabilmente in zona punti; l’anno prossimo lo aspettiamo al varco. Positiva anche la stagione di Riccardo Tonetti, che all’ultimo respiro agguanta i primi punti in carriera dopo aver messo in saccoccia tanta esperienza per il futuro, e di Florian Eisath, sempre regolare su piazzamenti attorno alla quindicesima piazza. Per quanto riguarda gli altri slalomisti, è inutile dire che, nel complesso, ci si aspettava di più. Patrick Thaler si è ben difeso, nonostante l’età che avanza, e ha portato a termine una buona stagione; non si può dire altrettanto del campione olimpico Giuliano Razzoli, che ha il coraggio di cambiare materiali in corsa ma non viene premiato, continuando ad alternare precoci uscite, a manche-come quelle di domenica-in cui sembra quasi non voler spingere fino in fondo, a poche occasioni nelle quali arriva a sfiorare il podio. Troppo poco per il Giuliano oro di Vancouver, troppo poco. Anche il 2013 di Cristian Deville non è purtroppo positivo: tanti errori e tanti piazzamenti troppo lontani da quel podio a cui ci aveva splendidamente abituato nel 2012, quando sembrava l’unico a poter contenere la furia di Hirscher. Stefano Gross aveva grandi aspettative per la sua annata sciistica, in parte deluse: potenzialmente, è uno dei migliori tre slalomisti al mondo, quest’anno però molte cose non sono andate per il verso giusto e il bilancio finale parla di appena due piazzamenti nei primi cinque. Siamo tuttavia convinti che il cacciatore riuscirà a capire cosa non ha funzionato e a prendere prede molto grosse nella stagione olimpica. Infine, tra gli altri gigantisti Davide Simoncelli va salvato per la sua capacità di recuperare rapidamente e brillantemente dal grave incidente estivo: ha comunque ritrovato un podio che mancava dal marzo 2010. Tante difficoltà, invece, per Max Blardone: nulla da dire sul piano dell’atteggiamento, ci mette sempre la grinta giusta, ma evidentemente non è riuscito ad adattarsi a questi nuovi materiali che, comunque, hanno cambiato la sciata di molti atleti. Primi punti per Luca De Aliprandini, conditi da qualche mancata qualifica di troppo, ma nel complesso il potenziale di Finferlo lascia ben sperare per il futuro.

In conclusione, non dimentichiamoci che nella prossima stagione recupereremo anche Giovanni Borsotti, un gigantista che sembrava aver fatto notevoli progressi, e Mattia Casse,  polivalente a tutto tondo: entrambi, se avranno completato bene il recupero dai rispettivi infortuni, aggiungeranno qualità alla nazionale azzurra, assieme a giovani interessanti come il medagliato juniores Alex Zingerle e lo slalomista romano Giordano Ronci.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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