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Rugby
Rugby femminile: l’Italia che cresce
Il rugby femminile è un universo complesso. No, lasciamo perdere le frasi fatte sull’atipicità della donna che placca e spinge in mischia. Ci riferiamo semplicemente allo sviluppo dello sport di squadra dove il divario tra l’attività maschile e femminile è più marcato. Enorme è la differenza nelle risorse economiche, nello sviluppo dell’attività giovanile, nell’attenzione dei media e -inutile nasconderlo- anche nel livello attuale della qualità atletica e del gesto (ma questo è parzialmente giustificato da quanto sopra). Chiariamoci non è solo una questione italiana, il rugby femminile è ben lontano dalle glorie dei maschi un po’ ovunque.
Eppure qualcosa sta cambiando, la spinta olimpica sta portando migliaia di ragazze sui campi da rugby, sta convincendo e obbligando federazioni e comitati olimpici a destinare fondi, sta portando nazioni rugbisticamente meno evolute come Spagna, Olanda o Kenia a coltivare il sogno a cinque cerchi.
L’ondata di novità sta però anche sparigliando le carte in tavola e quest’ultimo Sei Nazioni ne è la conferma. Alcune nazioni hanno dirottato risorse importanti verso il sevens e i passi falsi delle inglesi probabilmente vanno letti sotto questa luce. Non credo sia un caso che l’Irlanda (vincitrice col Grande Slam) e l’Italia (vera rivelazione del torneo) siano tra le nazioni che meno abbiano puntato sul progetto olimpico. Le giocatrici di alto livello non sono moltissime ed è palesemente complicato portare avanti parallelamente il XV e il sevens, il risultato fallimentare dell’Inghilterra ne è la dimostrazione. La Spagna stessa per costruire un’eccellente formazione di rugby a sette ha notevolmente ridimensionato la propria selezione a XV.
Qual’è la verità? Tutto fa pensare che la scelta olimpica sia imprescindibile. E’ però vero che le ragazze non solo hanno diritto a pieno titolo di giocare a rugby, ma hanno anche diritto di giocare a rugby a XV, che resta un bellissimo sport anche al femminile e che potenzialmente ha amplissimi margini di crescita. Esemplare quanto accaduto in quest’edizione del Sei Nazioni: le luci della ribalta le nostre ragazze le hanno conquistate a forza di battaglie nel fango e se nei primi match era perfino un’impresa ricevere aggiornamenti sul risultato, l’ultimo incontro è stato addirittura trasmesso in diretta televisiva.
L’avventura delle ragazze azzurre è incominciata benissimo con 2 vittorie. Forse il traguardo Coppa del Mondo è stato visto troppo vicino. Non ce l’abbiamo fatta e dovremo giocarci l’ultima carta a disposizione nel torneo di qualificazione. La vera vittoria del rugby femminile italiano è però aver acquisito visibilità e rispetto. Che sia sevens o XV, chi segue il movimento sa che stanno nascendo squadre ovunque, se questo verrà colto anche da chi è chiamato a gestire il rugby italiano, le vittorie con Francia e Scozia saranno solo il contorno di una pietanza che ci auguriamo particolarmente gustosa.