Seguici su

Short Track

Short track: il bilancio finale dei Mondiali. Battuta d’arresto per l’Italia

Pubblicato

il

Si sono conclusi ieri i Campionati Mondiali di short track a Debrecen, seconda città più grande dell’Ungheria, naturalmente dopo la capitale Budapest. Come si poteva prevedere, gli atleti asiatici, in particolare cinesi e sudcoreani, l’hanno fatta da padroni, conquistato undici dei dodici titoli messi in paio (sei per la Corea del Sud, cinque per la Cina). Questi due Paesi, in effetti, hanno ancora una volta confermato di essere i dominatori assoluti dello short track, nettamente davanti rispetto alla concorrenza: in particolare, la Cina ha quasi monopolizzato il settore femminile grazie alle prestazioni della grande Wang Meng, mentre la Corea si è confermata la squadra più forte tra gli uomini. Per la Corea del Sud, l’unica delusione è stata rappresentata dalle staffette, che non hanno portato neanche una medaglia.

Ad uscire ridimensionate, invece, sono soprattutto le due squadre nordamericane: il Canada, ma ancor di più gli Stati Uniti. Per quanto riguarda il risultato della squadra della Foglia d’Acero, l’unico oro non asiatico è proprio il loro, sebbene sia arrivato nella staffetta maschile solo grazie alla squalifica della Corea del Sud. Nel complesso, comunque, il Canada ha dimostrato una buona compattezza, salendo ad otto riprese sul podio sia tra gli uomini che tra le donne. La nazionale biancorossa, in effetti, dispone di una squadra esperta, che ha i propri leaders in Charles Hamelin e Marianne Saint-Gelais.

Chi se la passa peggio di tutti sono invece gli Stati Uniti, che nono sono riusciti a conquistare neanche una medaglia. Gli USA pagano soprattutto l’abbandono di un campione come Apolo Anton Ohno, che in carriera ai Mondiali è salito ben 21 volte sul podio, senza dimenticare le 8 medaglie olimpiche. La migliore è stata Lana Gehring, sempre piazzata ma mai vincente in questi Mondiali, in ribasso quindi rispetto alle due medaglie di Shanghai 2012.

Chi sembra fare passi da gigante è invece l’Europa: relegato a comparsa fino a qualche anno fa, il vecchio continente è riuscito a difendersi egregiamente, soprattutto grazie ai cinque podi degli olandesi. L’Olanda, che ha una grande tradizione nel pattinaggio velocità, sembra che stia riuscendo a trasferire i risultati che ottiene sulla pista lunga anche nello short track, naturalmente con le dovute proporzioni rispetto al dominio nello speed skating. Non c’è ragione, del resto, per pensare che una scuola di alto livello come quella olandese non sia in grado di trovare atleti validi nelle gare sulla pista più corta. Sorprendenti risultati anche per la Russia e la Gran Bretagna, che sono riuscite ad entrare nel medagliere.

Alla crescita complessiva dell’Europa, che stranamente ha visto il forfait della nazionale francese, generalmente competitiva soprattutto al maschile, non hanno corrisposto le prestazioni dell’Italia. Reduce da due Mondiali in cui aveva conquistato sei medaglie in tutto, Arianna Fontana non è riuscita ad entrare in nessuna finale. Questa battuta d’arresto da parte della 22enne di Sondrio è stata controbilanciata dalla buona crescita di Martina Valcepina, plurimedagliata ai mondiali juniores, che è riuscita ad ottenere risultati molto vicini a quelli della sua “capitana”. Per quanto riguarda Arianna, si tratta probabilmente di un passaggio a vuoto che non deve allarmare. Anzi, il binomio Fontana-Valcepina potrebbe divenire la base di un’ottima staffetta in vista delle Olimpiadi 2014.

Più buio, invece, il bilancio del settore maschile, in cui i risultati degli azzurri sono stati molto distanti da quelli degli atleti sudcoreani, ma anche dai migliori europei. Se Tommaso Dotti è alle prime esperienze a questi livelli, chi è mancato è stato soprattutto Yuri Confortola, che sembra essere in ribasso rispetto a qualche anno fa, quando riusciva ad emergere per lo meno a livello continentale.

giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

Foto: supersport.com

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità