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Sochi 2014: le Olimpiadi della geopolitica
Che la Russia sia stata scelta per ospitare le Olimpiadi del 2014, così come per i Mondiali di calcio del 2018, non deve sorprendere. È ormai chiara la tendenza che c’è ad assegnare l’organizzazione delle grandi manifestazioni sportive ai Paesi emergenti, i cosiddetti BRICS: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica. Di questi, solo l’India – per ora – non ha avuto l’onore di vedersi attribuito uno dei due principali eventi sportivi a livello planetario (Olimpiadi – sia estive che invernali – e Mondiali di calcio), mentre il Brasile e la Russia avranno addirittura la possibilità di organizzarle entrambe a pochi anni di distanza.
È invece più interessante chiedersi perché il governo russo abbia deciso di scegliere proprio la città di Soči per questo grande avvenimento. Soči è una città del Caucaso settentrionale, nel krai di Krasnodar, di circa 350.00 abitanti, situata sulle rive del Mar Nero e accerchiata dalle montagne. È situata in un’area geografica sprovvista di grandi infrastrutture, principalmente nota per le spiagge e per la scuola di tennis dove ha mosso i primi passi Mariya Šarapova.
Il Caucaso settentrionale è da sempre territorio di conflitti, essendo un’area dove vivono diverse etnie mescolate fra loro, tutte sottoposte al potere centrale di Mosca, che non è ben visto dalle popolazioni locali. Alcune entità facenti parte della Federazione Russa vorrebbero addirittura l’indipendenza, come nel caso della Cecenia; altre, come il Daghestan, chiedono una maggiore autonomia; l’Ossezia è invece divisa tra la parte Nord, in territorio russo, e la parte Sud, facente parte della Georgia. Le tensioni politiche del governo russo con queste regioni hanno portato ad importanti conflitti, come quello ceceno o la guerra russo-georgiana del 2008.
Come affermato da Denis Sokolov, ricercatore specializzato nel Caucaso del Nord, l’organizzazione dei Giochi Olimpici a Soči ha la funzione di voler riavvicinare il potere centrale russo al Caucaso settentrionale. Inoltre, le Olimpiadi rappresentano un’occasione per sviluppare un’area priva di molte infrastrutture: il primo passo è quello di creare una rete di trasporti e vie di comunicazione, in modo da rendere la regione facilmente raggiungibile, ma anche più semplice da controllare.
Già da tempo, infatti, il governo di Mosca ha iniziato una politica di sviluppo nell’area di Soči soprattutto grazie al turismo balneare estivo, successivamente affiancato dal turismo invernale, con la realizzazione dei primi impianti sciistici. Quello sportivo è quindi in realtà un pretesto che si inscrive nei continui tentativi della Russia di rendere il Caucaso settentrionale una regione più stabile ed economicamente dinamica, vista l’assenza di una economia formale in molte aree del Caucaso settentrionale, soprattutto in Cecenia, dove invece la fa da padrona l’economia informale (ad esempio il contrabbando).
I conflitti che hanno visto la Russia protagonista in negativo nella regione, però, hanno dato vita anche ad un movimento che chiede di boicottare i Giochi Olimpici invernali del 2014. Le critiche, in linea di massima, sono simili a quelle che venivano mosse alla Cina in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008: assenza di democrazia ed infrazioni dei diritti umani, secondo il motto “NO DEMOCRACY – NO OLYMPIC GAMES”. Le colpe specifiche della Russia riguardano il genocidio del popolo ceceno e l’invasione della Georgia nel 2008, tra l’altro proprio durante le Olimpiadi pechinesi.
giulio.chinappi@olimpiazzurra.com