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Sport invernali, il pagellone della stagione 2012/2013 (Prima parte)

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Terminata la stagione degli sport invernali, è tempo di bilanci. Non poteva mancare su Olimpiazzurra il classico pagellone per analizzare il rendimento di ogni singola disciplina. La seconda parte sarà on-line domani.

Sci alpino, 6.5: potrà sembrare un voto ingeneroso, ma i risultati superlativi dei velocisti non possono bastare per rendere trionfale una stagione nel complesso solo più che sufficiente. I discesa e superG l’Italia si è imposta come squadra da battere con almeno cinque uomini sempre in grado di salire sul podio. Abbiamo trovato finalmente un campione assoluto e giovanissimo come Dominik Paris, capace di aggiudicarsi due classicissime come Bormio e Kitzbuehel, che da sole valgono l’ingresso nella storia dello sci, oltre che uno splendido argento ai Mondiali. Christof Innerhofer, a dispetto dei soliti problemi alla schiena, ha disputato la miglior stagione della carriera con ben 3 vittorie (Beaver Creek, Wengen e Garmisch), migliore anche di quella 2011 con le tre medaglie iridate. Resta un po’ di amaro in bocca per non aver sfatato il tabù della “coppetta” di discesa, andata a Svindal nonostante gli azzurri si fossero aggiudicati ben 5 gare su 8. Bello anche il successo in superG di Matteo Marsaglia a Beaver Creek, con il romano sul podio della classifica di specialità. Nelle discipline tecniche al maschile, bene solo Manfred Moelgg, continuo per tutta la stagione e medaglia di bronzo ai Mondiali in gigante. A tratti ha mostrato buone cose Davide Simoncelli, mentre è da dimenticare l’annata di Massimiliano Blardone. Il fattore più preoccupante, tuttavia, è il non aver ancora assistito all’atteso ricambio generazionale: infortunatosi il promettente Giovanni Borsotti, qualcosa di interessante ha mostrato il solo Roberto Nani. La delusione vera è rappresentata dalla squadra di slalom, annegata nella spirale della crisi dopo essere partita con l’etichetta della corazzata.
Stagione nettamente al di sotto delle attese per la nazionale femminile. Gli infortuni, su tutti quello della stella Federica Brignone, non hanno aiutato, ma complessivamente il livello delle azzurre si è rivelato troppo distante dalle prime posizioni, se non in qualche sporadico episodio. Da rifondare completamente il settore dello slalom: spazio alle giovani Michele Azzola e Sara Pardeller. Due le note liete: il grande ritorno di Nadia Fanchini, premiata con un insperato argento ai Mondiali, e la sorpresa Sofia Goggia, capace di sfiorare il podio in superG nella rassegna iridata. E’ mancata totalmente all’appello l’attesa Lisa Agerer, frenata nella testa prima che nelle gambe. Sempre troppo discontinua la veterana Daniela Merighetti. Urge correre ai ripari per non fallire l’importantissimo appuntamento delle Olimpiadi di Sochi 2014.

Biathlon, 7: crescita costante. In campo femminile è arrivato uno storico bronzo in staffetta ai Mondiali, ciliegina sulla torta di una squadra che rappresenta il giusto mix di esperienza (Michela Ponza e Karin Oberhofer) e gioventù. In particolare tra le nuove leve hanno mostrato un potenziale interessante Nicole Gontier e Dorothea Wierer, la prima incisiva nella componente dello sci di fondo, la seconda tra le più rapide in assoluto nei tempi di esecuzione al poligono. Tra gli uomini, Lukas Hofer e Dominik Windisch sono andati in crescendo, con Hofer meritatamente sul podio proprio in una delle ultime occasioni disponibili. Per entrambi i progressi al tiro sono evidenti. Il biathlon si candida come possibile sorpresa della spedizione italiana ai Giochi Olimpici del prossimo anno.

Snowboard, 8.5: decisamente lo sport invernale più in salute in Italia. Impressionante la continuità di rendimento degli azzurri nel Parallelo e nello snowboardcross. Roland Fischnaller si è aggiudicato la sfera di cristallo del PSL, fallendo tuttavia per la seconda volta consecutiva l’assalto alla generale. Il 33enne altoatesino, tuttavia, può mettere sul tavolo anche le due medaglie conquistate ai Mondiali (argento nel PGS, bronzo nel PSL). Risultati alla mano, Fischnaller rappresenta forse il più grande campione attuale nel panorama italiano degli sport invernali, per lo meno al maschile. Ci si attendeva qualcosa in più dall’ormai eterna promessa Aaron March, il quale spesso pare accusare una sorta di sudditanza psicologica nei confronti del più esperto compagno di nazionale. Stagione deludente per le giovani Nadya Ochner ed Andrea Tribus, mentre Corinna Boccacini, reduce da un infortunio piuttosto serio, ha raccolto un ottavo posto nel PGS di Rogla come miglior risultato. Formidabile il rendimento del team di snowboardcross. In campo femminile è esplosa la fenomenale Michele Moioli, in grado di salire sul podio nella graduatoria complessiva a soli 17 anni: una predestinata, peraltro con enormi margini di miglioramento. Un podio anche per Raffaella Brutto, stimolata dall’arrivo della teenager bergamasca. Tra gli uomini, al di là del terzo posto finale di Omar Visintin (anche una vittoria per lui), l’Italia si è affermata come la squadra quantitativamente migliore, con cinque-sei atleti in gradi di alternarsi in zona podio. Purtroppo il Bel Paese continua a recitare da comparsa in altre discipline (olimpiche!) dello snowboard come half-pipe e slopestyle.

Salto con gli sci, 7: in campo femminile vantiamo due atlete costantemente da prime 15 posizioni, una anche da prime 7. Solo per una scellerata gestione da parte dello staff tecnico, Evelyn Insam è uscita dalla top10 della classifica generale, risultato che sarebbe stato storico. Riassumendo: la giovane altoatesina, ad inizio gennaio, era sesta nella graduatoria complessiva, reduce dal secondo posto di Schonach. Nelle settimana successive, tuttavia, gli allenatori hanno deciso di saltare in blocco diverse tappe di Coppa del Mondo, il tutto per preparare i Mondiali della Val di Fiemme. Ci viene da dire: non c’è forse miglior allenamento della gara? Insomma, una grande occasione sprecata: Insam, per quanto mostrato per tutta la stagione, meritava ampiamente un posto tra le magnifiche dieci. Piacevole ritorno su buoni livelli per Elena Runggaldier, la quale, se aumenteranno le gare dal trampolino grande, potrebbe spesso dire la sua per il podio. Piacevole scoperta la 15enne Manuela Malsiner, migliorata a vista d’occhio nel corso dell’inverno e bravissima nell’agguantare un prestigioso 29mo posto in Val di Fiemme. Buono anche il rendimento della squadra maschile. Colloredo e Morassi, quando in forma, si sono confermati atleti comodamente da prime 30 posizioni. Da segnalare l’ottavo posto nella prova a squadre dei Mondiali, risultato impensabile sino a qualche anno fa ed al quale hanno contribuito anche l’ex-combinatista Davide Bresadola e l’emergente Roberto Dellasega, vera rivelazione stagionale in chiave azzurra.

Bob, 5.5: annata a corrente alternata per Simone Bertazzo. Il settimo posto nella classifica generale del bob a 2 testimonia di come la continuità di rendimento ci sia stata, ma è mancato l’acuto che al 30enne di Pieve di Cadore sfugge ormai da due stagioni. Il pilota veneto, insieme al frenatore Francesco Costa, ha compiuto dei miglioramenti in fase di spinta, anche se in questo frangente il gap dagli equipaggi migliori resta importante. Inoltre la slitta azzurra è ormai la stessa da diversi anni, obsoleta rispetto a quelle di corazzate come Germania e Stati Uniti che possono contare alle loro spalle sul colosso BMW. Il bob ormai può essere paragonato alla Formula Uno: senza la macchina è impossibile vincere. Per questo la risposta italiana si chiama Ferrari. Qualche giorno fa è stata presentata a Maranello la nuova slitta con cui gareggerà Bertazzo alle Olimpiadi di Sochi. Quattro anni fa l’esperimento fu disastroso, questa volta la scuderia italiana (che tra l’altro sta penando non poco per costruire una monoposto vincente in Formula Uno…) si augura di aver regalato alla nazionale azzurra un vero e proprio bolide dei ghiacci. La nota positiva è rappresentata dai giovani che hanno ben figurato in Coppa Europa, su tutti Lukas Gschnitzer. Buone premesse per il rilancio di uno sport che non può più vivere solo dei ricordi di un tempo sempre più lontano. L’assenza di piste in Italia, di certo, non aiuta, anche se si è riaccesa la fiammella per Cesana Pariol (clicca qui per l’approfondimento).

Short track, 5: il sostantivo che descrive al meglio la stagione azzurra è “regresso”. Arianna Fontana, impostasi come stella di caratura mondiale nel biennio precedente a suon di medaglie iridate e vittorie in Coppa del Mondo, nell’annata appena conclusa ha subito la prorompente concorrenza asiatica (in gara è tornata, dominando, anche la fuoriclasse cinese Meng Wang), senza dimenticare la britannica Elise Christie, sconfitta solo sul filo di lana agli Europei. Una stagione nel complesso non soddisfacente per un talento come quello della 23enne valtellinese. Involuzione anche per Martina Valcepina, uscita dalla cerchia ristretta delle migliori sprinter del pianeta. Continua il periodo nero per il settore maschile, nel quale si segnala solo qualche buona prestazione di Yuri Confortola (comunque sempre distante dal podio) ed il sesto posto all-round per Tommaso Dotti ai Mondiali juniores. Bocciato l’oriundo Anthony Lobello: se il livello degli stranieri è questo, meglio puntare sui giovani di casa nostra.

Pattinaggio artistico, 7.5: Carolina Kostner, con l’ennesimo oro europeo e, soprattutto, l’argento iridato alle spalle della coreana Yu-Na Kim, si conferma una garanzia per lo sport italiano, nonché una delle (non molte) certezze in vista delle Olimpiadi dell’anno venturo. Straordinario il quarto posto nella danza ai Mondiali per Luca Cappellini e Anna Lanotte, capaci di compiere un deciso salto di qualità che apre nuove scenari in vista del 2014. Buona anche la stagione per la coppia di artistico, con Berton-Hotarek che hanno regalato uno storico podio europeo al Bel Paese. In campo maschile, con il ritiro di Samuel Contesti, l’Italia recita ormai il ruolo di comparsa: un peccato, soprattutto in ottica della prova a squadre che debutterà nel programma a cinque cerchi a partire da Sochi.

federico.militello@olimpiazzurra.com

 

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