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Sport Invernali, pagellone stagione 2012/2013 (Seconda parte)

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Sci di fondo, 5.5: pesano come un macigno le zero medaglie conquistate ai Mondiali della Val di Fiemme. Per questo il voto non può che essere insufficiente. Eppure, dopo diversi anni, qualcosa si muove anche a livello giovanile. Federico Pellegrino, per la prima volta in carriera sul podio in una sprint di Coppa del Mondo in tecnica classica, si sta avvicinando per gradi ai migliori velocisti al mondo e nell’ultimo scorcio di stagione ha finalmente mostrato dei passi avanti anche su distanze un po’ più lunghe. La vera rivelazione dell’anno è però rappresentata da Dietmar Nockler, talento classe 1988 esploso pienamente tra i big della tecnica classica al termine di una stagione in crescendo: su di lui poggeranno gran parte delle aspirazioni azzurre nel futuro prossimo. In generale si è assistito ad un inversione di tendenza rispetto al passato che non può che fare piacere: ora gli azzurri rendono al meglio anche nel passo alternato e non solo a skating, come testimonia anche un altro prospetto interessante come Mattia Pellegrin. Stagione a fasi alterne per Roland Clara, arrivato in condizioni di scarsa forma proprio nella rassegna iridata fiemmese. Nota d’onore, poi, per l’intramontabile Giorgi Di Centa, a 40 anni ancora di gran lunga il migliore dei nostri e capace di chiudere all’undicesimo posto nella classifica generale. Il fuoriclasse friulano resta un perno imprescindibile verso le Olimpiadi di Sochi 2014. Bene anche David Hofer, sempre più continuo sia nelle sprint che nelle gare di distanza.
A nostro parere, invece, alcuni atleti come Valerio Checchi e Thomas Moriggl hanno potuto usufruire di numerose occasioni in carriera per mettersi in mostra: non avendole sfruttate, forse sarebbe meglio concedere definitivamente spazio alle nuove leve.
In campo femminile si è assistito a dei progressi rispetto alla stagione precedente, anche se le nostre giovani avranno bisogno ancora di crescere e lavorare molto per avvicinare i mostri sacri della disciplina. Virginia De Martin ha raggiunto una buona continuità di rendimento in tecnica classica, così come Deborah Agreiter ha mostrato a sprazzi tutto il suo talento nelle competizioni distance a skating. A 28 anni è probabilmente iniziata una nuova carriera per Marina Piller, mentre nelle sprint possiamo contare su due atlete futuribili come Greta Laurent e Gaia Vuerich. Sparite momentaneamente dalla scena Silvia Rupil ed Elisa Brocard, due atlete di cui avremmo bisogno anche in chiave staffetta.

Slittino, 7: al ritorno al successo di Armin Zoeggeler si è affiancato anche un ricambio generazionale imperioso. Tra passato, presente e futuro, lo slittino italiano resta competitivo. Sulle piste più impegnative il Cannibale ha dimostrato di poter ancora dettare legge contro lo squadrone tedesco. Si è poi consacrato l’atteso Dominik Fischnaller, campione del mondo juniores e per due volte sul podio in Coppa del Mondo. Nel doppio, con i veterani Oberstolz-Gruber in evidente calo, crescono i giovani Rieder-Rastner, chiamati al definitivo salto di qualità nella stagione olimpica. Ci si aspettava invece qualcosa in più nel singolo femminile da Sandra Gasparini, anche se promette bene la giovane Sandra Robatscher, nipote di Zoeggeler. Il problema dell’Italia resta la mancanza di piste dove poter testare dei materiali che si sono rivelati davvero performanti solo in condizioni di freddo piuttosto intenso (a Sochi, solitamente, le temperature sono piuttosto alte…).

Freestyle, 3: con lo skeleton che ha compiuto un deciso salto di qualità, questa disciplina appare al momento la “pecora nera” degli sport invernali italiani. Nei moguls Deborah Scanzio, sempre tormentata da svariati acciacchi fisici, e Giacomo Matiz hanno conquistato sporadicamente l’ingresso tra i top16, ma il podio appare sempre un miraggio lontanissimo. Ha deluso le aspettative la giovane Giorgia Bertoncini, in ombra per tutta la stagione prima di incappare in un infortunio al ginocchio. Le cose non vanno meglio nello ski-cross, dove l’ottavo posto di Marco Tomasi ai Mondiali non deve mettere il fumo negli occhi ad uno sport che fatica ad imporsi. Si sta avvicinando allo slopestyle il fenomeno del freeride Markus Eder, anche se forse in maniera tardiva per poter cullare ambizioni importanti a Sochi. Per quanto riguarda half-pipe ed aerals, invece, gli azzurri non sono neppure presenti.

Combinata nordica, 4: annata da dimenticare al più presto. Si sta sprecando un materiale umano senza precedenti nel Bel Paese. Al di là di un Alessandro Pittin di per sé giustificabile a seguito di due stagioni costellate da incidenti ed infortuni, la squadra ha palesato una crisi senza fine nella componente salto, spesso non superando neppure lo scoglio delle qualificazioni e, in ogni caso, accumulando sempre dei distacchi pesantissimi ed incolmabili poi nella frazione di sci di fondo dove invece gli azzurri si sono rivelati tra i migliori in assoluto. Nella combinata nordica la parola d’ordine è “equilibrio” e proprio su questo, oltre che su un recupero psicologico di un team ormai sfiduciato, dovranno lavorare i tecnici nel corso dell’estate.

Skeleton, 6.5: un’Italia così, a meno che non vogliamo tornare all’oro olimpico di Nino Bibbia nel 1948 o all’episodico quinto posto a Torino 2006 di Costanza Zanoletti, non si era mai vista. Maurizio Oioli ha chiuso 19mo nella classifica generale di Coppa del Mondo, ma solo per aver saltato le ultime gare a causa di uno stiramento: durante l’anno, infatti, si era inserito stabilmente tra i top15, cogliendo anche un magnifico nono posto nella tappa inaugurale di Lake Placid. In crescita anche anche Giovanni Mulassano. In Coppa Europa, inoltre, sino sono messi in luce l’esperto Maurizio Zoccolan ed i giovanissimi Mattia Gaspari e Giulia Carpin, i quali potrebbero rappresentare i punti di riferimento per provare un giorno ad avvicinare le primissime posizioni. A fine stagione, poi, è arrivata la gradita naturalizzazione dell’italo-canadese Joe Cecchini, il quale, se non vi saranno intoppi burocratici, potrà gareggiare per il Bel Paese sin dal prossimo inverno: si tratta di un atleta dal livello sostanzialmente simile a quello di Oioli.

Pattinaggio velocità, 6: diamo una sufficienza di incoraggiamento perché, dopo un avvio  disastroso o quasi, gli azzurri hanno compiuto tangibili passi avanti nel corso dell’inverno. Mirko Nenzi è passato dalla Division B dei 1000 metri al sesto posto ai Mondiali ed ora può sognare addirittura il colpaccio alle prossime Olimpiadi. A livello juniores ha dominato Andrea Giovannini, atleta già pronto per il grande salto in Coppa del Mondo (dove ha già debuttato) e polivalente del futuro. In campo femminile Francesca Lollobrigida ha conquistato un podio nella mass start di Inzell, specialità che potrebbe diventare olimpica a partire dal 2018. Segnali di crescita anche per le giovani Yvonne Daldossi, Paola Simionato e Francesca Bettrone. I fasti dell’era Fabris sono ancora lontani, ma qualcosa si sta muovendo.

Curling, 6.5: non è arrivata la sospirata qualificazione olimpica (obiettivo rimandato a dicembre), tuttavia la nazionale femminile ha confermato i risultati del 2012: sesta agli Europei, decima ai Mondiali. Non male. Il livello della selezione tricolore è buono, ora serve concretizzare quattro anni di lavoro e sacrifici. Anche dal settore giovanile provengono buoni segnali, con il sesto posto iridato della nazionale maschile juniores capeggiata da Amos Mosaner. A Torino 2006 il curling fece innamorare gli italiani. Da lì in poi, l’inesorabile ritorno nell’oscurità. Ecco perché una qualificazione a Sochi per le azzurre rappresenterebbe un risultato di vitale importanza per l’intero movimento. Nel corso della primavera bisognerà stabilire se sarà ancora Diana Gaspari lo skip della nazionale, oppure se il suo ruolo verrà preso da Giorgia Apollonio: l’Olimpiade inizierà da qui.

federico.militello@olimpiazzurra.com

 

 

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