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Storia dello sport italiano: i fratelli Abbagnale

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La stagione dei remi è alle porte. Olimpiazzurra, neanche a dirlo, la seguirà con estrema attenzione. I nostri ragazzi affilano i muscoli nel collegiale di Sabaudia sotto la scrupolosa cura del Dott. La Mura; Giuseppe Abbagnale presidente federale neoeletto cerca di ritrovare il bandolo della matassa per riportare il canottaggio azzurro ai vertici mondiali.

Si è quindi scelto di ripartire. Ripartire dalla leggenda: il cognome Abbagnale significa semplicemente la storia del canottaggio italiano, tre fratelli che hanno fatto emozionare un Paese. Se parliamo di emozione pensiamo soprattutto a Giuseppe e Carmine (anche se la storia di Agostino è forse ancora più eroica). L’oro olimpico di Seul ’88 davanti a Sir Redgrave e Holmes fece letteralmente piangere di gioia una nazione. Oggi con le pay tv, gli streaming, i satelliti, l’esperienza dell’impresa sportiva assume mille contorni, diventa quasi personalizzata. In quegli anni la voce che entrava nelle case era una e probabilmente la telecronaca di Giampiero Galeazzi rese ancora più indimenticabile quella splendida medaglia. Riviviamo quel giorno nel video qui sotto.

Pochi minuti dopo, il terzo fratello, Agostino, vinse un altro oro col quattro di coppia. Il giorno successivo la Gazzetta dello Sport intitolò “Siamo tutti Abbagnale!” un titolo che interpretò a pieno l’amore dell’Italia intera per quei ragazzi di Castellamare di Stabia. Senza dimenticare il timoniere Peppino di Capua, che veniva simpaticamente lanciato in acqua dopo ogni successo.

Il palmares dei fratelloni ha come pezzi pregiati le due medaglie d’oro e una d’argento olimpiche, ma sono soprattutto i sette allori mondiali a mostrare la misura della grandezza di questo equipaggio. A livello olimpico Agostino ha fatto addirittura meglio con tre ori, la sua carriera è inoltre stata irta di difficoltà, dovute a dei problemi di trombosi che lo hanno costretto ad abbandonare l’attività nel 2004.

Attendendo di ritrovare il canottaggio italiano dove merita, si riparte dunque dagli Abbagnale, dal dot. La Mura e, perchè no, anche dal giovane Vincenzo, figlio del capovoga Giuseppe.

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