Precisione
Tiro a segno: con le vecchie regole ad Odense Campriani sarebbe stato oro!
L’esempio dell’esclusione della lotta dai Giochi insegna. Chi si ferma è perduto. Innovare, rendere lo sport più appetibile per pubblico e telespettatori, questo è il mantra ripetuto da network televisivi, esperti marketing, molti giornalisti e di conseguenza dagli organizzatori di eventi. Esistono sport più conservatori (viene in mente il calcio) e altri più portati alla sperimentazione e al cambiamento (ad esempio il rugby). Ma cosa ne pensano i diretti interessati, gli atleti? Ogni novità trova sempre dei favorevoli e dei contrari, sia per interesse personale o di squadra, sia per reale desiderio di fare il bene della propria disciplina. I cambiamenti di regole poi pongono spesso anche problemi statistici e di record, creando una reale difficoltà a comparare prestazioni ottenute in condizioni differenti, l‘esempio più ecclatante è il nuoto, dove l’apparire e poi lo scomparire dei “costumoni” ha creato non poca confusione.
Uno degli ultimi sport olimpici ad aver apportato notevoli cambiamenti è stato il tiro a segno. Il regolamento in corso fino ai Giochi Olimpici di Londra prevedeva che i tiri di finale andassero a sommarsi a quelli delle qualificazioni. La federazione voleva invece rendere la finale un evento maggiormente spettacolare ripartendo da zero e giocandosi i metalli preziosi in pochi colpi e con un sistema ad eliminazione progressiva dei concorrenti. Dopo una serie di trattative tra federazioni ed atleti, capeggiati dal nostro campione olimpico Niccolò Campriani, si è giunti al compromesso di ripartire sì da zero in finale, ma su un numero di colpi di almeno 20 (45 per le tre posizioni), con un’eliminazione progressiva che prevede che solo dopo le prime due serie di tre e due colpi esca dai giochi il primo tiratore, ed uno dopo ogni successiva serie di due.
Si è detto che questo nuovo sistema tende a favorire gli atleti meno quotati che su un numero più basso di colpi avranno più possibilità di ribaltare il pronostico. E’ vero in parte, va anche detto che l’aumentare della pressione psicologica potrebbe invece al contrario giocare a favore di chi la sa gestire meglio, e anche questa è una qualità di un campione. Il concetto stesso di finale inoltre richiede che si rinizi da zero. E’ così in moltissimi sport di prestazione individuale, dal nuoto e la corsa, ai tuffi, passando per la ginnastica o per restare negli sport di precisione il tiro con l’arco. Ci sono comunque anche altri esempi contrari dove ci si porta dietro i risultati delle qualificazioni come i concorsi dell’atletica o il golf.
Il primo banco di prova per le nuove regole sono stati gli Europei dei 10 metri di Odense. Per curiosità siamo andati a vedere cosa sarebbe accaduto ai nostri tiratori delle specilità olimpiche con le vecchie regole. Abbiamo ovviamente preso in considerazione solo i primi dieci colpi di finale sommandoli al punteggio delle qualificazioni. Pur rendendoci conto di quanto questa comparazione non sia perfetta dal punto di vista dell’attendibilità statistica, il risultato è interessante.
Campriani, che era stato il capocordata degli oppositori alle nuove regole, avrebbe vinto la medaglia d’oro invece del sesto posto ottenuto. Il cecchino di Firenze ha infatti disputato una fase di qualificazione eccelsa staccando di addirittura 5,1 punti il secondo. Un vantaggio del genere sarebbe stato complicatissimo da recuperare per chiunque col vecchio sistema. Il rovescio della medaglia lo abbiamo però con l’altra italiana saita sul podio ad Odense: Martina Pica infatti qualificatasi come ottava è riuscita a conquistare un argento che col vecchio sistema sarebbe stato quantomeno un bronzo. La gara della Pica è stata inoltre indicativa di come le nuove regole possano mettere forte pressione sui leader con la serba Maksimovic che dopo aver ottenuto il record del mondo in qualifica è andata in tilt in finale venendo eliminata addirittura per prima.
Terminiamo con le parole di Campriani che come sempre dopo la prova sfodera la sua calma olimpica (e mai quest’espressione fu più adeguata) dichiarando “con le nuove regole vince chi spara meglio in finale, e io non c’ero”. Le regole sono queste, quando si poteva modificarle si è discusso e si sono ottenuti alcuni risultati. Ora recriminare serve a poco. I nostri tiratori sono chiamati ad una nuova sfida, siamo sicuri che non deluderanno.