Calcio

Bayern-Juventus, analisi di una disfatta

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La sconfitta per 2-0 maturata all’Allianz Arena di Monaco ha fortemente ridimensionato le ambizioni internazionali della Juventus. Dominante in campionato, la squadra di Conte ha mostrato numerosi limiti nell’appuntamento più importante della stagione, denotando delle carenze strutturali ancora piuttosto importanti per competere a questi livelli. Vediamo nello specifico cosa non ha funzionato.

La difesa: sulla carta, doveva rappresentare il punto di forza della Vecchia Signora, tanto che lo stesso Buffon aveva speso belle parole per il suo reparto arretrato nella conferenza stampa della vigilia. Eppure la linea difensiva della Juve (e della Nazionale) è affondata dinanzi alle folate bavaresi. Spaesato e fuori posizione Bonucci, persino il totem Barzagli in una serata nera nella quale è stato saltato con facilità dai vari Ribery, Alaba e Mueller. Benino il solo Chiellini. Partita da dimenticare anche per Gigi Buffon: se al primo gol lasciamo il beneficio del dubbio sulle sue responsabilità (decisiva la deviazione di Vidal), sul secondo le colpe del 35enne sono evidenti. La difesa bianconera si è ritrovata spesso in parità o addirittura inferiorità numerica rispetto all’attacco avversario, poco supportata da un centrocampo poco brillante e dinamico. La velocità delle frecce del Bayern, poi, ha fatto emergere la lentezza della retroguardia juventina e la solita esperienza non è bastata per limitare i danni.

Pirlo: come il Milan di qualche anno fa, anche la Juve attuale è Pirlo-dipendente. Se il regista della Nazionale non gira, ne risente l’intera manovra di squadra, che diventa inesorabilmente lenta (aggettivo che utilizziamo per la seconda volta non a caso) e prevedibile. Una serata negativa ci può stare, ma l’impressione è che il 33enne cominci ad accusare il peso e la stanchezza di una stagione lunghissima in cui non ha riposato praticamente mai. Da segnalare anche l’evidente flessione fisica di un Marchisio anonimo da alcune partite, con il solo Vidal a lottare come un ossesso. Viene da chiedersi come mai non sia stata concessa una chance dall’inizio a Paul Pogba, la cui fisicità, affiancata da una personalità non comune per un ragazzo di 20 anni, avrebbe certamente fatto comodo contro i corazzieri tedeschi.

Le fasce laterali: la partita si è decisa qui. A sinistra con Alaba e Ribery, a destra con Lahm e Robben, subentrato all’infortunato Kroos dopo pochi minuti: il Bayern ha creato scompiglio quasi in ogni azione. Lichtsteiner e Peluso, poco supportati dal centrocampo, spesso sono stati tagliati fuori dagli uno-due avversari, i quali sono riusciti a sfoderare cross con una facilità disarmante.

L’attacco: il responso di quest’andata dei quarti di finale di Champions League è che la Juventus non può contare su un reparto offensivo adeguato a questo genere di palcoscenici.  Quagliarella e Matri non si sono praticamente mai visti, così come il subentrato Giovinco: tutti e tre travolti dallo strapotere fisico dei bavaresi, che hanno avuto buon gioco negli anticipi. Impalpabile anche l’approccio dell’influenzato Vucinic, anche se la carriera dell’ormai quasi 30enne montenegrino è sempre stata caratterizzata da una discontinuità di fondo. Non è detto che lo spagnolo Llorente, già acquistato a parametro zero per la prossima stagione, possa rappresentare una soluzione. Su Anelka, poi, i fatti spiegano meglio di qualsiasi parola il grave errore di mercato compiuto da Marotta e dalla dirigenza bianconera.

federico.militello@olimpiazzurra.com

 

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