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Boxe: Mangiacapre, un tesoro da gestire al meglio
Il pugilato italiano ha disperato bisogno di talenti. E‘ un dato di fatto, non ce ne vogliano gli amanti del caschetto e canottiera ma stiamo parlando di pugili che facciano accendere il cuore della gente, per coraggio, resistenza, tecnica e passione. Eroi con cui sognare mentre si attende la sfida al Titolo Mondiale. Il titolo con la T maiuscola, quello vero. Poco importa la sigla, ma un combattimento sulla lunga distanza tra i due migliori pugili del momento: semplicemente l‘essenza della boxe.
Tra le giovani promesse c’è Vincenzo Mangiacapre. Il suo nome è stato al centro del dibattito negli ultimi giorni, grazie a un gustoso botta e risposta, sul ring virtuale del web, con il giornalista di settore Dario Torromeo (leggi l’articolo a riguardo). In breve il campione di Marcianise viene messo sul chi va là, per l’aver intrapreso una strada “insipida” che non è il grande salto al professionismo ma, probabilmente, nemmeno il miglior viatico verso la gloria di un oro olimpico. Sono pochi i vantaggi prettamente sportivi nella sua avventura WSB, quanto meno per come è stata gestita. I tre incontri vinti alle Series sono stati per lui quasi tre sedute di sparring, visto il livello degli avversari; la sua partecipazione al Gee Bee di Helsinki lo ha visto sconfitto da un pugile finlandese di media caratura; la programmazione degli incontri poi non lo ha di certo aiutato, visto che avrebbe dovuto combattere nell’eventuale spareggio di Thunder-Otomans che non c’è stato, il suo nome era stato anche inserito nelle liste preliminari del torneo di Varsavia in corso questa settimana ma poi non è stato della spedizione; per adattarsi a tutto ciò ha inoltre dovuto fare il famoso salto di categoria, che probabilmente lo sta penalizzando, anche tenendo conto del suo stile particolare di boxe.
La risposta del giovane pugile campano dà, a parer mio, involontariamente ragione al giornalista, spiegando come il pugilato professionistico italiano non sia, a suo parere (e come non essere d’accordo?), in grado di offrire alternative valide. La questione è, per gran parte di origine economica, e le scelte individuali di chi fa del ring la propria professione devono venire rispettate. La preoccupazione esternata da Torromeo di stare, forse, perdendo un grande talento resta. Speriamo non sia così.