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Boxe: per i Thunder una stagione che lascia l’amaro in bocca

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La disfatta di Kiev, dove Lomachenko e compagni hanno rifilato un sonoro 5-0 ai Thunder, ha chiuso la stagione del team italiano alle World Series of Boxing. Alla luce delle premesse di inizio anno, il bilancio finale, anche per il violento epilogo, non può raggiungere la sufficienza; gli uomini di Damiani si presentavano, infatti, da campioni in carica, con l’appoggio totale di una delle federazioni più importanti nel panorama AIBA, con una sponsorizzazione di enorme prestigio e con un parco pugili e tecnici di assoluto rilievo per la competizione.

Se valutiamo la prestazione collettiva è d’obbligo sottolineare come i Thunder siano arrivati allo scontro più importante dell’anno spiazzati. Il walk-over di Daniele Limone –per altro, reduce da infortunio e unico pugile disponibile della categoria- concesso a Butsenko per non essere riuscito a fare il peso, è un chiaro indicatore che qualcosa non ha funzionato in sede di programmazione. La remissività  con la quale Valentino e Modugno si sono presentati sul quadrato in semifinale non può essere dovuta esclusivamente al grande valore degli avversari. Sullo stesso Modugno c’è una polemica aperta perchè sarebbe stato fatto combattere nonostante un fermo di sessanta giorni imposto dalla commissione medica del Nevada. Siamo arrivati a Kiev impreparati sia dal punto di vista fisico che psicologico e nonostante avessimo sulla carta la possibilità di passare comunque il turno, complice un inspiegabile cedimento del francese Yoka, non abbiamo trovato il cuore necessario per affrontare l’ostacolo.

A livello individuale se andiamo a osservare la stagione dei pugili italiani alle WSB non c’è troppo da sorridere. Tra i gallo nè D’Andrea nè Limone sono all’altezza della competizione; Parrinello resta fondamentalmente sul suo livello, un pugile mobile e rapido, capace di vincere gli incontri in cui parte coi favori del pronostico ma che quando trova un avversario che boxa con solidità va in crisi; un discorso molto simile può essere fatto per il più talentuoso Picardi che comunque chiude con tre vittorie e una sconfitta. Desta molta preoccupazione la resa incondizionata di Valentino con Lomachenko, sono lontani i tempi in cui poteva combattere alla pari coi migliori al mondo. Di Mangiacapre ne parleremo in settimana ma le tre vittorie non nascondono le difficoltà che il pugile di Marcianise deve affrontare per combattere in una categoria ben superiore ai superleggeri. Nei massimi è difficilmente giudicabile la stagione di Russo che fondamentalmente viene sempre messo di fronte a pugili tecnicamente molto meno preparati, da registrare comunqe la prima sconfitta in tre stagioni di WSB contro il roccioso Nistor; un capitolo a parte meriterebbe Modugno che ha dimostrato buon cuore e tecnica nelle prime cinque uscite, macchiando la stagione con una prestazione decisamente sottotono contro l’ottimo Usyk.

Per quello che riguarda gli stranieri, aldilà di un grintosissimo Stankovic e un discreto McLaughlin, viene da chiedersi che senso abbia tenere in squadra francesi, algerini e lituani di medio livello, quando gli altri Paesi partecipanti utilizzano le WSB per far crescere in un contesto più competitivo i futuri olimpici.

Nel turbinio di cambiamenti che stanno coinvolgendo la boxe non è dato sapere come saranno strutturate le prossime Series ma se l’Italia parteciperà certo servirebbe rivedere alcuni aspetti, dalla formazione del roster alla programmazione stagionale.

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