Boxe
Boxe, WSB: Kiev, fine corsa per i Thunder
Match di andata 4-1, se fosse stata una partita di calcio si sarebbe potuto dire “passaggio del turno ipotecato”. La boxe non è però nemmeno lontana parente della palla tonda, e la formula delle World Series of Boxing aiuta a tenere alta la tensione. I quattro punti, ottenuti da uno splendido Stankovic e compagni, erano comunque una buona base di partenza.
Il primo match era purtroppo una semplice esibizione, Daniele Limone non era infatti riuscito a rientrare nei limiti di peso e anche una eventuale vittoria avrebbe dato il primo punto della serata all’Ucraina. Non ci sono comunque particolari recriminazioni per un match che vedeva comunque il piemontese nettamente sfavorito. Per la cronaca Butsenko si aggiudica un incontro dove ha agevolmente fatto valere tecnica e mobilità nettamente migliori.
Subito dopo l’insipido aperitivo, ecco servito il piatto forte della serata: Lomachenko-Valentino. Un Mirko Valentino in serata di grazia -da Campione del Mondo qual’è stato- avrebbe, forse, potuto mettere in difficoltà colui che è considerato il numero uno pound for pound a livello AIBA. Si è però immediatamente capito che certo non questa sera si poteva impensierire l’ucraino, sia per meriti di Lomachenko che per un Valentino veramente molle, quasi l’ombra di se stesso. Nella prima ripresa il pugile di Marcianise sembrava quasi intimorito e Lomachenko con pochi, ma solidissimi, pugni prendeva il controllo del match; match che si complicava ulteriormente nel secondo round con Valentino che aveva una perdita di sangue e l’idolo di casa che aggrediva sempre più. Il monologo diveniva indiscutibile a partire dalla terza ripresa fino all’ultimo gong, quasi liberatorio per il boxeur dei Thunder.
Si poteva sperare qualcosa in più dal francese Tavares che affrontava Dmytro Mytrofanov. Le velleità del transalpino si basavano soprattutto sul precedente vittorioso della stagione passata, Miytrofanov veniva però da un’ottima stagione coronata dalla vittoria col britannico Freddie Evans. Il francese è autore di un incontro coraggioso con scambi a più riprese ma l’ucraino riusciva a contrapporre alla tecnica di Tavares un pugilato di maggior peso e consistenza. Il braccio che veniva alzato era nuovamente quello del pugile di casa. Per i Thunders il vantaggio accumulato all’andata si assottigliava a una sola lunghezza.
Sfumata la carta Tavares, era la volta del mediomassimo Abdelhafid Benchabla. Anche in questo caso l’avversario sembrava particolarmente ostico, Oleksandr Gvozdyk, bronzo olimpico e imbattuto nelle World Series. L’algerino cercava una misura lunga per poi attaccare in controtempo. Nella prima ripresa Benchabla riusciva a tenere il confronto e conquistava la preferenza di due giudici su tre. Nel secondo round Gvozdyk cercava maggior frequenza di colpi senza comunque mai mettere realmente in difficoltà il pugile di Dolce & Gabbana Italia Thunder. La terza ripresa era di enorme intensità e un paio di scambi a viso aperto scaldavano il pubblico di Kiev, l’incontro restava in grande equilibrio, l’esito del match e forse dell’intera semifinale si giocava negli ultimi due round. La stanchezza iniziava però a presentare il conto all’algerino e Gvozdyk capitalizzava una maggior resistenza atletica. L’incontro aveva un ulteriore sussulto nel finale con Benchabla a cercare un colpo risolutorio, la stanchezza però è eccessiva e gli Otomans portavano in cascina il quarto punto della serata.
La finale per i Thunder passava quindi per i guantoni di Tony Yoka, francese ventitreenne di maggior stazza del suo avversario Arkhypenko. L’ucraino partiva con grande furia agonistica ma Yoka sembrava avere una chiara maggiore pulizia pugilistica che, abbinata a una discreta mobilità di gambe e alla maggiore statura, portava il francese in casacca Thunder a iniziare il match nel migliore dei modi. Dopo due riprese vinte da Yoka, il match virava improvvisamente: l’ucraino tirava fuori un inatteso orgoglio portando la contesa in perfetta parità all’inizio dell’ultima e decisiva ripresa. L’ucraino decideva di cambiare la guardia e conquistava il centro del ring spinto da tutto il pubblico e dai compagni di team a bordo quadrato. Il finale era tutto in crescendo per il padrone di casa e il cappotto di Kiev determinava una triste fine avventura per il team di Damiani.