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Che spettacolo il sepak takraw!

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Ci sono due strane parole che nelle lingue di origine asiatiche si sono legate nel corso dei secoli ed hanno dato luogo ad uno sport spettacolare: il sepak takraw.

La disciplina, con origini risalenti addirittura nel XV secolo, si gioca similmente alla pallavolo, ma per colpire una palla fatta di rattan (intrecci di foglie di diversi tipi di palme), si possono utilizzare solo il capo e gli arti inferiori mandando la sfera aldilà di una rete posta ad un’altezza di 1,55 m da terra su una superficie di campo con lunghezza di 13,40 m e larghezza 6,10.

Le squadre che vi giocano, chiamate regu, sono formate da tre giocatori e per ottenere un punto debbono fare cadere la palla nel campo avversario, dopo aver imbastito un’azione di gioco articolata al massimo in tre tocchi (compiuti da un singolo atleta o da tutti i membri del team). Per ottenere la vittoria finale è necessario conquistare due set da 21 punti, in caso di parità dopo i primi due parziali verrà disputato un tiebreak dove la squadra che raggiungerà prima i 15 punti vincerà la partita.

L’impatto spettacolare di questo sport sta nell’osservare i giocatori di entrambe le selezioni alternarsi in tricks ed evoluzioni pazzesche, per giunta riuscendo a mantenere un equilibrio notevole soprattutto nelle fasi di ricaduta dopo salti notevoli e rovesciate ad altezze proibitive.

In Italia questo meraviglioso sport ha iniziato a prendere piede dal 2002, grazie alla nascita della Federazione Italiana Sepaktakraw che si prodiga per far conoscere l’antica disciplina asiatica all’interno del Bel Paese gestendo inoltre gli impegni di una giovane nazionale , ovviamente ancora nettamente inferiore ai livelli dei creatori e maestri del gioco asiatici.

Di seguito il link per osservare i giocatori di sepak takraw in azione, in particolare quelli di Thailandia e Malesia nella finale del Doha Open:

michele.cassano@olimpiazzurra.com

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