OXO: Istinto, azione e realtà
Sto lavorando ad altri servizi legati ad eventi importanti di cui vi comunicherò l’entità più avanti. Aspettando l’uscita di questi servizi, vi parlerò di uno studio da me realizzato sull’applicativo tecnico legato al gesto atto a parare i colpi durante il combattimento.
LE PARATE NON ESISTONO
La forma intesa come azione di parata, agli effetti è un eufemismo…..! Poiché nel combattimento prevedere dove arriveranno i colpi è più unico che raro. Esistono dei maestri e dei grandi campioni, che tuttavia riescono ad applicare anche questi meccanismi legati al parare i colpi dell’avversario. Intuito ? Allenamento ? Dote naturale ? Istinto? Può essere anche di tutto un po’. Ma in percentuale, nel mondo legato al combattimento, quanti sono quelli che possiamo considerare dei fuoriclasse? E’ proprio la stessa parola “fuoriclasse” (fuori dallo standard medio) a darci una risposta. Chi è al di sopra della media, non può essere preso ad esempio per quello che accade in un contesto generico legato a questa o ad altre azioni. Quindi un azione che venga giudicata efficace per tutti, può essere presa ad esempio da chi non rientra tra le persone con qualità nella media? A mio avviso no …! Può essere un obiettivo che ci si può prefiggere o consigliare ad atleti fortemente capaci ai quali indicare un cammino ancora più ampio. Tuttavia a mio avviso se si vuole dare un’efficacia a ciò che si insegna, bisogna basarsi su quella percentuale mondiale di maggioranza che presenta una capacità tecnica nella media. Se esaminiamo le guerre precedenti alle armi da fuoco, noteremo che quasi sempre le armate addestrate con movenze tecniche semplici ma efficaci, erano quelle che risultavano più vittoriose. Un esempio viene espresso nel brandire il Gladio Romano: un’arma di facile estrazione, che non necessitava grandi doti fisiche per essere utilizzato e facilmente brandibile. I Romani con armi simili a questa hanno conquistato mezzo mondo. Certo il numero contava molto, quanti più soldati possedevi e più possibilità di vincere avevi. Quindi il cerchio si chiude, poiché come detto poc’anzi stiamo parlando di nuovo di grandi masse di persone con capacità normali da addestrare al combattimento. Capito questo, secondo voi i Romani potevano permettersi addestramenti di anni per poter portare le truppe in battaglia ? O piuttosto si avvalevano di un addestramento breve ma intenso? Ma soprattutto, al di là dei fuoriclasse, l’addestramento mirava a tecniche di complicato utilizzo, o forse alla ricerca della massima efficacia in un gesto il più semplice ed istintivo possibile? Credo che tutti conosciamo già la risposta.
Detto questo, qual è la differenza che dobbiamo ricercare nei gesti difensivi in un combattimento? Il mio lavoro (prima come atleta e poi come insegnante), mi ha portato in un trentennio di pratica a sperimentare una vasta gamma di discipline da combattimento e arti marziali. La mia soluzione a questo quesito, sta nella ricerca di una differenza sostanziale tra: PARARE e RIPARARE …! Nel primo caso normalmente viene insegnato all’atleta di andare ad intercettare il colpo inferto dall’avversario e poi (contemporaneamente o in seconda azione) rispondere con un contrattacco. Viceversa nel secondo caso non insegniamo a percepire la realtà dell’aggressione (legate ad azioni di percussione) come un entità di ricerca di un tecnicismo atto a fermare la forza avversaria, ma più tosto come una realtà di evasione o protezione nei confronti dei colpi sferrati dall’avversario verso di noi. In pratica sarà più semplice insegnare ad un atleta come gestire lo spazio che si interpone tra sé e l’avversario, piuttosto che chiedergli di ricercare o intuire dove verranno espressi i colpi di quest’ultimo. Identifichiamo quindi le tre azioni elementari principali per attuare la premessa legata ad una azione di difesa dalle tecniche di percussione inferteci da un avversario:
1) Il Cieco
Chi non vede, pone le braccia davanti a se in modo da percepire lo spazio attraverso la tattilità. Quindi la nostra sarà un’azione che vede l’atleta porre le braccia davanti a sé (tese o semi tese alla larghezza delle spalle, tese o semi tese al di là della larghezza delle spalle, tese o semi tese a mani unite, tese o semi tese a braccia incrociate), anticipando, attendendo o spostandosi, rientrerà in percentuale casistica superiore, dove le possibilità di difesa (confronto ad una parata tradizionale) aumentino del 70%. Permettendo all’atleta (grazie allo sviluppo della memoria tattile) di fermare alla lunga distanza i colpi dell’avversario espressi con le braccia. Questa azione viene sviluppata cercando di intercettare gli arti superiori dell’avversario lì dove la forza d’impatto è arrivata al suo esaurimento, raggiungendo le articolazioni quando l’azione motoria è ad una distanza che permette alle braccia di toccarsi, ma avendo il viso lontano dal pericolo.
2) Il pauroso
Portare le braccia alla testa è un istinto primordiale di difesa inconscia. Come piegarsi su se stessi per coprire il corpo. Se qualcosa ci sfiora gli occhi, un meccanismo incondizionato di difesa dell’organo visivo, ci fa socchiudere o chiudere del tutto le palpebre. Questo meccanismo di difesa se esponenziato al resto del corpo, ci indica come il nostro corpo preferisca essere danneggiato agli arti, piuttosto che alla testa o agli organi vitali del tronco. Al di là dell’utilizzo delle armi, anche un pugno assestato a dovere in alcuni punti del corpo può procurare un decesso. Quindi lì dove esiste l’incognita scatta l’istinto. E l’istinto dice: <>. La domanda ora è: si può rendere un gesto istintivo un gesto tecnico? La risposta la troviamo nel gesto di salire e scendere la scale. In natura esistono delle strutture che possono essere paragonate lontanamente alle scale, tuttavia, non esiste realmente qualcosa che assomigli alla struttura architettonica che rappresentano. Se osservate un neonato, tra il primo e il secondo anno di vita inizierà a camminare. Questo gesto per quanto complicato richiede un lasso di tempo relativamente breve per essere assimilato. Viceversa se esaminate il gesto di scendere le scale, vi accorgerete che ci vorrà molto più tempo per conquistarne perfettamente la perfezione motoria (esattamente dai due agli otto anni), ma solo verso i 13 anni il ragazzo inizia ad avere delle capacità motorie tali da permettergli evoluzioni di discesa in velocità o a due gradini o più alla volta. Se in questo momento doveste esaminare voi stessi durante il gesto di scendere le scale, sono sicuro che dichiarereste essere questo un gesto istintivo, poiché durante quella azione motoria sentite di non dover riflettere sul movimento che state compiendo. Ma se un gesto meccanico può diventare istintivo, un gesto istintivo potrà diventare meccanico? Esaminando la questione da un punto di vista d’apprendimento, imparare da zero un movimento è più difficile che fare un movimento che istintivamente abbiamo già in noi (come tra il camminare e lo scendere le scale). Quindi per me sarà molto più facile lavorare sull’insegnamento di un gesto istintivo (modificato per essere utilizzato come gesto tecnico da combattimento), piuttosto che dover lavorare su una movenza completamente estranea alla gestualità quotidiana di una persona, meccanizzando all’infinito il gesto tecnico fino a quando non riesce alla perfezione. Quindi le movenze istintive che trasformeremo in tecniche da combattimento, sono quelle che ho nominato con l’appellativo: Il pauroso ..! E riguardano tutte quelle gestualità istintive legate al proteggere le parti vitali sia con gli arti superiori che con quelli inferiori, e anche con movenze basculanti del tronco o di fuga, atte ad avere una percezione di distanza e di sicurezza durante l’attacco avversario.
3) Il coraggioso
Lì dove il contatto del Cieco e le coperture del pauroso falliscono, c’è la soluzione della tecnica del coraggioso. Tuttavia non fatevi ingannare dal nome, poiché il gesto non è dettato dal coraggio ma ben sì dal buon senso. Infatti i gesti di percussione per esprimere le loro potenzialità offensive devono sfruttare un affetto di caricamento meccanico e di spinta cinetica data dall’ancoraggio del corpo al suolo e da una posizioni di massima stabilità. Questo permette all’aggressore durante la gestualità legata allo sferramento di un colpo, di accumulare forza attraverso un meccanismo basato su un movimento di spinta dal basso verso l’alto degli arti inferiori. Questo solitamente fa si che il massimale della forza espressa avvenga attraverso il caricamento di un arto in una traiettoria aerea nella quale la forza attraverso l’accelerazione acquisti massa (espressa in kilonewton). Quindi se noi invece di proteggerci o cercare la forza dell’avversario per assorbirla, accorciassimo la distanza arrivando naso a naso con esso, non potrebbe avvenire nessun caricamento e quindi nessun movimento aereo che esprima alcun tipo di forza. Questa soluzione vista dall’esterno apparirebbe ad un occhio non esperto, come un gesto di coraggio, poiché vedrebbe l’atleta scagliarsi contro il suo avversario, da qui il nome derivato. Tuttavia questa tecnica assume nel contesto del combattimento un parametro che vede l’atleta costretto ad afferrare l’avversario in atteggiamenti legati alla lotta, poiché l’avversario per poter esprimere il suo potenziale legato alle percussioni, cercherà di riacquistare distanza. Quindi la soluzione per la quale questo non avvenga è quella di portare il combattimento su un piano differente, nel quale per neutralizzare i colpi avversari, una volta accorciata la distanza si passerà alle tecniche corpo a corpo.
In realtà queste 3 azioni possono essere mischiate tra loro, oppure si può adottarne una sola, a seconda di quello che più istintivamente ci viene da fare. Anche se ho appena finito di dire che parare è un eufemismo, non è detto che nell’atto dell’apprendimento propedeutico, io non lo insegni. Questo perché la parata anche se è un gesto estremamente difficile da applicare in un contesto di combattimento reale. Può essere applicata come gesto di crescita delle capacità di reazione, poiché è proprio dalla ricerca costante del gesto più complicato che nasce la facilità d’applicazione del gesto più semplice.
La settimana prossima discuteremo di questo evento importantissimo nel MMA Mondiale, UFC 159: Jones vs Sonnen …..!