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‘Italia, come stai?’: ritmica sempre al vertice; disastro judo

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Un fine settimana positivo per l’Italia grazie a ginnastica ritmica, tennis e scherma. La pesante nota negativa è rappresentata dal judo.

C’era grande attesa per la prova di Coppa del Mondo di ginnastica ritmica che si è disputata a Pesaro. Lo scorso quadriennio, infatti, fu dominato dalla nazionale italiana che colse tre medaglie d’oro iridate consecutive dal 2009 al 2011, prima di chiudere degnamente un ciclo memorabile con il bronzo delle Olimpiadi di Londra 2012. Quella squadra si è estinta con lo spegnimento della fiamma olimpica londinese. Elisa Santoni, Anzhelika Savrayuk, Romina Laurito ed Elisa Blanchi hanno detto basta. Di quel magnifico Dream Team sono tutt’ora presenti le sole Marta Pagnini e Andreea Stefanescu, cui si sono aggiunte le giovani Chiara Ianni, Camilla Patriarca e Camilla Bini. Ebbene, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia: pur con una squadra completamente rinnovata e ringiovanita, l’Italia è rimasta saldamente ai vertici della specialità. E’ vero, mancavano le rivali di sempre della Russia ed alcune nazionali non erano presenti con la formazione migliore; eppure i punteggi fatti segnare dalle azzurre dicono di una squadra in grado di ambire al podio in qualsiasi competizione internazionale, a partire dai Campionati Europei di fine maggio a Vienna. Onore, dunque, ad un’allenatrice instancabile come Emanuela Maccarani, riuscita a plasmare in pochi mesi un nuovo gruppo di caratura mondiale.

Nel tennis accogliamo con grande piacere il ritorno alla vittoria di Francesca Schiavone dopo 11 mesi. La Leonessa era entrata in un tunnel senza fondo, in crisi di gioco e risultati. Con la consueta tenacia che ha caratterizzato la sua carriera, tuttavia, a 33 anni la milanese ha saputo rinascere, ricostruendo con pazienza il proprio tennis e ritrovando nuova linfa dalla convocazione in Fed Cup. E’ probabile che l’aver ricoperto il ruolo di riserva mentre le compagne Sara Errani e Roberta Vinci trascinavano l’Italia in finale, deve aver pungolato non poco l’orgoglio della Schiavone, decisa a ristabilire le antiche gerarchie. Più volte la vincitrice del Roland Garros ha dichiarato di voler continuare a giocare sino alla soglia dei 40 anni: un fisico ancora integro ed una cura maniacale della preparazione fanno pensare che un’ipotesi di questo tipo sia fattibile. Difficile che l’azzurra possa tornare a vincere degli Slam, ma resta comunque una tennista in grado di valere ampiamente una top20 nel ranking WTA.

I successi della scherma non fanno quasi più notizia, con l’Italia che ha dominato a Seul nel fioretto maschile sia nella prova individuale (Andrea Cassarà) che in quella a squadre. “Solo” un terzo posto, invece, per il fioretto femminile, con Arianna Errigo, leader della classifica generale, che ha ceduto alla giovane Carolina Erba, al primo podio stagionale. Importante, poi, anche la terza piazza di Bianca del Carretto nella spada, disciplina dove non manca di certo il talento alle nostre portacolori: serviva una scossa ed è arrivata.

E veniamo alla nota dolente. L’Italia del judo è uscita con le ossa rotte dagli Europei di Budapest, soprattutto in campo maschile. A Londra si era vista una nazionale frizzante, combattiva, capace di vincere un bronzo con Rosalba Forciniti e sfiorarne altri due con Elio Verde e Giulia Quintavalle. Sono trascorsi nove mesi da allora, l’involuzione è palese. Tra gli uomini il solo ad aggiudicarsi due incontri è stato Walter Facente, settimo tra i -90 kg; tutti gli altri eliminati al primo turno, spesso contro avversari sulla carta inferiori dal punto di vista tecnico. Qualcosa non quadra. Come avevamo già detto (clicca qui per l’approfondimento), una soluzione potrebbe essere rappresentata dall’affidarsi ad un tecnico francese, anche se la principale causa della debacle ungherese è di natura economica. I nostri atleti, infatti, quasi sempre sono costretti a pagarsi di tasca propria dei brevi stage per allenarsi all’estero: mancando il confronto con le scuole migliori come quelle transalpina e nipponica, emergere risulta sempre più arduo. Soffermandoci sui singoli, Elio Verde paga lo scotto del cambio di categoria, mentre il promettente Domenico Di Guida rappresenta un prospetto interessante su cui investire verso Rio 2016. Ci si aspettava oggettivamente qualcosa in più da Andrea Regis.
In campo femminile è andata leggermente meglio, con Odette Gioffrida (la più bella rivelazione di un Europeo dai contorni grigi) ed Edwige Gwend giunte ad un passo dal podio. Nel complesso, tuttavia, l’Italia ha chiuso la rassegna continentale con zero allori e la triste consapevolezza di remare ormai nelle posizioni di rincalzo. Non sarà una risalita agevole.

federico.militello@olimpiazzurra.com

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