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Judo, zero vittorie in due giorni per gli uomini; Gwend quinta senza rimpianti

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Fabio Andreoli, Elio Verde, Andrea Regis, Augusto Meloni, Massimiliano Carollo e Luca Poeta. Cosa hanno in comune questi judoka azzurri? Nessuno di loro ha superato un solo turno agli Europei di Budapest, chi contro avversari superiori, chi con altri decisamente alla portata. Un bottino a dire il vero desolante per il movimento tricolore.

Trarre bilanci affrettati sulla nuova gestione che vede l’olimpionico Pino Maddaloni nel ruolo di direttore tecnico potrebbe sembrare azzardato, considerando che è in atto un profondo ricambio generazionale con diversi atleti che stanno disputando la loro prima presenza di questo livello in campo internazionale. Eppure quest’ultimo non deve rappresentare un alibi: se non si riesce a vincere neppure un incontro, il problema travalica decisamente i confini dell’esperienza per affondare nella melma delle crepe organizzative e strutturali. Qualcosa non va a livello di scuola, partendo dalla base, dall’insegnamento della tecnica del judo ai più piccoli. Uno sport che negli ultimi 10 anni si è evoluto come non mai, con la forza fisica che è diventata una componente primaria per emergere. Il movimento italiano, invece, pare non essere riuscito a stare al passo dei tempi, ritrovandosi spaesata dinanzi all’ascesa prorompente di alcune nazionali che in passato potevano contare su una tradizione ben inferiore alla nostra.

Eppure i talenti non mancano, perché tali devono considerarsi i vari Elio Verde, Andrea Regis o quel Domenico Di Guida che vedremo impegnato domani nei -100 kg nel suo debutto europeo. Tuttavia l’impressione è che contro determinati avversari, in questo momento, ci sia ben poco da fare.

Mentre l’Italia piange, a sorridere e strappare bottiglie di champagne sono i nostri cugini d’Oltralpe. La Francia da diversi anni rappresenta una consolidata potenza a livello mondiale, trend confermato in questa rassegna continentale dove ha conquistato la bellezza di sette medaglie, di cui ben due d’oro. Fin troppo facile dire che i transalpini dovrebbero costituire il nostro modello da seguire, magari organizzando raduni e collegiali nei loro centri di allenamento o, meglio ancora, affidandosi ad un direttore tecnico di scuola francese che sia in grado di garantire un’autentica rivoluzione nell’organizzazione e sviluppo del judo italiano.

Come detto, tuttavia, per il momento bisogna continuare ad avere fiducia nel nuovo corso intrapreso da Pino Maddaloni, al quale va dato atto di aver puntato senza paura su un gruppo giovane e rinnovato. La strada verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 è appena iniziata, ma il lavoro che attende il 37enne partenopeo richiederà gli straordinari.

Decisamente migliore il rendimento del settore femminile. Non è arrivata la medaglia (e non arriverà, dato che non vi saranno azzurre presenti nei – 78 e nei +78 kg), ma anche oggi un quinto posto. A sfiorare il podio è stata Edwige Gwend nei – 63 kg. Un piazzamento senza rimpianti per la 22enne di origine camerunense: approdata in semifinale dopo aver superato avversarie inferiori dal punto di vista tecnico, l’italiana nulla ha potuto contro la formidabile francese Clarisse Agbegnenou, sinora imbattuta nel 2013, prima di inchinarsi nella finale per il bronzo all’israeliana Yarden Gerbi, atleta che lo scorso anno giunse seconda. Un turno superato per la promettente Valentina Giorgis, mentre si è chiuso al primo incontro l’Europeo di Giulia Cantoni e Jennifer Pitzanti nei -70 kg.

Domani ultime gare individuali prima delle prove a squadre di domenica. Walter Facente (-90), Lorenzo Bagnoli (-90) e Domenico Di Guida gli azzurri impegnati. Inutile parlare di medaglie: ci accontenteremmo di eliminare il numero zero dalla casella vittorie.

federico.militello@olimpiazzurra.com

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