Ciclismo

Parigi-Roubaix, i bocciati: Boasson, Phinney, Pozzato…

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Non solo note positive, ovviamente. Anche la Parigi-Roubaix ha i suoi bocciati, tra cui, purtroppo, bisogna annoverare alcuni italiani.

Quando approdò tra i professionisti, nel 2008, Edvald Boasson Hagen veniva indicato come un potenziale fenomeno. Cinque anni dopo, il suo palmarès, pur di assoluto rispetto, è un po’ più sguarnito di quanto ci si aspettasse allora: la Parigi-Roubaix di ieri è stata un’altra giornata negativa per questo norvegese che sarebbe potuto (e dovuto) essere l’erede di Thor Hushovd. Il tempo, comunque, è ancora dalla sua parte.

Un altro atleta che avrà ampie possibilità di riscatto, grazie alla carta di identità particolarmente favorevole, è Taylor Phinney. Ci si aspettava molto dallo statunitense della BMC, che però è scivolato oltre la ventesima posizione: ad Arenberg è un fuoco di paglia, ma, ripetiamo, avrà davvero tantissime occasioni per rifarsi.

E poi ci sono gli italiani. Non che gli appassionati del nostro ciclismo avessero chissà quali attese per questa corsa: le difficoltà degli azzurri, indipendentemente dal team di appartenenza, nelle grandi classiche sono sotto gli occhi di tutti già da qualche stagione. Però fa male dover scendere fino al ventunesimo posto di un comunque dignitosissimo Luca Paolini, limitato da una foratura che lo priva della top ten,  per trovare il primo Tricolore. Dietro di lui, un Filippo Pozzato che non potrà essere contento di questa campagna del Nord. Il vicentino di Sandrigo era senz’altro la carta migliore, in casa Italia, da calare per queste corse, ma finora i risultati sono drammaticamente mancati e solo raramente lo si è visto nelle prime posizioni del gruppo, pronto a reagire ai-tanti-attacchi dei rivali. Così non va. Dagli altri, realisticamente, non era lecito attendersi sfracelli e questo racconta molto dell’attuale situazione del pedale tricolore.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

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