Seguici su

Scherma

Scherma: intervista ad Alberta Santuccio, la regina del fair play

Pubblicato

il

Mettere da parte una stagione problematica, al di sotto delle proprie aspettative, tirare fuori tutto ciò che di buono si ha dentro per trascinare le proprie compagne a un bronzo meritatissimo, che forse sta anche un po’ stretto alla spada femminile italiana.
La scherma è bella anche perché racconta storie così, come quella di Alberta Santuccio, classe da campionessa di tecnica e sportività.
Ha messo 20 stoccate in tre minuti nella finale per il terzo posto, un’enormità, ribaltando un assalto che la vedeva partire in svantaggio, e ha ammesso, senza esitazioni, di aver toccato con la punta per terra, togliendosi una botta e guadagnandosi con pieno merito un premio per il fair play.
Olimpiazzurra l’aveva intervistata a inizio stagione ed è tornata a parlare con lei dopo il suo mondiale giovani di Porec.

Olimpiazzurra: 18esima individuale, bronzo a squadre. Come valuti il tuo mondiale?
Alberta Santuccio: «Credo che sarebbe potuto andare sicuramente meglio per quanto riguarda l’individuale, però mi ritengo soddisfatta per la prova a squadre».

OA: Oltre ai risultati, quello che ha colpito, è stato il tuo ultimo assalto nella finale a squadre contro gli Usa. In tre minuti hai messo 20 stoccate. Nella spada è una roba da Guinnes dei primati. Come hai fatto?
AS: «In effetti 20 stoccate sono tante, ma era tanta anche la voglia di prendere una medaglia. Mi sono voluta riscattare dopo l’assalto perso con la Russia alla priorità. E ho fatto di quell’incontro la carica per affrontare gli Stati Uniti. Inoltre avevo tutto il tifo della squadra che sicuramente mi ha aiutata».

OA: Al termine della gara sei stata premiata per il fair play. Hai rinunciato a una stoccata confessando di aver toccato con la punta per terra. Complimenti, non è da tutti. Ti è venuto spontaneo? Lo rifaresti?
AS: «Sì ho ricevuto il premio fair play e mi ha fatto molto piacere, anche se credo che ciò che ho fatto io dovrebbero farlo tutti quanti e che la mia non dovrebbe essere un eccezione ma la norma! Perché lo sport è anche questo: onestà! Sì, sicuramente lo rifarei, come l’ho sempre fatto d’altronde!».

OA: Dopo la semifinale persa per una sola stoccata al minuto supplementare con la Russia ti è scappata qualche lacrima. Rabbia, delusione o la consapevolezza che avresti potuto gestire meglio il vantaggio della priorità?
AS: «Sicuramente avrei potuto gestire un po’ meglio quell’ultima stoccata, però davanti avevo comunque un’atleta validissima. Avevamo tirato bene entrambe tutto l’assalto, purtroppo però è andata così. Sicuramente a fine incontro avevo un po’ di tutto, tra rabbia, delusione, lacrime e consapevolezza che avrei potuto mettere anche quell’ultima botta. Allo stesso tempo sono contenta però che ci siamo avvicinate così tanto alla Russia che era la squadra più forte. Abbiamo tirato tutte quante benissimo,siamo state una vera squadra».

OA: La tua è stata una stagione particolarmente difficile, forse anche tu ti aspettavi qualcosa di più. Dopo la prova negativa agli Europei di Budapest avevi citato su Facebook una frase della canzone con cui Marco Mengoni ha vinto il Festival di Sanremo: “Sostengono gli eroi, se il gioco si fa duro è da giocare”. Hai cercato una spiegazione per l’assenza dei risultati che avresti voluto?
AS: «Sì, purtroppo questo non è stata una grande stagione anzi… In questi mondiali sicuramente puntavo ad altro ma purtroppo individualmente non è arrivato. Ho citato quella canzone perché, come ho già scritto, non mollo e sono ancora qui a “giocare”! Credo che nella carriera di un atleta esistano anche i momenti bui, la bravura però sta nell’andare avanti e nel cercare di rialzarsi anche nelle difficoltà peggiori. Bisogna solo volerlo».

OA: A questo mondiale, invece, hai tirato decisamente bene, sia nella sfortunata prova individuale che in quella, splendida, a squadre. Si è riaccesa la luce?
AS: «A questi mondiali sapevo di non essere al 100% mentalmente però ho provato a tenere l’interruttore il più possibile in ON, adesso si lavora però per mantenere questa modalità».

OA: Sei una classe ’94, hai ancora un anno da under 20, poi il grande salto. Come ti stai approcciando al passaggio di categoria?
AS: «Sì, ho ancora un anno da under 20 e spero di farmi valere ancora in questa categoria. Per il grande salto ci sto lavorando, non ho paura, e a piccoli passi spero di raggiungere i miei obbiettivi che sicuramente comprendono anche iniziare a far parte di una squadra assoluta».

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità