Pallavolo
Volley, finale scudetto: Trento diesel, Piacenza dura poco
Lo spettacolo è iniziato. La finale scudetto di volley maschile ha emesso i primi verdetti: Trento ha vinto gara1, Piacenza è in salute, avremo una serie molto combattuta.
Tre pilastri importanti, maturati in due ore di gioco e che hanno messo d’accordo un po’ tutti gli appassionati (meno i tifosi, ovviamente). I Campioni del Mondo fanno gioire il loro palazzetto gremito al massimo (4205 persone) e si portano in vantaggio nella serie. La Copra Elior è combattiva, volitiva, ha energie e un parterre di rilievo per mettere in difficoltà il roster trentino. Le due formazioni sostanzialmente si equivalgono, quindi ne vedremo davvero delle belle.
L’analisi dell’incontro di ieri è molto semplice: gli emiliani sono partiti a razzo, hanno sfruttato al meglio il servizio, loro arma prediletta, e con battute potenti e pepate hanno messo in difficoltà la ricezione avversaria aggiudicandosi il primo set. A quel punto Stoytchev capiva cosa fare per sistemare il problema: arginare De Cecco nel palleggio di risposta, allontanarlo dalla rete e mettere in difficoltà nell’alzata ai compagni. La missione è ampiamente riuscita fin dal secondo set, accompagnata da un servizio salito gradualmente di intensità: praticamente hanno vinto la partita ribaltando il punto di forza di Piacenza. Quest’ultima, tra l’altro, cadeva dalla linea di battuta, iniziava ad essere troppo fallosa (21 errori totali) e il sipario calava sul match.
Altra ragione della vittoria dei padroni di casa è stata il super braccio di Jan Stokr. Partito in sordina, il martello si è ampiamente rifatto quando è entrato in posizione 3 e da quel momento è stato incontenibile: la difesa biancorossa non ci ha capito più nulla e lui ha avuto vita abbastanza facile: 17 punti (solo 44% in fase offensiva, ma pesano alcuni palloni del primo parziale), due bei muri e quattro aces (la metà di quelli di squadra e indice di quanto si è detto prima). A dare ulteriore ragione della supremazia trentina in tutti i fondamentali ci pensano gli otto muri di Mitar Djuric: le sue stampate annichiliscono ogni tentativo di rimonta. Per Kaziyski non è una novità farne 16, ma ieri pomeriggio i suoi attacchi sono pesati nei momenti cruciali. Certo se non ci fosse stato Raphael a intravedere i buchi nelle maglie piacentine magari parleremmo di altro: il brasiliano ha servito i compagni egregiamente e ha capito bene il gioco che serviva adottare nelle varie situazioni del match. Sottotono Juantorena, ma sappiamo bene che è capace di esplodere da un momento all’altro.
I ragazzi di Monti, però, non hanno praticamente mollato. C’è solo una cosa da imputare loro: di non essere riusciti a controbattere punto su punto. Sono sostanzialmente mancati in ricezione, ma è da che sono nati tutti i problemi in attacco. Sontuoso Fei (16), davvero onnipresente, galattico Simon (78% in attacco). Proprio il cubano potrebbe essere la carta in grado di scombinare i piani di tutta la serie, soprattutto se i suoi muri dovessero aumentare di intensità. Zlatanov non ha certamente giocato uno dei migliori incontri della sua carriera per i motivi già ampiamente citati, e forse proprio lì si sono decise le sorti di Piacenza in fase offensiva.
Appuntamento a domenica (ore 17.30, diretta RaiSport1) per la seconda parte del film tricolore.
stefano.villa@olimpiazzurra.com