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Volley, la lettera-denuncia di Paola Croce: “Non ci pagano!”

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“(IR)REGULAR SEASON giunta al termine”, è la frase sta già girando da diversi giorni sul web. Squadre costrette al ritiro, giocatrici non pagate o pagate in piccola parte rispetto a quanto accordato ad inizio stagione, penalizzazioni irrilevanti, soldi che non arrivano e che non si vedono, controlli mancati (inutile trovare giri di parole).

Ragazze costrette ad abbandonare franchigie, a trasferirsi, per poi magari trovare la stessa situazione di prima. Trattate come se fossero l’ultima ruota di un carro che, invece, sono loro a guidare. Diciamocelo chiaramente: se loro non ci fossero, non ci sarebbe nemmeno lo spettacolo.

Finalmente una pallavolista è venuta allo scoperto e ha deciso di parlare e mettere le cose bene in chiaro. Ed è un pezzo da novanta: Paola Croce, il libero della Nazionale.

Lo ha fatto per mezzo del sito Volleyball.it, ormai diventato vero paladino nella lotta contro queste paradossali situazioni. Dopo aver sollevato il caso Crema, dopo aver smascherato le magagne di Modena, dopo aver alzato il polverone Giaveno (30% di stipendi pagati, poi smentiti dal patron che si è difeso dietro al 44.7%, come se cambiasse qualcosa), dopo aver parlato di Chieri.

Quello che avremmo voluto tanto dire, lo dice già Paola Croce. E le sue parole hanno sicuramente molto più peso delle nostre. Come ultima premessa, ricordiamo che lei è andata via dalla Modena sparita e si è accasata ad Urbino che non ha ancora rispettato gli accordi economici presi. Speriamo che altre ragazze si accodino e che la situazione inizi a cambiare… Quantomeno vogliamo dei playoff “sani”. Che poi succederà dalle semifinali, visto che solo 4-5 squadre sono “sane” (crediamo e speriamo).

Spazio alla lettera della Croce:

Da due giorni si è ormai conclusa la mia vicenda sportiva in questa incresciosa stagione 2012/2013. Credevo d’aver visto e vissuto a Modena la mia peggiore esperienza, invece, come spesso accade, al peggio non c’è mai fine. La descrizione di quanto accaduto, seppur molto interessante nella sua assurdità, la darò a tempo dovuto.
Ora è però mia premura rendere noto che, la decisione di andarmene da Urbino, maturata negli ultimi giorni dei quasi 70 lì trascorsi è stata presa solo ed unicamente perché non sono stati rispettati gli accordi economici presi.

 

Oltrepassando per il momento i dettagli relativi alla mia personale esperienza ad Urbino, che per onor di cronaca va a sommarsi in maniera paradossale all’imbarazzante parentesi modenese, purtroppo tristemente nota, colgo l’occasione per esprimere alcuni pensieri relativi alla realtà della pallavolo italiana.

Ogni giorno si leggono comunicati relativi alle situazioni economiche delle società in un frenetico susseguirsi di denunce e smentite, presunte o reali, di stati di insolvenza di clubs nei confronti delle proprie tesserate. In questa fumosa situazione qual è la reale direzione presa dal nostro movimento?!?

Voglio rendere note le amare riflessioni che ho maturato a tal proposito ma, prima di esporre la mia denuncia, è doverosa premessa sottolineare come, in 11 stagioni di professionismo in serie A, io abbia avuto la fortuna di giocare per clubs che hanno sempre e regolarmente pagato: Perugia, Bergamo, Piacenza (allora Rebecchi), Cannes e Modena, nel mio primo anno.

Durante questi anni la mia esperienza nella pallavolo mi aveva portato a pensare che un’atleta dovesse dedicarsi solo ed unicamente alle questioni sportive: allenarsi e dare il massimo in palestra e in campo perché, ad eventuali problematiche di altro tipo, avrebbe provveduto il proprio procuratore.

Attualmente, quando ci si incontra tra noi atlete, il primo discorso non riguarda più questioni attinenti al campionato e al nostro rendimento ma verte solo ed esclusivamente su questioni economiche. Per intenderci le domande che ci facciamo sono inevitabilmente “come stai?!? Ti pagano?!? Quanti stipendi hai percepito?!?”…

 

Ma cosa sta succedendo??? Stipendi pagati al 20/30%. Ma queste atlete, che hanno percepito così poco, pensate si siano allenate il 20/30% dei giorni?
Pensate che abbiano un contratto a prestazione? (ovvero tanto ti alleni, tanto giochi e tanto percepisci)?
Vi chiedo: secondo voi avrebbero mai firmato contratti ad inizio stagione sapendo di percepire tali percentuali rispetto al totale pattuito?

Credete voi società, dirigenti, Lega e quanti altri che per il semplice fatto che siamo giocatrici e per la ragione che facciamo della nostra passione il nostro lavoro siamo tenute a tollerare qualsiasi cosa?
Noi dilazioniamo il nostro stipendio in 10 mensilità quando, ad una società, per iscriversi alla stagione successiva, è sufficiente aver pagato soltanto il 70% degli stipendi relativi al campionato precedente; e il nostro restante 30%?!?

Dovremmo forse intenderlo come una sorta di bonus lasciata a discrezione delle società?!?
E noi atlete?!? Mah si dai… ci sono le camere di conciliazione o gli assegni post-datati.
Ma cosa sta succedendo?!
L’opinione pubblica è al corrente di queste dinamiche?!? E il pubblico che riempie gli spalti la domenica per assistere alle partite e tifare la propria squadra, magari anche il 26 di dicembre, visto che ci alleniamo anche il giorno di Natale per dovere di cronaca, è a conoscenza di tutto questo?!

Me lo domando perché, quando a Modena si è capito “l’inciucio”, noi atlete, staff e pubblico siamo diventati una cosa unica. Quel momento per me è stato emblematico ed ha simboleggiato ciò che, a mio modo di vedere, dovrebbe rappresentare la vera essenza dello sport.
Credo si sia arrivati al paradosso e qualcosa si dovrà pur fare nell’immediato. Prendete queste parole come un mio semplice e personalissimo pubblico e amaro sfogo.

È Paola Croce a parlare ma credo che, nel farlo, tante giocatrici, italiane e non, si rispecchieranno. Restituiteci la nostra pallavolo, il rispetto e la voglia di ritornare in palestra così come forse è ancora nel maschile (ma questo è un altro discorso…)!

La mia partenza da Urbino a pochi giorni dalla fine della stagione vuole essere un gesto, e spero sia servito a qualcosa! Rimanere sarebbe stato ancora una volta un voler sottostare implicitamente a questa situazione.

Con affetto.
P.S.: A tal riguardo ringrazio vivamente le mie splendide compagne di Urbino, lo staff ed i tifosi per l’affetto e la vicinanza che mi hanno dimostrato
”.

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