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Volley, scudetto: le doti di Piacenza mettono in scacco Trento

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Che sarà una serie lunga, come era nelle previsioni, è un dato ormai certo. Comunque finirà gara3, la finale scudetto di volley maschile si trascinerà quantomeno fino a gara4. Il prorompente successo di Piacenza, maturato nel pomeriggio di ieri, è un frullato di tenacia, di tecnica, di forma fisica alla cui base sta un concetto abbastanza semplice ma sempre molto difficile da mettere in pratica: la squadra.

La Copra, lungo tutta la stagione, si è riscoperta partita dopo partita, si è unificata sempre di più, è riuscita a trovare i suoi meccanismi, a creare quell’amalgama che pesa tantissimo a questi livelli. In sostanza Monti ha “incollato” insieme tutti i suoi ragazzi e proprio grazie a quest’arma sta tenendo testa alla corazzata Trento. Sì, provare a battere lo squadrone per eccellenza con la sua stessa strategia: quella del sestetto (più panchina) perfetto. A nostro giudizio, sembra proprio questo il motivo principe che ha portato i biancorossi a trionfare in Challenge Cup e che li sta facendo lottare per il tricolore.

 

Non era facile uscire dalle sabbie mobili di gara1, gettata al vento dopo un primo set impeccabile. Ma proprio la batosta di tre giorni fa ha consentito agli emiliani di capire come poter battere l’Itas. Pazientare, non strafare, giocare la propria pallavolo e ribattere colpo su colpo: queste sono le ricette da seguire per confezionare il successo.

La svolta tecnica è sempre la solita: il servizio. Se giovedì Piacenza lo aveva sfrutto al meglio nel set d’apertura, prima di scivolare e vederselo girato dagli avversari, questa volta è accaduto esattamente il contrario. Nel secondo parziale si è capito che il match sarebbe volato nelle mani dei padroni di casa: 11 aces, battute pungenti e ricezione trentina sempre in difficoltà.

Altra motivazione del successo è il recupero di un grandissimo Zlatanov, un po’ appannato in gara1 ma stratosferico nel debutto casalingo. 19 punti, 56% in fase offensiva, una presenza estremamente costante. Se questo sarà il suo braccio anche nelle prossime uscite allora sarà davvero difficile fermarlo. Simon continua ad impressionare, Fei è la solita bandiera, De Cecco è indubbiamente il miglior palleggiatore in circolazione, Holt è davvero molto presente sottorete. Aggiungiamoci il contributo confortante del monumento Papi e l’ingresso dalla panchina di Luca Vettori (disarmante quando subentra in corsa) e ritorniamo al discorso di squadra fatto in precedenza.

 

C’è una cosa, però, che nessuno ti insegna. O la hai, o non la hai: la cattiveria agonistica. Quella che ha consentito a Piacenza di recuperare da 8-1 nel quarto set, quella che le ha permesso di lottare punto a punto nel finale di quel parziale, di non abbattersi dopo quattro match point annullati e di ritrovare le forze per infilare il quinto e portarsi a casa il successo.

Abbiamo una grande serie, amici della pallavolo. Gustiamocela fino in fondo. Col benestare dei tifosi. A Piacenza ancora ben memori di quanto successe nel 2008-2009, in finale con Trento, quando arrivò il primo storico (e unico) scudetto.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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