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Calcio: il pagellone della Serie A 2012-2013

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La Serie A 2012-2013 va in archivio con la Juventus campione d’Italia e Palermo, Siena e Pescara in Serie B. In attesa della Confederations Cup e della solita bollente estate del calciomercato, ecco il pagellone del campionato appena terminato, con le compagini in rigoroso ordine alfabetico.

Atalanta, 6: quaranta punti, minimo sindacale per una stagione tuttavia tranquilla e mai vissuta con lo spettro della retrocessione. Ottime le prestazioni di Jack Bonaventura, ormai destinato ad una big, mentre la difesa ha patito l’addio a gennaio di Peluso. Minutaggio non altissimo per il talento Giuseppe De Luca, arrivato in inverno dal Varese, ma il 21enne ha dimostrato comunque le sue qualità.

Bologna, 6.5: escludendo un finale da cancellare, va sottolineato il grande lavoro di Stefano Pioli alla guida dei rossoblù. Diamanti inventa, Gilardino (scommessa vinta con 13 gol) finalizza e c’è la grande sorpresa Kone: stagione positiva, missione non semplice dopo l’addio di Marco Di Vaio.

Cagliari, 7.5: se non è un miracolo, poco ci manca. I sardi senza stadio, senza presidente e praticamente senza pubblico in quel di Trieste conquistano 47 punti (pur perdendo 3-0 a tavolino con la Roma) e lanciano sul grande palcoscenico italiano Marco Sau, già in ottica Nazionale. Impossibile non citare, poi, le parate di Agazzi e la costanza di Nainggolan.

Catania, 7.5: stagione da incorniciare per mister Maran e per la dirigenza etnea. In primis per il record di punti (56), l’Europa sfiorata e la conferma ad alti livelli dei vari Bergessio, Gomez e Barrientos (orchestrati saggiamente dal faro Lodi), in secondo luogo per la retrocessione dei cugini rosanero, con tanto di “funerale” celebrato durante il Derby di ritorno.

Chievo, 6: solito campionato silenzio ma efficace per i clivensi. 45 lunghezze, salvezza conquistata di fatto a metà aprile vincendo a Pescara e un Thereau in stato di grazia che frutterà alla dirigenza una bella somma in caso di cessione. Unica nota poco lieta la perdita di Sorrentino a gennaio, finito poi in Serie B con il Palermo, ma il Bentegodi adesso già sogna la stracittadina con l’Hellas.

Fiorentina, 8: il calcio più bello di tutta la Serie A si è visto a Firenze. Jovetic, Ljajic, Borja Valero, Pizarro, Aquilani, Cuadrado: una compagine ricca di talento, quarta solamente a causa dell’inesperienza e di qualche scivolone di troppo (esempio emblematico il ko interno a gennaio contro il Pescara). Vincenzo Montella, che aveva dimostrato buone cose a Roma e aveva convinto a Catania, si consacra definitivamente e la dirigenza merita la palma di miglior società per quanto riguarda il calciomercato. A partire da Toni, scommessa più che vinta, passando per la solidità difensiva di Gonzalo Rodriguez e finendo con Giuseppe Rossi, tornato ieri in campo dopo uno stop che durava da ottobre 2011 e già carico a mille in vista del prossimo anno.

Genoa, 5: l’obiettivo salvezza è stato raggiunto, ma per i rossoblù va in archivio una stagione da dimenticare il prima possibile. Squadra rivoluzionata ad agosto e a gennaio, due cambi di allenatori e un super Immobile troppe volte costretto a partire dalla panchina. Preziosi deve cambiare rotta, o lo aspetta la fine di Zamparini.

Inter, 4: il voto è fin troppo alto, ma perché c’è l’attenuante degli infortuni e, comunque, la prova che fino a novembre la rosa al completo lottava per le posizioni di vertice, dopo aver espugnato lo Juventus Stadium. Per Andrea Stramaccioni, però, è una debacle totale: la differenza reti recita il segno meno, il nono posto significa Coppa Italia già dal 17 agosto e le sedici sconfitte stagionali rappresentano un vero e proprio record negativo nella storia del club di Massimo Moratti nel campionato a venti squadre. Serve altro? Ah sì, l’infortunio di Javier Zanetti, fotografia di un’annata da thriller.

Juventus, 9: 87 punti e un dominio pressoché incontrastato dalla prima alla trentottesima giornata. Antonio Conte vince con la rabbia, la continuità e lo spirito bianconero impresso nel dna e, adesso, prepara l’assalto alla Champions League. Quando si trionfa in questo modo non servono troppe parole: Juve più forte, punto.

Lazio, 6.5: la banda Petkovic, allenatore giunto dalla Svizzera e contestato già da metà agosto per un precampionato privo di vittorie, stupisce fino ad aprile ma rallenta sul più bello. Il terzo posto era alla portata dei biancocelesti, frenati dall’infortunio di Miroslav Klose e dall’incostanza del genio Hernanes. L’eliminazione beffarda dall’Europa League, poi, spezza la gambe al club laziale, che, complice anche l’impegno di settimana prossima in Coppa Italia, recupera il fiato nelle ultime settimane e chiude in settima piazza.

Milan, 7: difficile chiedere di più a Massimiliano Allegri. Squadra smantellata in estate, ritmo lento fino a novembre e clamorosa accelerata, di risultati e prestazioni, da dopo la seconda sosta fino ad aprile. In più l’acquisto di Mario Balotelli, tanto fondamentale con i gol quanto con il lavoro per i compagni, e l’intelligente scambio Pazzini-Cassano. Nelle ultime uscite, con un El Shaarawy alla canna del gas e Montolivo infortunato, i rossoneri non brillano, ma salvano comunque il terzo posto che significa preliminari di Champions League dall’attacco della Fiorentina.

Napoli, 8: i partenopei sono alla fine di un ciclo, ieri hanno salutato Mazzarri e in estate verosimilmente partirà anche Cavani. Ma il giocattolo che fa impazzire il San Paolo non deve interrompersi: c’è una Champions League da giocare, frutto di una stagione più che positiva dal punto di vista della continuità, finalmente raggiunta da Hamsik e compagni. 78 punti non si conquistano per caso: onore al tecnico toscano, che sebbene non sempre ineccepibile nelle dichiarazioni ha plasmato un’orchestra da applausi.

Palermo, 3.5: Zamparini finisce in Serie B, e forse se lo merita anche un po’. L’eccentrico presidente dei siciliani sbaglia fin da subito, esonerando il grintoso Sannino dopo tre turni, e poi continua con la fiera degli errori (meglio orrori) cacciando, richiamando e orchestrando come delle marionette tecnici e giocatori. Fino alla resa, ormai inevitabile nonostante un ultimo tentativo di risalita, frutto ovviamente dell’ex allenatore del Varese.

Parma, 6.5: Donadoni, spinto dalla reti di Belfodil e da un gruppo ben affiatato, stupisce tutti nel girone d’andata, chiuso praticamente già con la salvezza in tasca. E allora il ritorno viene affrontato quasi sotto gamba, provando nuove soluzioni e mettendo in luce giovani talenti: il risultato non è ottimo (tante sconfitte e pochissimi punti), ma le 49 lunghezze finali sono tutto sommato sintomo di una stagione all’altezza del nome della piazza.

Pescara, 3: Zemanlandia è solo un felice ricordo. Sì, perché dopo i fasti della passata stagione, gli abruzzesi si presentano nel massimo campionato con una rosa non all’altezza e racimolano solamente 22 lunghezze. Inutili i 2-0 inflitti a Genoa e Fiorentina, l’assenza di una vera prima punta pesa in un girone di ritorno in cui mancano anche i talenti Weiss e Quintero e il risultato è di due miseri punti in diciannove giornate.

Roma, 6.5: un avvio incostante con il boemo alla guida, un continuo oscillare tra il sogno Champions League e il settimo posto e, alla fine, l’arrivo di Aurelio Andreazzoli a sistemare uno spogliatoio oltremodo spaccato a metà nonostante un Totti in stato di grazia. I giallorossi settimana prossima si giocano tutto in novanta minuti nel derby di Coppa Italia con la Lazio: chi vince va in Europa e strappa pure il biglietto aereo per Pechino, direzione Supercoppa Italiana.

Sampdoria, 5.5: Icardi e poco altro. Questo il riassunto del campionato dei blucerchiati, al rientro dopo il purgatorio della B. La stagione, però, è tutt’altro che brillante: Delio Rossi salva quanto distrutto da Ciro Ferrara e qualche vittoria “tattica” nel corso dei mesi basta per raggiungere la salvezza. Da ricordare, tuttavia, i sei punti conquistati ai danni della Juventus.

Siena, 5.5: solo la retrocessione evita ai toscani un 7 pulito in pagella. La grinta mostrata ieri sera contro il Milan è la fotografia della stagione: tanto cuore (nonostante i sei punti di penalizzazione), tasso tecnico inferiore e molta sfortuna. Sulla valutazione pesa eccessivamente lo smantellamento eseguito a gennaio, ma adesso per la serie cadetta bisogna ripartire da Emeghara, assoluta rivelazione dopo gli addii di Calaiò e D’Agostino.

Torino, 6: media tra il 7.5 dell’andata ed il 4.5 del ritorno, in cui un atteggiamento fin troppo rinunciatario rischia di costare ai granata la retrocessione. Giampiero Ventura rimane ancorato alle sue certezze, al suo 4-2-4 e ai suoi fedelissimi, tra cui brilla Alessio Cerci. Il bel gioco, però, si vede solo a sprazzi.

Udinese, 7.5: ennesimo miracolo della famiglia Pozzo. Parte male, continua in sordina ma da quanto rientra Muriel infila un ruolino di marcia strepitoso. Il tutto si conclude con otto successi di fila e, per Francesco Guidolin e il solito magico Antonio Di Natale, la possibilità di calcare un’altra volta i terreni dei principali stadi europei.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

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