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Ciclismo femminile: Italia leader per quantità e qualità

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La relazione tra spazio sui media e successi conseguiti è assolutamente particolare per il ciclismo femminile in Italia. Il nebuloso “velo di Maya” che avvolge le ragazze del gruppone nel nostro Paese è perlomeno sconcertante, e lo diventa ancora di più alla luce dei risultati: quattro degli ultimi sei Mondiali in linea, con sette medaglie in questo stesso periodo di tempo (otto, considerando anche l’argento di Noemi Cantele a cronometro nel 2009).

Dunque queste ragazze meritano spazio. Anzitutto perché fanno fatica esattamente tanto quanto i loro colleghi, ricavandone però compensi ben più miseri. E poi, appunto, per le gioie che hanno sempre garantito allo sport italiano. Ma in Italia esiste una “questione femminile” che trascende lo sport, pur manifestandosi nella sua drammaticità anche in questo ambito.

L’atleta-simbolo del movimento è indubbiamente lei, Giorgia Bronzini: tre medaglie conquistate su strada (due ori e un bronzo), alle quali se ne sommano altrettante vinte su piste. La piacentina, Noemi Cantele (due medaglie) e Tatiana Guderzo (due più una olimpica) sono le veterane puntualmente sempre vincenti quando vengono chiamate in causa. Attorno a loro, però, sta avvenendo uno spettacolare ricambio generazionale, che fa dell’Italia un vero centro del pedale rosa.

I due talenti più puri, come abbiamo già avuto modo di dire (e di dimostrare, a suon di risultati), sono Elisa Longo Borghini e Rossella Ratto, ora compagne nella Hitec: l’ossolana, bronzo iridato, quest’anno ha vinto la prova di CdM a Cittiglio, mentre la giovanissima bergamasca sta continuando a macinare esperienza e piazzamenti. Nelle file giallofluo della Cipollini-Giordana c’è un altro gruzzoletto potenzialmente d’oro per il futuro tricolore, dalla veronese Valentina Scandolara alla varesina Valentina Carretta (entrambe già vincenti in stagione), dalla veloce Marta Tagliaferro alla sudtirolese Anna Stricker, bronzo juniores a Valkenburg. Ci sono poi le BePink dove, attorno all’esperienza di Noemi Cantele, crescono Simona Frapporti (anche lei già vincitrice nel 2013), Dalia Muccioli, Ilaria Sanguineti, Giulia Donato. C’è la campionessa d’Italia Giada Borgato, affiancata nel team italo-lituano-americano Pasta Zara dalla trentina Rossella Callovi, campionessa iridata junior nel 2009 e ora, finalmente, verso il definitivo recupero dopo tanta sfortuna.  E poi c’è il ritorno eccellente, quello di Marta Bastianelli che, a 26 anni, ha ripreso il filo della vittoria (qui raccontiamo la sua storia ): al suo fianco, nella Faren-Let’s Go Finland, crescono Maria Giulia Confalonieri, Alice Arzuffi, Susanna Zorzi ed Elena Cecchini. Tante altre sarebbero da citare, perché in altri team più “piccoli” stanno emergendo nuovi talenti interessanti, rendendo l’Italia la potenza numero uno del settore sia per quantità, sia soprattutto per qualità.

Buona parte di queste atlete alterna strada e pista, in un prezioso dualismo costantemente incoraggiato dal CT Edoardo Salvoldi, indubbiamente una delle chiavi di successo del pedale rosa. E allora, sosteniamo queste ragazze. Tifiamole esattamente quanto i loro colleghi maschi. Parliamo di loro, perché se lo meritano davvero.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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