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‘Italia, come stai?’: canoa, serve tempo; tennistavolo, peggio di così…
Una strada impervia e tortuosa attende la nazionale italiana di canoa velocità. Da qualche mese la guida della selezione tricolore è stata assunta da Mauro Baron, l’artefice dei trionfi del comparto slalom nelle ultime stagioni. Eppure, in un lasso di tempo di poche settimane, è impossibile colmare annose lacune. Serviranno tempo, impegno, dedizione e pazienza. Nel lungo periodo, il lavoro pagherà: l’obiettivo sono le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.
Qualche segnale positivo si è intravisto nella prima prova stagione di Coppa del Mondo cui ha preso parte anche l’Italia. A Racice (Repubblica Ceca) ci è piaciuto il modus operandi dei tecnici azzurri, bravi a lanciare nella mischia una bella nidiata di giovani dalle interessanti prospettive. Una scelta di per se sempre complicata quella di puntare sulle nuove leve, in quanto all’inizio i riscontri, come effettivamente avvenuto in alcuni casi, non sono mai quelli desiderati. Eppure è proprio dalle sonore sconfitte che si acquisisce quell’esperienza necessaria per progredire e, soprattutto, imparare dai campioni che rappresentano un punto di riferimento da seguire.
Prendiamo ad esempio il settore femminile, rettosi per anni sull’intramontabile Josefa Idem, ora ministra dello Sport e delle Pari Opportunità. Per due decenni l’italo-tedesca ha pagaiato nel vuoto di un movimento mai riuscito a sfornare dei ricambi all’altezza.
Ora perlomeno esiste una base da cui partire. Nel K2 1000 metri Cristina Petracca ed Agata Fantini hanno sfiorato il podio, con la stessa Petracca che, questa volta in coppia con Sofia Campana, è giunta quinta nella distanza dei 200 m.
Non mancano poi altre giovanissime interessanti come Irene Burgo e Francesca Capodimonte, al primo vero anno nella categoria seniores.
Tra gli uomini, ci si attendeva qualcosa in più dal rumeno naturalizzato italiano Sergiu Craciun, ottavo nel C1 1000 metri. Stesso discorso per Maximilian Benassi, nono nel K1 1000. A questo punto vale la pena dilungarsi in un discorso tecnico: serve chiarezza di idee sulla composizione degli equipaggi. Benassi, ad esempio, è stato schierato sia nel K1 che nel K4, le cui batterie e finali si disputavano nella stessa giornata: logico che non abbia dato il meglio in nessuna delle due prove. Lo stesso Craciun, qualora anche in futuro dovesse confermarsi distante dal podio nel singolo, potrebbe andare a comporre un C2 con maggiori prospettive con Mihai Vartolomei, attualmente fuori dal giro della nazionale perché lontano dalla forma migliore, Luca Incollingo o con il fratello minore Nicolae. E’ necessario trovare l’alchimia giusta per volare alto, senza accontentarsi di piazzamenti, ma inseguendo i metalli preziosi. E’ indubbio, tuttavia, come l’italo-rumeno abbia impresso una spinta propulsiva senza precedenti al settore della canadese, tradizionalmente il più ostico per la canoa nostrana.
Infine anche nel kayak hanno ben figurato diversi giovani talenti, su tutti il 18enne Matteo Torneo. Insomma, la canoa italiana ha imboccato l’unica strada possibile: rilanciarsi puntando sui giovani, rinunciando a risultati immediati e valorizzando un progetto di lungo periodo.
Bocciato senza attenuanti, invece, il tennistavolo. Da ormai un quadriennio l’Italia non solo ha abbandonato le posizioni che contano almeno a livello continentale, ma si è letteralmente ridotta al ruolo di comparsa sulla scena internazionale.
Questa disciplina ha vissuto il suo boom nel Bel Paese tra la fine degli anni ’90 e fino alla metà dello scorso decennio. Merito dei naturalizzati. Grazie a Yang Min, infatti, l’Italia conquistò uno strabiliante bronzo ai Mondiali a squadre del 2000. In campo femminile, invece, Weng Lin Tan Monfardini e Nikoleta Stefanova trascinarono la compagine tricolore sul tetto d’Europa nel 2003. Si trattava di risultati sino ad allora sconosciuti per una nazione senza grande tradizione pongistica. Ora sull’età dell’oro azzurra si è inesorabilmente addensato il crepuscolo. La realtà odierna è più che mai desolante: nessun nostro atleta in grado di superare il primo turno ai Mondiali nel tabellone maschile, la sola Stefanova capace di vincere una partita, per poi inchinarsi alla cinese di turno nell’incontro successivo. Un bilancio che parla da solo.
Tra talenti mai sbocciati (Nyagol Stoyanov e Mihai Bobocica) e giovani che faticano oltremodo ad emergere (su tutti Leonardo Mutti, considerato un predestinato qualche anno fa), l’Italia veleggia ormai nelle posizioni di rincalzo anche a livello europeo.
Con l’addio dei cinesi-italiani, la nazionale è ripiombata nell’oblio. Facile capire, dunque, quale potrebbe essere la soluzione per risalire velocemente la china. Una soluzione peraltro messa in pratica dalla stragrande maggioranza delle nazioni europee, su tutte Olanda, Turchia e Spagna.
federico.militello@olimpiazzurra.com