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Italrugby: il momento di Di Bernardo, ma un problema-apertura che rimane

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C’è chi se lo aspettava, c’è chi invece ne è rimasto forse sorpreso, mentre il buon senso, probabilmente, lo imponeva. In molti, dopo l’esclusione dal Sei Nazioni e, soprattutto, dai test match di novembre, non pensavano di poterlo più vedere in azzurro e, invece, Jacques Brunel ha voluto concedergli una chance. D’altronde, Alberto Di Bernardo se la meritava, per le qualità dimostrate in cabina di regia e per l’impegno profuso in quel ruolo che potremmo definire ‘maledetto’ per la nazionale italiana, il mediano d’apertura.

Non che le alternative per indossare la maglia n° 10 abbondassero: Kris Burton, fino al Sei Nazioni riserva di Luciano Orquera, si è accasato ai Dragons, tirandosi di fatto fuori dalla nazionale; pescare dall’Eccellenza sarebbe un rischio troppo grande, a causa del basso livello generale del campionato che di fatto brucerebbe chiunque, nonostante i talenti individuali non manchino (Ragusi, Menniti-Ippolito, Vezzosi); Tobias Botes ha fallito tutti gli esperimenti in quello spot e il Progetto Apertura promosso da Gavazzi è ancora avvolto da un velo di mistero, soprattutto per quanto riguarda chi vi prenderà parte (forse Tommaso Iannone?). E al Mondiale 2015, calendario alla mano, non manca poi tanto. Qualcuno al fianco di Orquera doveva pur esserci e il tecnico francese ha optato per un giocatore di sicuro affidamento, che sostanzialmente già conosce il gruppo azzurro, in quanto formato da ben diciassette uomini Benetton Treviso. Nei test di giugno partirà sicuramente come vice di Luciano, ma di occasioni internazionali per mettere in mostra le sue doti nello gestire la squadra ne avrà.

Scelta migliore, dunque, Brunel non poteva farla, riponendo la propria fiducia in un rugbista solido e preparato. Una scelta, però, di fatto obbligata, per i motivi riportati sopra e che non elimina le scorie di un problema che la nazionale azzurra si trascina dietro da tempo immemore e che si trascinerà ancora in futuro. La carta d’identità di Beto, infatti, parla chiaro, nonostante sia un esordiente: 33 anni da compiere il prossimo novembre, non di certo un ragazzino e tanto meno un fenomeno, di quelli in grado di stravolgere gli equilibri di un match, senza contare che anche Orquera di anni ne compirà 32 ad ottobre. E per rimanere in ottica Coppa del Mondo, i prossimi due numeri 10 azzurri, nel 2015, avranno rispettivamente 35 e 34 anni; considerando che nessuno dei due si chiama Jonny Wilkinson e le note difficoltà nel ‘creare’ aperture di livello internazionale, un bel problema.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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