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Ciclismo

Stefano Garzelli saluta dopo 17 anni in gruppo

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Quella passerella in solitaria a Brescia, domenica scorsa, è stata l’ultima di Stefano Garzelli. Il corridore della Vini Fantini aveva annunciato da tempo la sua intenzione di ritirarsi al termine del Giro d’Italia 2013 e ha potuto salutare il grande pubblico nel migliore dei modi, nella “sua” corsa, con l’accordo di quel gruppo che ha solcato per 17 stagioni.

Nato a Varese il 16 luglio 1973, dunque prossimo ai quarant’anni, ha da sempre vissuto a Besano, nella Valceresio, tra i laghi e le montagne che caratterizzano questa zona della Lombardia. La prima parte della sua carriera è stata tinta di giallo, con le indimenticabili divise della Mercatone Uno che scortavano il Pirata Pantani al Giro e al Tour: proprio con il sodalizio allora diretto da Beppe Martinelli, il Garzo ha conquistato il più bel successo della carriera aggiudicandosi il Giro d’Italia 2000 al termine di un indimenticabile duello con Francesco Casagrande. L’anno precedente si era aggiudicato il Giro di Svizzera: le sue doti di grande scalatore, dotato anche di un buono spunto veloce (4° alla Sanremo 1999), costituiranno il suo marchio di fabbrica. Garzelli non ha bisogno di arrivare da solo: sa che può permettersi di battere allo sprint qualunque altro grimpeur. E nel Giro 2000 ha un gregario d’eccezione, proprio quel Marco Pantani che aveva assistito durante l’impresa rosa del 1998; il Pirata gli restituisce il favore nella frazione di Prato Nevoso, vero spartiacque di quel Giro d’Italia.

Parlare degli anni novanta, di Pantani, di queste corse sembra quasi volersi rivolgere ad un’altra epoca storica, ad un altro mondo. Stefano Garzelli è stato invece l’ultimo collante tra quel periodo del ciclismo e quello attuale: perché ha corso con grinta e con passione sino ai 40 anni, dimostrando anno dopo anno di non essere “vecchio”, togliendosi altre grandissime soddisfazioni, come altre nove tappe al Giro d’Italia (tra cui la cronoscalata di Plan de Corones 2010), due classifiche dei Gran Premi della Montagna nella medesima corsa, una Tirreno-Adriatico e due edizioni della Tre Valli Varesine, l’amatissima corsa di casa. Lo si è visto combattere con atleti anche di quindici anni più giovani senza mai tirarsi indietro, dimostrando che la carta di identità, quando c’è la passione, può non essere una condanna. L’ultima sua avventura, nelle settimane scorse, lo ha visto compagno di stanza di Mauro Santambrogio, una delle più belle realtà di questo Giro d’Italia: pur senza muoversi in prima persona, il Garzo ha lasciato il plotone mettendo a frutto anni di esperienza, consigliando ottimamente un corridore nel pieno delle proprie potenzialità.

foto tratta da zero-zero.it

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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