Scherma

Europei di scherma, Quondamcarlo e Berrè le medaglie più belle

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Ci sono medaglie che hanno un sapore particolare, anche per chi è abituato a vincere e salire sul podio praticamente ogni giorno, ogni weekend, anche per la scherma italiana. L’argento di Francesca Quondamcarlo e il bronzo di Enrico Berrè agli Europei di Zagabria 2013, sono questo. Perché raccontano storie di rivalsa e di astri nascenti, di campioni ritrovati e altri che promettono un futuro straordinario.

Fino a pochi mesi fa, Berrè nemmeno pensava di esserci a questo Europeo, poi una serie di risultati eccellenti e due finali in Coppa del Mondo gli hanno permesso di scalare posizioni nella lista del ct Sirovich. Agli Assoluti di Trieste era stato sfortunatissimo. Poteva salire sul podio, forse anche prendersi l’oro, ma un infortunio alla caviglia causato dall’affondo maldestro di un avversario al primo turno di diretta l’aveva messo fuori gioco, facendogli temere di dover saltare anche Europei e Giochi del Mediterraneo.

Poi gli esami medici: nessuna frattura, come sperato, un po’ di riposo e sotto a lavorare. A Zagabria c’è arrivato con lo spirito del 20enne (21 li farà a novembre), senza pressioni, con la voglia di mettersi ancora una volta alla prova e superarsi. L’ha fatto. Nei 16esimi si è trovato di fronte Aron Szilagiy, ungherese campione olimpico, e l’ha battuto 15-11 tirando una grande scherma, con parate e risposte di gran classe e affondi in volo ad altissimo tasso di spettacolarità. Agli ottavi ha avuto la meglio sul rumeno Badea, che nel turno precedente aveva eliminato un Montano ancora acciaccato e lontano dalla forma migliore, poi, ai quarti, ha sconfitto Dmitro Boyko.

Berrè si è fermato solo in semifinale, davanti a Yakimenko, uno che ha nove anni e quattro titoli europei individuali più di lui, uno che Enrico aveva già battuto in stagione, a Budapest, e che stavolta si è voluto prendere la rivincita. Alla fine il segna punti diceva 15-7 per il russo, ma a fare la differenza è stata una partenza falsa di Berrè, sotto 8-2 al riposo, per la troppa fretta di portare i suoi attacchi e la timidezza nell’aspettare l’avversario in parata. Quando ha iniziato a tirare davvero, Enrico ha tenuto botta a Yakimenko, che poi si sarebbe preso la medaglia d’argento, battuto dal rumeno Dulniceanu.

Con lui, sul gradino più basso del podio, anche il russo Kovalev, dietro di lui i compagni di Nazionale, i più esperti e attesi. Diego Occhiuzzi, eliminato ai quarti di finale da Yakimenko, Luigi Samele, fuori agli ottavi con Dulniceanu, e Aldo Montano, out nei 16esimi, rientrante dopo un lunghissimo stop per infortunio e ancora in fase di rodaggio.

Anche la storia di Francesca Quondamcarlo, come quella di Berrè, comincia sui Castelli Romani, ma è diversa. Racconta di una che da ragazzina metteva le coetanee tutte in riga ai Gpg, che poco più che 20enne era già nel giro della squadra che Carlo Carnevali stava tirando su, mescolando atlete giovani e più esperte, prima di morire senza riuscire a vederle tutte insieme campionesse del mondo. Prosegue con una giovane donna che ancora deve compiere 29 anni, e che finora non era mai riuscita a esprimere fino in fondo tutto il suo straordinario potenziale e fa guardare alla prova a squadre con ottimismo anche in virtù delle buone prove delle altre atlete (fuori nelle otto con la Branza Rossella Fiamingo, nelle 16 Bianca Del Carretto con la Knapik che ha conquistato il bronzo, nelle 64 Giulia Rizzi).

Un anno fa, Francesca era stata tenuta fuori dalla squadra per le Olimpiadi di Londra, un’esclusione che l’ha fatto soffrire, ma forse le ha dato la forza per partire più forte di prima. Aveva bisogno di una giornata così Francesca, per ritrovare la fiducia piena nei suoi mezzi. In semifinale ha battuto per 15-8 Emise Szasz, ungherese con un bronzo e un argento mondiale individuali e una Coppa del Mondo nel palmarès. Francesca quelle medaglie non le ha, ma aveva fame e talento. In finale ha ceduto 15-11 a sua maestà Ana Maria Branza, numero 1 al mondo, semplicemente la migliore in questa stagione. E il broncio al termine dell’ultimo assalto ha lasciato il posto al sorriso sul podio. Un sorriso più maturo di quello di Enrico, ma non per questo meno bello ed emozionante.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

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