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Italrugby: la Banda Brunel è smarrita in Sudafrica

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La debacle maturata per mano degli Springboks aveva lasciato non pochi dubbi sulle reali condizioni psicofisiche della Banda Brunel, apparsa sfilacciata e poco unita, con la testa altrove. La differenza sul piano atletico, poi, aveva fatto il resto, salvo in quei 20-25 minuti da cui si pensava che l’Italia potesse ripartire, per dimostrare che si era trattato di una tantum, tant’è che era attesa una reazione di quelle importanti contro Samoa. Forse chiedere una vittoria era pretendere troppo, certo, ma agli azzurri si richiedeva quantomeno di lottare, di offrire una prestazione soddisfacente, di onorare la maglia: cosa che purtroppo non è avvenuta.

L’Italia scesa in campo a Nelspruit non è nemmeno lontana parente di quella ammirata nel Sei Nazioni, anche nei match persi malamente con Scozia e Galles. Semplicemente, è stata un’altra squadra. E se la cantonata subita contro i sudafricani può anche capitare, concedere il bis sette giorni dopo – senza la benché minima capacità di cambiare le carte in tavola – fa attivare tutti i campanelli d’allarme, perché vuol dire che la sveglia non è stata nemmeno programmata dopo la batosta di Durban. Una disfatta che scaccia definitivamente i possibili alibi riguardanti la scarsa condizione fisica al termine di una lunga e logorante stagione, visto che i dirimpettai samoani disputano prevalentemente campionati europei, quindi le medesime fatiche dei nostri beniamini. No, il problema non è tanto a livello fisico ed atletico, quanto a livello di mentalità ed approccio, gli stessi problemi che hanno caratterizzato la partita contro il Sudafrica. In entrambi i test, la squadra ha dato pochissimi segni di vita, denotando una passività imbarazzante e decisamente irritante, come mai nella gestione del transalpino che, dalle espressioni catturate dalle telecamere, sembra non sapere su quale  muro sbattere la testa, per tentare di redimere i suoi. La Banda è scarica dal punto di vista motivazionale, in molti appaiono senza le giuste forze anche per compiere il placcaggio più banale, il sostegno più facile o la difesa più efficace. La fotografia di questo momento, forse, è la meta di Paul Williams, la prima delle cinque subite dall’Italia contro Samoa: almeno tre placcaggi non impossibili mancati, compreso quello di Parisse che nemmeno ci prova a fermare l’avversario, sebbene Williams sia a meno di un metro da lui.

Inermi insomma, forse l’aggettivo più adatto per descrivere la tournée in Sudafrica degli azzurri. E non è ancora finita qui, perché sabato Parisse&co. sono attesi alla terza ed ultima massacrante prova, contro la Scozia vicina all’impresa contro gli Springboks sabato. Anche per gli scozzesi si tratta del tour di fine stagione, eppure hanno dato filo da torcere alla seconda potenza mondiale, senza contare che hanno già annichilito l’Italia a febbraio, nel Sei Nazioni. Il buon Jacques, dunque, è atteso agli straordinari in settimana per far risorgere i bollenti spiriti dei suoi ragazzi, che la terra sudafricana ha letteralmente affossato e sopito. Attendiamoci anche rivoluzioni (intelligenti) magari, con più volti nuovi al posto di gente che ormai sembra demotivata in modo irreparabile, se si vorrà evitare l’ennesima figura barbina, per non tornare di colpo indietro nel tempo.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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