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Scherma

“La stoccata” di Paolo Pizzo: «Traditi dal ciclismo»

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Sono appena rientrato dal weekend di gare ai campionati italiani assoluti di scherma di Trieste. A prescindere dalla mia prestazione non esaltante, ho ammirato come sempre l’atmosfera unica di quello che sarà sempre il mio ambiente, il mio mondo. Da qualche anno ho la fortuna di poter gareggiare accanto agli atleti paralimpici e ai non-vedenti, e forse non tutti sanno che la scherma è uno degli sport che più integra i disabili e li coinvolge sui campi gara di noi atleti normodotati.

Forse, invece, gli stessi atleti disabili nemmeno immaginano di essere osservati continuamente. Con ammirazione seguo i loro gesti e la loro grinta. Con un sorriso di gratitudine li spio in silenzio rendendomi sempre conto di quanto sia stupida la mia mente, preoccupata per un risultato o per un match, quando a un metro da me dei ragazzi e delle ragazze con enormi difficoltà mi stanno dando una ennesima lezione! È la vita… è lo SPORT!

Ho voluto questa premessa per farvi comprendere meglio quanto si rivela diverso l’approccio dello schermidore (o dello sportivo puro) all’agonismo e alla sfida, rispetto a quello di un ciclista dopato. Esatto, sono appena tornato dai campionati e la notizia della positività di Mauro Santambrogio ha ancora una volta intaccato quella che una volta era una delle mie grandi passioni. Questo ciclismo rovinato, mascherato, falsato, contagiato, inquinato, violentato! Non è più possibile parlare di sport quando i risultati sono frutto di laboratorio e non di allenamento! Io non comprendo ancora una volta come sia possibile non reagire subito! La gente ama il ciclismo, gli arrivi di tappa in salita, le volate, le fughe, sono tutte incorniciate da ali di tifosi in delirio. Tifosi regolarmente insultati dal sistema doping.

Già, perché, per come la vedo io, andare sulle strade a seguire da vicino i ciclisti attuali equivale ad assistere ad un concerto dal vivo totalmente in playback. In pratica stai guardando un triste spettacolo senz’anima né cuore. Ma come si fa a essere ancora innamorati di una disciplina nella quale gli idoli, per preparare le loro imprese, si bucano, prima coprendosi l’un l’altro, per poi attaccarsi a vicenda quando qualcuno di loro viene beccato. È quella faccia della medaglia che non vorrei vedere mai.

Io sono nel pieno di una stagione finora deludente: gare difficili e una forma che per vari motivi fatica ad arrivare. Sarebbe facile cercare scorciatoie, no? In fondo sono il campione mondiale, tutti si aspettano molto da me, tutti vogliono le vittorie, io per primo!
Se anche solo mi sfiorasse il pensiero di doparmi mi farei schifo ogni mattina guardandomi allo specchio. Non ci sarebbe gioia dopo le vittorie ottenute barando e non mettendomi sullo stesso piano del mio avversario in pedana! Il mio doping è l’allenamento, il mio doping è la pedana, il mio doping è la vita. Altro che Epo. Che schifo!

Paolo Pizzo

Foto di Augusto Bizzi

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