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Calcio
Mangia boys, giovani di grande prospettiva
Una prolifica nazionale under 21 è di solito il miglior viatico per il futuro della selezione maggiore. Chiaramente, non si tratta di una relazione fissa e inequivocabile: soprattutto in Italia, molti atleti “esplodono” anche in età successive, trovando la maturità giusta per fare il salto di qualità magari a 26, 27 anni. Così come altri, che da giovani sembravano essersi garantiti un roseo avvenire, si perdono per strada, soffocati da un ambiente spietato qual è quello del calcio (e di un qualunque altro sport agonistico).
Alle spalle dell’Italia mondiale del 2006, ad esempio, c’era l’under campione d’Europa di due e di sei anni prima, con Alberto Gilardino, Daniele De Rossi, Cristian Zaccardo, Marco Amelia, Andrea Barzagli, Gennaro Gattuso e Andrea Pirlo che sono tra i protagonisti di queste cavalcate trionfali.
La green generation di questo periodo lascia davvero ottimisti per il futuro azzurro: non solo i nomi più noti, da chi in questi stessi giorni è impegnato in Brasile per la Confederations Cup pur avendo ancora i requisiti per l’under (De Sciglio ed El Shaarawy) sino ai talenti già emersi in serie A o a livello europeo (Verratti, Insigne e Florenzi su tutti), ma anche una serie di giocatori che hanno dimostrato di meritarsi al più presto una chance da titolari fissi nel nostro massimo campionato, viatico fondamentale per completare la crescita e approdare poi alla corte di Cesare Prandelli. A partire dal portiere Francesco Bardi, che rinnova una tradizione, quella dei numero uno tricolori, un po’ appannata negli ultimi anni: Bardi merita una chance in serie A, come la meritano altri componenti degli azzurrini, da un Fausto Rossi la cui duttilità tattica è una dote pregevolissima ad un Matteo Bianchetti fin troppo ignorato da Mandorlini nell’ultima serie B a Verona, salvo aver dimostrato di essere un centrale difensivo con anche una grande visione di gioco. Un altro talento potenzialmente enorme è quello di Riccardo Saponara, talvolta sacrificato sull’altare del 4-4-2 da Devis Mangia, ma autore di una stagione meravigliosa ad Empoli e sempre efficace nel dare il suo contributo: l’approdo al Milan non sarà un passo troppo grande per lui.
E poi, appunto, Devis Mangia. La dimostrazione vivente che sconfessa il mito dell’allenatore che deve per forza essere stato un giocatore di alto profilo. Anni di gavetta nella giovanili, la prima esperienza a Varese, a trent’anni, portando i biancorossi freschi di fallimento dall’Eccellenza alla C2; altra gavetta nelle panchine del centro-nord, l’impresa con la Primavera del Varese (portata in finale scudetto), la toccata e fuga a Palermo, scaraventato via dal ciclone Zamparini, prima della consacrazione con la nazionale. Sacchiano ortodosso, sa offrire un calcio spettacolare che però, come dimostrato anche in questo torneo, non esita a diventare essenziale e di grande sacrificio quando l’avversario è più forte: anche Mangia merita una panchina di serie A.
foto tratta da agenziastampaitaliana.it
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com