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Sciabola, Gioia Marzocca: «La vita continua anche senza Nazionale»

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Una settimana fa, a Trieste, si è portata a casa il sesto titolo di campionessa italiana di sciabola, il terzo consecutivo. Qualche mese prima aveva deciso di dare l’addio alle pedane internazionali, perché qualcosa, tra lei e il ct Sirovich, si era rotto. Olimpiazzurra ha intervistato Gioia Marzocca per capire i sentimenti e le motivazioni di una scelta così netta.

Olimpiazzurra: Sesto titolo italiano in carriera, il terzo consecutivo. Non corri il rischio di annoiarti?
Gioia Marzocca: «Come potrei annoiarmi… Io amo la scherma e ancor di più vincere!».

OA: La tua stagione era iniziata alla grande. Ottimi risultati in Coppa del Mondo, ti mancava il podio ma eri sempre tra le otto o tra le 16. Poi, a marzo, ha deciso di chiudere la tua carriera internazionale. Perché?
G.M.: «La decisione di ritirarmi dalle pedane internazionali è stata dura, ma determinata da circostanze scomode e insensate, dalla mia esclusione da parte del commissario tecnico per il suo progetto per Rio».

OA: Un anno fa conquistavi il bronzo con Irene Vecchi, Ilaria Bianco e Alessandra Lucchino agli Europei di Legnano, meno di un anno fa partivi per le Olimpiadi di Londra. Poi, con la nuova stagione, l’esclusione dalla squadra. Quanto è stata dura da accettare?
G.M.: «Non è stato facile accettarlo, perché credo fortemente che avrei potuto ancora esprimermi al meglio, dando ancora tanto alla Nazionale. Ma per fare tutto ciò avrei avuto bisogno di presupposti ben precisi che mi sono stati negati inspiegabilmente».

OA: Come la scelta di tenerti fuori dal quartetto?
G.M.: «Mi riferisco anche ad altro. Mi è stato tolto ogni punto di riferimento, escludendo il mio maestro Dino Meglio (con lei nella foto, ndr) dalla Nazionale, questa decisione ha compromesso pesantemente anche la mia programmazione di allenamento a casa».

OA: Continuerai a tirare nelle gare nazionali, ma avrai parecchio tempo libero in più. Hai pensato a cosa ne farai?
G.M.: «Il mio tempo libero è già abbondantemente occupato dal mio lavoro di maestra di scherma in una società dove lavoro con Gigi tarantino e Diego Occhiuzzi: “Champ”».

OA: Nel 2004, quando la sciabola femminile esordiva alle Olimpiadi, tu c’eri. Qual è il ricordo più bello della tua carriera? Quale, se c’è, il rimpianto maggiore?
G.M.: «Nella mia carriera non ho rimpianti, ogni vittoria e ogni sconfitta hanno contribuito a farmi diventare l’atleta che sono e soprattutto la donna che voglio diventare, ma il bronzo al mondiale di San Pietroburgo nel 2007 ha sicuramente per me un valore speciale!».

OA: Tornando a Trieste, hai tirato anche la prova di fioretto a squadre, poi, nella sciabola, tu e Livia Stagni vi siete fatte dare una mano da Arianna Errigo. Che sciabolatrice è?
G.M.: «Sono già quattro anni che aiuto le fiorettiste nella competizione a squadre, mi diverto tantissimo. Loro sono incredibili e per me è un po’ come tornare alle origini, ma che fatica! Arianna è la seconda volta che tira di sciabola e abbiamo guadagnato un oro e adesso sfiorato il bis… che dire, Ari porta con se tutta la sua spontaneità e la sua forza, con la voglia di mettersi in gioco e vincere, come è abituata da tempo nella sua arma. La ringrazio perché la sua positività mi fa vivere sempre emozioni grandissime e medaglie bellissime!».

OA: Come vedi il futuro dell’arma? Si può colmare il gap con le top mondiali?
G.M.: «Sinceramente nell’immediato non so, ma lavorando bene, con la mentalità giusta, si può ottenere qualcosa!».

Foto di Augusto Bizzi

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