Rugby
Sudafrica-Italia, le pagelle: la novità Morisi e l’infelice ritorno di Bortolami
E’ un’Italia dai due volti quella sconfitta nettamente a Durban 44-10 dagli Springboks: disastrosa ed inesistente nel primo tempo, brillante per i primi venti minuti del secondo tempo.
Andrea Masi, 5,5: uno dei pochi ad elevarsi (si fa per dire) nella mediocrità generale del primo tempo, seppur venga facilmente controllato nelle sue sgroppate. Maggiormente incisivo nella ripresa, ma le difficoltà generali evidenziano ancor di più il suo essere fuori ruolo.
Giovanbattista Venditti, 4,5: poco più che una comparsa in fase difensiva, solamente a tratti fa capolino con la sua forza fisica in attacco. L’ala bianconera mette in mostra inoltre tutti i suoi difetti tattici e tecnici, su cui c’è molto da lavorare.
Luca Morisi, 7: sembrava essere un esordio da dimenticare ed invece il centro trevigiano sfoggia tutto il suo potenziale nel momento migliore della squadra: ottime linee di corsa e grande capacità di eludere i placcaggi, oltre ad un’eccellente tecnica. Il futuro è lui.
Alberto Sgarbi, 6,5: non lo si vedeva dal match contro la Francia del Sei Nazioni e alzi la mano chi lo avrebbe immaginato già così in forma. Va spesso in sofferenza come tutti, ma alla fisicità sudafricana risponde spesso con la stessa moneta. Da applausi la caparbietà con cui schiaccia in meta.
Luke McLean, 4,5: mai un fattore nel gioco aereo e tattico, dove dovrebbe fare invece la differenza. Facile preda per le guardie avversarie ed in difesa spesso va fuori posizione, come in occasione della meta di Habana.
Alberto Di Bernardo, 5: la gestione dell’ovale da parte del 33enne esordiente è spesso farraginosa e fin troppo lenta; nemmeno il gioco tattico al piede, uno dei suoi punti di forza, è brillante. Migliora vistosamente quando a girare è tutta la squadra, ma non basta a superare il primo esame.
Edoardo Gori, 5: il primo tempo di Ugo è praticamente da bollino rosso. Un errore dopo l’altro per il toscano, lontano parente di quello ammirato nella gran parte della stagione. Più ordinato e disciplinato il secondo tempo, in cui si riscatta, ma solo parzialmente.
Sergio Parisse, 6,5: qualche errore lo compie anche lui, ma la qualità espressa sul campo durante l’arrembaggio del secondo tempo è pregevole. Splendido il passaggio per Sgarbi in occasione della meta.
Robert Barbieri, 5: tra gli avanti, è uno dei più scarichi forse fisicamente ed atleticamente, con la conseguenza di veder spuntare ragazzotti in maglia verde da tutte le parti. Spento.
Alessandro Zanni, 6: chiedergli di più, di fatto, era impossibile, per il valore dell’avversario e per il mismatch sul piano delle energie. Prova a trascinare i suoi nel primo tempo, ma è la missione era pressoché impossibile. Un leone giunto alla 49ma partita consecutiva in maglia azzurra: chapeau.
Marco Bortolami, 4,5: dopo un anno, il capitano delle Zebre rivede l’azzurro, ma mai ritorno fu più infelice per il seconda linea bianconero. Etzebeth e Kruger non gli lasciano scampo, a dominare sono loro, soprattutto in touche, punto di forza di Marco che già al 12′ va in bambola, rimediando un ingenuo giallo. L’impatto con il match è nullo.
Antonio Pavanello, 5,5: in touche si districa meglio del compagno di reparto, ma deve penare anche lui. Prova a costruire qualcosa, più con l’orgoglio che con la testa, ma senza grandi risultati. Grande impegno ed abnegazione.
Lorenzo Cittadini, 5,5: dalle sue parti, in mischia, gira un certo Mtawarira, che fa soffrire maledettamente il Citta nei primi ingaggi del match. Pian piano, però, il pilone trevigiano aggiusta il tiro ed equilibra lo scontro, pur restando inoffensivo nel gioco aperto.
Leonardo Ghiraldini, 5,5: lottatore come sempre, ma questa volta meno brillante. Viene sempre assorbito con facilità dalla difesa, non creando mai veri pericoli. Come per Zanni, era quasi impensabile fare di più.
Alberto De Marchi, 5,5: vale lo stesso discorso fatto per Cittadini. Si riscatta con il passare dei minuti alla spinta prepotente di Du Plessis, prendendogli le misure poco alla volta. Nemmeno lui è efficace nel resto del gioco azzurro.
Davide Giazzon, 6,5: sarà la pressione per un possibile cambio di gerarchie (Manici scalpita), ma il tallonatore delle Zebre finalmente si mette in luce anche in campo internazionale, dopo prestazioni opache che ne avevano messo in dubbio le qualità. Da sottolineare, in particolare, l’importante fisicità e la bontà delle touche.
Matias Aguero, 7: una delle sorprese più belle. Reduce da un’ottima stagione, il pilone zebrato si dimostra pienamente in grado di affrontare match di levatura simile, denotando grande tecnica in mischia chiusa e mobilità nell’affrontare la difesa avversaria.
Martin Castrogiovanni, 6,5: il pack sudafricano va in grande difficoltà al suo ingresso. Non lo si vedeva così efficace da Italia-Francia, ma a Durban ha voluto mandare chiari messaggi a Jacques Brunel: il proprietario della maglia n°3 è ancora lui.
Joshua Furno, 6,5: conferma ancora una volta le buone impressioni destate a Twickenham e contro l’Irlanda, nonostante venga schierato in terza linea. Titolare contro Samoa?
Valerio Bernabò, 6: buono l’impatto sul match, ma con il passare dei minuti diventa un po’ anonimo, anche per il calo fisico che colpisce il resto delle squadra.
Tobias Botes, 5,5: encomiabile per la meta salvata, ma di fatto poteva essere il fautore di altre due. Pasticcia un po’ troppo, scontando anche una certa emozione nello giocare nella sua terra.
Jacques Brunel, 5,5: la squadra non-ammirata nel primo tempo è la più brutta della sua gestione, è innegabile. Dominati senza appello ovunque, tranne in mischia, prima di reagire mettere in mostra il vero gioco targato Brunel. Il ct, naturalmente, non può essere soddisfatto di quei soli venti minuti di arrembaggio, ma ha una solida base da cui ripartire.
Foto: Anesh Debiky / AAP
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