Ciclismo
Alan Marangoni in esclusiva: “Il Tour come un Mondiale”
In un Tour nel quale gli italiani fanno fatica a farsi notare, abbiamo chiesto al corridore 29enne della Cannondale Alan Marangoni, impegnato in una delle corse più importanti a livello internazionale, quali fossero le sue emozioni all’interno e fuori dal gruppo della Grand Boucle. Di seguito un’intervista esclusiva con il forte passista italiano.
Stai partecipando al Tour de France, quali sono le sensazioni di una corsa con così tanta attenzione a livello globale?
“Sicuramente correre il Tour è una grandissima emozione, ma anche anche un grandissimo stress. Il livello è altissimo e ogni giorno sembra di essere a un Mondiale. Correre tutti i giorni in mezzo a muri di folla è qualcosa che ti rimane davvero nel cuore”.
Come valuti la tua stagione fino a questo momento? Quali sono stati i risultati più importanti o più significativi?
“La mia stagione fino adesso è stata ottima: risultati non ne ho ottenuti perché sin dall’inizio dell’anno sono sempre stato a disposizione della squadra e mi sono sacrificato tanto. Sono contento comunque perché quest’anno credo di aver dimostrato una volta per tutte di essere un aiuto importante per i leader della squadra”.
Di corridori italiani al Tour ce ne sono pochi: secondo te i direttori sportivi preferiscono portarli al Giro per una questione di motivazioni o perché snobbano la Grand Boucle?
“Ormai squadre italiane che fanno parte del World Tour e che possono prendere parte di diritto al Tour de France ce ne sono due…noi e la Lampre. Non è questione di scelte ma di realtà, purtroppo il nostro ciclismo si deve accontentare di avere questo ad alti livelli. Come rappresentante forte per la classifica è mancato Nibali che quest’anno aveva scelto di puntare tutto sul Giro”.
Come descrivi il tuo capitano Peter Sagan, che a 23 anni ha già dimostrato di essere un fenomeno?
“Peter è davvero incredibile, ha carisma da vendere ed è un grande trascinatore. Le doti atletiche ormai le conoscete”.
Hai corso a fianco di grandi corridori, Basso, Nibali e adesso Sagan. Quale tra questi ti ha più impressionato?
“Sicuramente Sagan è quello che mi ha impressionato di più per una serie di cose. La determinazione e il DNA da “cannibale”, associate a capacità fisiche e tecniche impressionanti. Una vera e propria macchina da guerra“.
Capitano permettendo, se ti verrà data via libera proverai ad andare in fuga?
“L’occasione purtroppo me la sono fatta sfuggire l’altro ieri nella tappa di Lione: dovevo essere in quella fuga di 18, invece me la sono dormita. Fin ad ora peró non potevo provarci perché ero obbligato a stare con Peter. Nell’ultima settimana invece le fughe andranno via in salita, per un passista come me sarà dura”.
I tuoi prossimi obiettivi stagionali?
“Dopo il Tour farò una gara a Londra il 4 agosto, poi l’Eneco Tour. Mi piacerebbe partecipare al Mondiale nella cronosquadre di Firenze, ma dopo una stagione così lunga e ricca di impegnativa non sarà facile presentarsi al top e meritarsi la convocazione”.
Quali sono i tuoi idoli nel ciclismo, o nello sport se ne hai altri?
“Non ho mai avuto idoli particolari nel ciclismo, ma ho sempre provato una profonda ammirazione per quei gregari che ogni tanto trovavano la giornata di grazia e vincevano alla grande. Un esempio? Jens Voigt…”.
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