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Ciclismo

Damiano Cunego, che fai?

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Di sicuro non gli manca il coraggio. Perché Damiano Cunego è andato all’attacco più e più volte nell’ultimo Tour de France. O perlomeno ci ha provato: non è così scontato agganciare la fuga giusta, e prima che un tentativo riesca a prendere margine e a diventare la “fuga di giornata”, altri dieci falliscono, tra scatti e controscatti, tirate e frenate. La volontà, Damiano, ce l’ha messa tutta, perlomeno nella terza settimana.

Volontà, appunto. Ma le gambe dov’erano? Ha fatto male, ha fatto tremendamente male a tutti i tifosi azzurri vederlo in difficoltà persino su salite di seconda categoria. Nulla da eccepire sulla scelta di lasciarsi sfilare dal plotone principale, quando Damiano capiva di non essere in giornata (anche se, forse, certi proclami di inizio Tour sulla volontà di far classifica sarebbero potuti essere evitati, alla luce di una condizione così poco soddisfacente); ma anche quando si trovava all’attacco il veneto andava in difficoltà sulle varie ascese, staccato spesso da corridori che non possono vantare le sue abilità di scalatore o il suo palmarès. Questo è stato l’aspetto che ha impressionato in negativo della sua corsa: l’incapacità di tenere la ruota non dei big della classifica, ma di corridori di buon livello che, in un qualunque momento del passato, avrebbero preso minuti e minuti da Damiano.

Il problema di fondo, probabilmente, è sempre l’eterna indecisione del veronese su “cosa fare da grande”: corridore da grandi classiche o da grandi giri? Un dilemma che si trascina ormai da parecchie stagioni, con risultati in calando forse anche per l’incapacità di scelta. Non si possono fare bene le corse del Nord e il Giro o il Tour: sono sforzi totalmente diversi, che richiedono preparazioni opposte. Cunego potrebbe vincere qualunque corsa, sia di un giorno, sia di tre settimane: ma per farlo, per tornare a essere il campione che ha vinto un Giro d’Italia e tre Giri di Lombardia, deve scegliere su cosa puntare. Perché così rischia veramente di scivolare nell’oblio, in una zona grigia lontana dai big assolutamente poco consona alle sue potenzialità.

foto Bettini

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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