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Ciclismo

Francesca Cauz: “L’argento europeo ciliegina sulla torta”

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Una delle più belle rivelazioni della prima parte di stagione ciclistica al femminile è senza dubbio Francesca Cauz (o Caùz, se si vuole restare fedeli alla pronuncia veneta): ventuno anni da compiere il 24 settembre, questa ragazza di San Fior di Sotto, nel Trevigiano, ha disputato uno straordinario Giro Rosa, con un secondo e un terzo posto nelle due tappe regine (Monte Beigua e San Domenico) e la conquista della maglia bianca di miglior giovane. Proseguendo il periodo di grande forma, il 20 luglio scorso ha conquistato l’argento europeo nella prova in linea, alle spalle della corregionale Susanna Zorzi, in una giornata indimenticabile per il nostro pedale rosa. Ma Francesca non è solo un’atleta in grande crescita: è anche una ragazza simpatica e testarda quanto basta per conquistare sempre nuovi traguardi, come scopriamo da questa intervista.

Francesca, partiamo ovviamente dal Giro Rosa, che ti ha portato in dote la maglia bianca e un settimo posto finale dopo tanti ottimi piazzamenti: come valuti le tue prestazioni? Quali emozioni hai provato quando dietro di te restavano atlete ben più titolate e famose?
Questo Giro è stato fantastico, praticamente il top! Chiaramente, partivo con l’idea di dare il massimo, ma certo non pensavo di arrivare così in alto. Mi sono stupita di me stessa, non pensavo ancora di essere a certi livelli. Ancora adesso, quando ci penso, mi dico “Brava Francy, sei andata proprio forte”! Le salite in questi anni sono state un terreno favorevole alle mie doti e per questo ho cercato di lavorarci parecchio per perfezionarmi ulteriormente. Sapevo che le due tappe più dure, quelle del Beigua e di San Domenico, avrebbero potuto darmi qualche soddisfazione, però sinceramente pensavo a qualche piazzamento nella top ten, non certo a risultati del genere. Giorno dopo giorno, tuttavia, mi sono resa conto di stare davvero bene, di essere lì con le migliori: quando sul Beigua ho passato la Vos, l’ho guardata ben due volte…non ci potevo credere, era lei, era la più forte di tutte, e io andavo più forte! Ma anche essermi trovata in salita a sostenere il ritmo dettato da una come Tatiana Guderzo è stato davvero bella, perché è una delle atlete che stimo e ammiro di più in assoluto”.

Dove pensi di poter migliorare ancora? La cronometro ad esempio ti ha privato di un piazzamento finale che sarebbe potuto essere ancora migliore…
“Le cronometro rappresentano il mio tallone d’Achille, non mi sono davvero mai piaciute perché richiedono una specializzazione veramente esasperata. Ovviamente, però, cercherò di far qualcosa per migliorare anche lì…comunque io sono una scalatrice e intendo rimanere tale. Certo, era quarta in classifica generale prima della prova contro il tempo, ma va benissimo anche così”.

Quanto ti aiuta il ciclocross che pratichi di inverno per la tua attività su strada?
Il ciclocross invernale è una tradizione che mi porto dietro sin dalle categorie giovanili, mi è piaciuto da subito e credo che si possa conciliare benissimo con l’attività su strada, a patto di sapersi organizzare bene per le gare e i tempi di recupero. Avere questa attività di inverno ti obbliga ad allenarti anche in condizioni atmosferiche proibitive, con neve e freddo, e questo sicuramente aiuta tantissimo in vista della stagione estiva. A differenza di molte altre ragazze, invece, non pratico ciclismo su pista: da esordiente ho fatto qualche gara nei velodromi, ma avevo paura e ho abbandonato subito”.

Dopo il Giro, però, non ti sei certo fermata: come è arrivato quell’argento europeo e che sensazioni ti ha dato?
Penso che questa medaglia d’argento sia la classica ciliegina sulla torta (per me, poi, che sono una golosona…), ovvero il completamento di una prima parte di stagione ottima.  Quando i risultati arrivano dopo tanti sacrifici ci si sente davvero appagati: in quella gara ho realizzato una volta di più le mie potenzialità e so che mi darà una spinta in più verso i prossimi traguardi. Ottenere un grande risultato è difficile, confermarlo lo è ancora di più, ma ne sono perfettamente consapevole“.

Come ti trovi in una squadra relativamente piccola come la Top Girls Fassa Bortolo?
“Alla Top Girls non mi hanno mai fatto mancare nulla. Siamo una squadra perlopiù giovane con poca esperienza, ma al Giro Rosa le mie compagne hanno fatto di tutto per aiutarmi e senza di loro non ce l’avrei fatta a conquistare la maglia bianca. L’unione fa la forza, questo è il nostro motto. Oltretutto, nonostante il nostro team sia relativamente piccolo, abbiamo comunque partecipato a tre prove di Coppa del Mondo e ad altre gare del calendario internazionale, per cui non ho davvero nulla di cui lamentarmi”.

Guardando avanti, qual è il sogno della tua carriera e qual è la ricetta per raggiungerlo?
“Ho sempre sognato, sin da piccola, di vincere una maglia tricolore nel ciclocross. Quest’anno, però, le ambizioni sono comprensibilmente aumentate. Azzarderei a dire che voglio una maglia del mio colore preferito…il rosa. Determinazione, grinta e tenacia sono gli ingredienti base per raggiungere un obiettivo: ci aggiungerei anche un pizzico di ambizione che non guasta mai. Fortunatamente ho un bel caratterino, perché si sa che per essere dei professionisti non bastano le gambe, ma spesso è la testa a far la differenza. Non mi adagio sugli allori, non mi sento realizzata: testa bassa e umiltà per raggiungere i sogni.  Nella vita c’è sempre da migliorare e da imparare”.

  marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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