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Ciclismo
Pedalare sul dolore: tenacia e sfortuna di Jean-Christophe Péraud
Si può dire ciò che si vuole sul ciclismo, soprattutto in merito ai frequenti cicloni che lo avvolgono. Ma quando si assiste a certe immagini, a certe prove di inguaribile tenacia dei corridori, non si può non restare ammirati. Oggi è stato così con Jean-Christophe Péraud.
La storia della bicicletta è piena di flashback epici di ragazzi che rimontano in sella dopo cadute disastrose, che portano a termine le più impegnative corse a tappe nonostante gli infortuni: il repertorio spazia da Fiorenzo Magni, che per mezzo Giro d’Italia 1956 stringe con i denti una fascia legata al manubrio per attutire il dolore della clavicola fratturata, a Johnny Hoogerland, che al Tour 2011 prosegue nonostante i 33 punti di sutura dovuti al celebre-e dolorosissimo-filo spinato.
Péraud, fino a stamattina miglior francese in classifica generale con il suo nono posto a 8’47” da Froome, si stava preparando ad una cronometro molto importante, nella quale avrebbe potuto difendere o addirittura migliorare il piazzamento. Trentaseienne di Tolosa, passato molto tardi alle bici da strada dopo un argento olimpico in mountain bike, aveva tutte le carte in regola in questa Grande Boucle per eguagliare il prestigioso nono posto ottenuto due anni fa. Stamattina, tuttavia, capita l’improbabile: l’atleta della Ag2r cade ai piedi della Côte de Réallon, seconda asperità dell’impegnativa prova odierna, e si procura una frattura non scomposta alla clavicola.
Ma il ciclismo è resistenza, è sopportazione del dolore più assurdo, è stoicismo puro e l’esperto transalpino prende ugualmente il via della crono nel pomeriggio. Non solo: fa anche registrare intermedi molto positivi, nonostante il suo stile sia chiaramente scomposto, nel tentativo di trovare una posizione in sella forse meno efficace ma sicuramente meno dolorosa. La sfortuna, però, lo ha preso di mira: al termine dell’ultima discesa, Péraud cade pesantemente, sbattendo la stessa clavicola. Rien ne va plus: un gesto di stizza e di resa tra gli applausi del pubblico, l’eroe sportivo del giorno si arrende tradito dalla seconda disavventura in poche ore e sale in ammiraglia, chiudendo qui il suo Tour de France.
Forse, il francese si sarebbe comunque ritirato al termine della tappa, perché le prossime giornate si annunciano molto impegnative dal punto di vista altimetrico ed affrontarle con una clavicola fuori uso sarebbe stato un suicidio. Questo non possiamo saperlo: possiamo solo ammirare il coraggio che ha avuto, oggi pomeriggio, nel pedalare sul dolore, come tanti illustri predecessori.
foto tratta da flickr.com
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com