Rugby
Rugby | Dal Giappone agli Stati Uniti: le Nazionali emergenti a lungo termine
Giappone, Georgia, Canada. E ancora, Romania, Stati Uniti e Russia. Un’ordine non casuale, dettato dall’attuale ranking IRB, dove queste sei union occupano le posizioni dalla 14ma alla 19ma. Sei nazionali che di comune hanno ben poco, se non una peculiarità: sono le nazionali ‘emergenti’ del rugby mondiale, quelle che nel corso degli anni potrebbero innalzare di molto il loro livello, sfruttando i margini di crescita a loro disposizione. Naturalmente, per queste quattro squadre, si tratta di un processo evolutivo per forza di cose lento e faticoso, che potrebbe durare decenni, ma l’impressione è che la spinta necessaria per cominciare questo cammino debba essere infusa proprio in questi anni.
Il Giappone – C’è chi, però, come il Giappone, pronto ad esplodere anche con maggiore precocità, favorito da due importanti fattori: la straordinaria ricchezza economica dei club di Top League – il campionato nazionale -, che riescono ad accaparrarsi giocatori (non solo a fine carriera) come Sonny Bill Williams, Shane Williams, Berrick Barnes, Jerome Kaino, Richard Kahui e altri, che indubbiamente contribuiscono ad aumentare la competitività di squadre e militanti. Ma, soprattutto, il Giappone nel 2019 ospiterà la Coppa del Mondo di rugby, appuntamento a cui la selezione nipponica non vorrà certo arrivare impreparata. Un primo tassello verso l’ascesa è già stato fissato con la storica vittoria sul Galles nelle scorse settimane che, nonostante i Dragoni avessero tanti ragazzi e seconde linee in campo, non era certo pronosticabile.
Le europee – Se il gioco del Giappone si basa molto sulla velocità di trasmissione dell’ovale e sulle abilità dei trequarti, quello di Romania e Georgia trova grande risalto nella mischia, dove soprattutto i georgiani possono vantare giocatori di assoluto livello, come Mamuka Gorgodze, Davit Zirakashvili e Davit Kubriashvili, tutti impegnati in un campionato come il Top 14 francese. Due nazionali, però, che a differenza degli asiastici non hanno grandi fondamenta economici, ma possono vantare una buona storia e tradizione che può risultare importante in futuro. Al contrario, la Russia può disporre di importanti risorse economiche e di un campionato di buon livello, destinato a crescere nei prossimi anni – magari ‘adottando’ il ‘modello giapponese – così come la Nazionale. I russi, inoltre, puntano forte anche sul rugby a 7, che di riflesso può incrementare l’interesse dell’union.
Le nord-americane – Canucks e Eagles, Canada e Stati Uniti. Di money, ovviamente, ce n’è in abbondanza per aiutare la palla ovale a districarsi, nel caso degli USA, tra i meandri ben più noti e frequentati del Football Americano. Il numero dei praticanti, per entrambe e come per tutte le altre Nazioni sotto esame in quest’articolo, sta aumentando, ma le cifre non sono naturalmente esorbitanti, ma sono destinate a crescere. Per gli Stati Uniti, inoltre, vale lo stesso discorso fatto per la Russia, riguardo alla diffusione in parallelo del Sevens.
Italia, sono ancora lontani – Sei squadre, in ogni caso, il cui progresso è ancora in fase embrionale, appena accennato, sebbene non ci siano dubbi sulla futura crescita di ciascuna. Il loro livello, al momento, è tale da poter mettere in difficoltà la nostra Nazionale in determinati momenti, ma non da tentare di batterla. Troppo larga la forbice con i nostri azzurri e, considerando i margini di miglioramento della Banda Brunel, lo resterà per molti anni a venire. Le Nazioni emergenti sono ancora lontane, si può continuare a guardare con il naso all’insù, senza preoccuparsi di chi ci insegue.
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com