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Ciclismo

Tour de France 2013: tre settimane di passione

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L’esito finale combacia con le previsioni della vigilia, che volevano Chris Froome sul gradino più alto del podio ai Campi Elisi di Parigi. Eppure, nonostante il distacco ampio inflitto ai più immediati rivali, le tre settimane di Tour de France 2013 hanno regalato emozioni, immagini, momenti che rimarranno nella storia di questo sport.

Il britannico ha trionfato nonostante lo scarso affetto-per usare un eufemismo-dimostrato da alcuni tifosi nei suoi confronti e le continue insinuazioni, anche di alcuni mass media molto importanti, sulla “regolarità” delle sue prestazioni. Froome ha vinto perché è il più forte; non una macchina imbattibile, ma un corridore con una soglia di sopportazione del dolore fuori dal comune, che ha saputo sfruttare alla perfezione i meticolosissimi metodi di lavoro del team Sky. Team Sky che, per inciso, è sembrato più volte in difficoltà, al pari dell’ultimo Giro d’Italia, pur confermandosi uno squadrone di livello assoluto.

Sarebbe difficile sintetizzare in un solo articolo tre settimane di corsa, senza dimenticare qualche frammento significativo, qualche gesto di sport vero, qualche spettacolo che solo il ciclismo sa offrire. Dal leone ferito, quel Contador sicuramente deluso dalla classifica finale, al giovane rampante che ha saputo accendere i cuori degli appassionati come solo gli scalatori sanno fare, ovvero Nairo Quintana; da un Marcel Kittel signore delle volate agli encomiabili gregari che hanno passato ore e ore pancia a terra e vento in faccia, spesso senza essere degnati di un’attenzione, di una citazione, di un momento di gloria.

E poi c’è il pubblico. Il pubblico è l’essenza più pura del ciclismo. Il pubblico c’è sempre, nonostante scandali, insinuazioni, dolori. Centinaia di migliaia di persone che affollano vialoni e tornanti, lungomari e vette alpine. Il pubblico a volte esagera, fischiando qualcuno o spingendo un altro; ma quell’immagine da Maracanà permanente che garantiscono le grandi corse di ciclismo è un patrimonio dello sport e dell’umanità intera. I colori, i suoni dell’Alpe d’Huez, tanto per citare un esempio, resteranno scolpiti nella memoria di tutti come la più bella cartolina di questo Tour de France.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

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