Atletica

Mosca 2013: Zarina da (quasi) record! Kirani ko, Hulk esplode

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La quarta giornata di gare a Mosca, dove si stanno disputando i Mondiali di atletica leggera, regala mille emozioni, un sussulto insperato, un duello infinito e tanto, tanto altro ancora.

 

Zarina. Occhi di ghiaccio ma un cuore che pulsa passione.

Mito e icona. Rivoluzionaria della sua amata disciplina.

Lei, semplicemente lei. Una delle favolose big dell’atletica leggera. La saltatrice con l’asta più grande di sempre. L’atleta (al femminile) più grande degli ultimi 20 anni (e forse non rimanendo dentro solo al suo sport).

Solo lei. Elena Isinbaeva. Non si accontenta di una meravigliosa vittoria, combattutissima, soffertissima. Non le basta il ritorno al successo che mancava addirittura dall’oro olimpico di Pechino 2008! Cinque anni senza una vittoria internazionale (all’aperto quantomeno, perché nel 2012 vinse il Mondiale indoor).

 

Ma Campionesse si rimane sempre. Elena torna sul tetto del Pianeta dopo Osaka 2007 e Helsinki 2005, riscattando così la delusione cocente del “no misura” in qualifica a Berlino 2009 e il quarto posto di Daegu.

Ma non finisce qui. Dopo aver sconfitto, con un pregevole 4.89 al primo tentativo (un errore a 4.82, un altro all’entrata di 4.65) la statunitense Jennifer Suhr (strenua avversaria fino all’ultimo, 4.82 al secondo) e la cubana Yarisley Silva (4.82 alla terza per la primatista stagionale), la Reginetta fa alzare l’asticella a 5.07: un centimetro sopra al suo Record del Mondo che conquistò a Zurigo nel 2009.

Il secondo tentativo è eccellente, ma Elena non ha ancora, e forse non avrà più, la gambe dei giorni migliori. Spasiba, Spasiba, Spasiba. Solo questo, immensa Campionessa. Forse all’ultima uscita della carriera, visto che ha dichiarato di volere un bebè e di prendersi un periodo di riflessione.

Non sappiamo se la rivedremo a Rio, ma se questa fosse davvero l’ultima recita è stata davvero degna del suo nome e del miglior sceneggiatore di Hollywood.

 

LaShawn Merritt vince uno dei duelli più attesi dell’intera rassegna iridata. Lo statunitense parte nella corsa avanti a quella di Kirani James. Il campione olimpico gli rimane in scia per 320 metri, ma le sue gambe non capiscono che lo statunitense sta volando a un tempo vertiginoso che lui non ha ancora nelle gambe. E lì sul più bello scoppia letteralmente (settimo, 44.99).

LaShawn, invece, vola sul rettilineo finale e chiude il suo giro della morte in un vertiginoso 43.74, migliorando di un centesimo il proprio personale, realizzando la 16esima prestazione mondiale di tutti i tempi (primato mondiale stagionale), confermandosi il quinto atleta di sempre sui 400m. Secondo titolo mondiale in carriera dopo il successo di Berlino 2009, quarta medaglia iridata dopo anche gli argenti di Daegu 2011 e Osaka 2007, tutto condito dal bellissimo oro olimpico di Pechino e dopo aver dovuto masticare amaro a Londra.

Argento al connazionale Tony McQuay, sceso al personale di 44.40. Terzo posto per il dominicano Luguelin Santos (44.52) che supera proprio sul traguardo il bravissimo belga Jonathan Borlée (46.56).

 

Hulk da umano diventa monstre, si trasforma in uno dei più grandi discoboli della storia, si conferma sul tetto del Mondo per la terza volta consecutiva e spacca il grattacielo della disciplina classica per eccellenza. Non sarà verde, ma ha la stessa forza del supereroe della Marvel.

Robert Harting infila l’ennesimo successo, in oltre 1100 giorni di imbattibilità (solo una sconfitta in un meeting di basso livello un mesetto fa). Il tedescone ha dovuto lottare fino all’ultimo contro lo storico rivale che lo ha fronteggiato per tutta la stagione: Piotr Malachowsi. Harting va subito in testa e allunga progressivamente la misura fino al 69.11 del quarto tentativo; il polacco replica colpo su colpo ma si spinge solo fino a 68.36, troppo poco per il primatista stagionale. Terzo l’eterno estone Gerd Kanter (65.19).

E, ultimata la fatica, Harting urla come Hulk, strappa come suo solito la canotta (starà facendo diventare ricco il fornitore) e corre come un pazzo per il campo.

 

Bella finale degli 800m, anche se senza Rudisha e Amos si perde di sapore e i tempi sono di quasi due secondi e mezzo più alti di quelli visti a Londra. A trionfare, come da pronostico, è l’etiope Mohammed Aman, capolista stagionale, che sul rettilineo finale riesce a sverniciare gli statunitensi con un buon 1:43:31. La tattica a stelle e strisce non a funzionato: Duane Solomon si è messo a fare la lepre per il compagno Nick Symmonds ma il risultato è stato solo un argento (1:43.55). Terzo è il gibutano Ayanleh Souleiman (1:43.76) che riscrive ancora una volta la storia del suo Paese.

 

A metà dei 3000m siepi rimangono tre keniote e tre etiopi. Ma il successo va alle Masai, come sempre nella specialità. Oro a una bravissima Milcah Chemus Cheywa, che all’attacca all’ultima riva e allunga sul rettilineo (9:11.65, miglior prestazione mondiale stagionale). Seconda Lidya Chepkurui (9:12.55, personale). Bronzo all’etiope Sofia Assefa che se la gioca fino in fondo nonostante una caduta e che ha provato a uscire  negli ultimi100 metri (9:12.84).

 

All’ucraina Ganna Melnichenko basta marcare la canadese Brianne Theisen Eaton sugli 800m per avere la meglio e trionfare nell’eptathlon con 6586, 56 in più della diretta avversaria. Ma in casa Eaton è grande festa: dopo il grande oro di Ashton nel decathlon, la moglie porta a casa un’altra bellissima medaglia, proprio come nelle famiglie più belle dell’atletica leggera.

 

Le semifinali dei 400m ostacoli danno le risposte che ci attendevamo ma con un colpaccio inaspettato. Il cubano Omar Cisneros sfreccia in un pazzesco 47.93, miglior prestazione mondiale stagionale. Eliminato il campione in carica David Greene, infortunato ma fino all’ultimo in gara per provarci (49.25). Avanti anche gli altri favoriti Felix Sanchez (48.10), Michael Tinsley (48.31) e Javier Culson (48.42).

Al femminile Zuzana Hejnova è la più in forma del lotto e lo conferma con un perentorio 50.32. La britannica Perri Shakes-Drayton sembra essere la sua avversaria più credibile (53.92) con Lashina Demus (54.22, stagionale) e Dalilah Muhammad a poter dire la loro (54.09). Malissimo le russe con Natalya Antyukh che rimane fuori a sorpresa (55.55).

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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