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PGA Championship, i favoriti: Tiger per rompere il tabù

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E’ il quarto ed ultimo Major stagionale, il PGA Championship (montepremi $ 8.000.000, prima moneta $ 1.440.000), l’ultima grande occasione dell’anno per ritagliarsi una fetta di gloria nell’élite del golf mondiale e anche l’ultima chance per molti big per raddrizzare la propria stagione. Rispetto agli ultimi due tornei dello Slam, probabilmente non si tratterà di una ‘gara ad eliminazione’, ma l’Oak Hill Country Club di Rochester (New York) sarà senza dubbio un banco di prova duro per l’intero field, nonché garanzia di spettacolo.

Il segnale lanciato da Tiger Woods nel Bridgestone Invitational è chiaro e lampante: sarà stato anche colpito da ‘blocchi psicologici’ negli scorsi Major, ma il favorito numero uno resta sempre e comunque lui, inevitabilmente. Sulla carta, infatti, il divario con il resto dei contendenti resta ampio e un Tiger in condizioni psicofisiche come quelle della scorsa settimana sbancherebbe facilmente anche Rochester. L’astinenza da Major, ormai lunga 5 anni, potrebbe però giocargli brutti scherzi, lasciando così campo libero agli altri innumerevoli principali candidati al titolo. Phil Mickelson è ovviamente uno dei nomi forti, dopo la straordinaria vittoria all’Open Championship; proprio quel fantastico successo, però, potrebbe aver ‘rilassato’ il californiano, come successo ad Akron. Impossibile non considerare tra i grandi favoriti lo svedese Henrik Stenson, nuovo leader della Race to Dubai e forse il golfista più in forma al momento, con i suoi due secondi posti all’Open e al Bridgestone. Anche l’australiano Adam Scott si presenta a Rochester con ottime chance di far bene e magari puntare al bersaglio grosso, al pari del vincitore del 2011, Keegan Bradley, degli inglesi e degli statunitensi alla caccia del primo Major: Luke Donald, Ian Poulter e Lee Westwood e Matt Kuchar e Brandt Snedeker. Nonostante non siano reduci da un WGC esaltante, il nord-irlandese Graeme McDowell e lo spagnolo Sergio Garcia possono sicuramente ambire a disputare un torneo ai piani alti, mentre sembra sulla via del recupero l’inglese Justin Rose, apparso spento dopo la vittoria dello U.S. Open. Un discorso a parte lo merita il campione uscente Rory McIlroy, (non) protagonista di una stagione finora pessima, in cui si è spesso dimostrato svagato e senza la giusta cattiveria agonistica. Una sua improvvisa rinascita sembra davvero troppo lontana dalla realtà, e verosimilmente il nord-irlandese si attesterà sui (mediocri) livelli a cui ci ha abituato negli ultimi mesi.

Possono entrare nel discorso per la vittoria, ma con poche reali probabilità, gli statunitensi Zach Johnson, Webb Simpson, Hunter Mahan, Steve Stricker, Jason Dufner e Jim Furyk, i soliti sudafricani Charl Schwartzel ed Ernie Els, l’argentino Angel Cabrera e il giapponese Hideki Matsuyama. Tra gli europei, spiccano in particolare gli spagnoli Gonzalo Fdez-Castaño e Miguel Angel Jimenez, il tedesco Martin Kaymer e i nostri due italiani, ma questa è un’altra storia…

Foto: Sam Greenwood/Getty Images

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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