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Rugby Championship, sarà lotta All Blacks-Springboks?

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All Blacks e Springboks, poi un consistente vuoto. La prima giornata del Rugby Championship ha dato fin da subito un chiaro, inequivocabile indizio: Nuova Zelanda e Sudafrica hanno le carte in regola per dominare e giocarsi la seconda edizione del ‘Quattro Nazioni’. Posto che l’Argentina non avrebbe avuto nessuna chance di giocarsi il titolo, anche senza l’incredibile debacle di Soweto, si attendeva una scossa quantomeno dall’Australia, che è apparsa invece molle e ancora tutta da registrare, totalmente in balìa degli uomini in nero.

E motivi per sorridere, Steve Hansen e Heyneke Meyer, non li trovano solo nelle considerevoli vittorie dal punto di vista del punteggio (47-29 i tuttineri, 73-13 i Boks), ma anche dalle indicazioni ottenute dalle prestazioni dei loro uomini. L’impressione è che in nessuna delle due squadre si possano creare falle di nessun genere, nel gioco come nella tenuta psicologica. I Campioni del Mondo hanno sì sofferto in alcuni frangenti del match contro i Wallabies, ma hanno dimostrato come alla minima accelerazione tutto potesse diventare facile, grazie anche ad un gioco alla mano di livello inarrivabile per chiunque al mondo; senza contare, poi, la classica ‘sudditanza psicologica‘ che gli avversari inevitabilmente patiscono quando di fronte si trovano la marea nera. Un problema in cima alla lista delle cose da risolvere per Ewen McKenzie, neo-coach dell’Australia, a cui però non è riuscito a mettere subito un freno nel suo primo match, sabato a Sydney. Difficile riuscirci all’esordio, ma il crollo verticale degli Aussie nella ripresa non può essere dovuto solo a limiti fisici, e tanto meno a limiti tecnici, visto l’immenso talento a disposizione di McKenzie, che dovrà scacciare definitivamente gli spettri della serie persa malamente contro i Lions.

Se gli All Blacks possono vantare un gioco aperto sublime, praticamente senza difetti, il Sudafrica può fare affidamento su quello che è il reparto degli avanti più cattivo e aggressivo al mondo, nonché su una mischia spesso e volentieri aratrice. Contro i Pumas, il compito degli Springboks è stato – inaspettatamente – di una facilità imbarazzante, quindi risulta complicato stilare dei giudizi reali, ma il tasso tecnico e la capacità di dominare messo in mostra da Steyn&co. non può che rendere i Boks l’unico team in grado di contendere alla Nuova Zelanda il torneo. E può ancora crescere…
Deve, invece, crescere un’Argentina irriconoscibile sabato; svagata, senza un gameplan, senza idee, ma soprattutto senza la sua caratteristica garra, quella cattiveria agonistica in grado di far vedere i sorci verdi chiunque. Pumas ammaestrati, non dagli avversari ma da sé stessi, incapaci di reagire e di imbastire una minima controffensiva ai ripetuti attacchi dei guerrieri sudafricani. Ci si attendeva una partita ad altissima intensità, per la forza fisica e l’energia delle due squadre, ma una delle due ha tradito in maniera pesante, e ora per Santiago Phelan il lavoro si fa davvero duro. Chissà se lo saprà diventare anche lui.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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